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5 giugno 2019

da Cecità – José Saramago

da Cecità – José Saramago

Era ancora presto quando il medico finì di prendere, immaginiamo con che gusto, la tazza di tè e la fetta di pane tostato che la moglie si era ostinata a preparargli, troppo presto per trovare nei rispettivi posti di lavoro le persone che avrebbero dovuto informare. La logica e l’efficacia dettavano che la comunicazione di quanto stava accadendo fosse fatta direttamente e il più presto  possibile a un alto funzionario responsabile del Ministero della Sanità, ma non tardò a cambiare idea quando si rese conto che il presentarsi come semplice medico con un informazione importante e urgente da comunicare non era sufficiente a convincere l’impiegato di medio livello con cui alla fine, dopo molte suppliche, la centralinista aveva acconsentito a metterlo in contatto. L’uomo volle sapere di che cosa si trattasse prima di passargli il diretto superiore, ede era chiaro che qualunque medico con senso di responsabilità non si sarebbe messo ad annunciare il sorgere di una epidemia di cecità al primo subalterno che gli fosse comparso davanti, il panico sarebbe stato immediato. Gli rispondeva l’impiegato, Lei afferma di essere un medico, se vuole che le dica che ci credo, ebbene sì, ci credo, ma ho degli ordini, o mi dice di che cosa si tratta, o non procedo, È una questione confidenziale, Le questioni confidenziali non si trattano per telefono, sarà meglio che venga personalmente, Non posso uscire da casa, Vuole dire che è malato, Sì, sono malato, disse il cieco dopo un attimo di esitazione, In questo caso dovrà chiamare un medico, un medico vero, ribatté l’impiegato e, affascinato dal proprio spirito, riagganciò il telefono.
L’insolenza lo colpì come uno schiaffo. Solo dopo alcuni minuti riacquistò la serenità sufficiente per raccontare alla moglie la villania con cui era stato trattato. Dopo, come se avesse appena scoperto qualcosa che fosse obbligato a sapere da lungo tempo, mormorò, triste, È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria. Stava per domandare, dubbioso, E adesso, quando capì di avere perso tempo, l’unico modo di far arrivare l’informazione dov’era opportuno, per via sicura,  sarebbe stato parlare col direttore sanitario del proprio ente ospedaliero, da medico a medico, senza burocrati in mezzo, poi questi si sarebbe incaricato di mettere in funzione il maledetto ingranaggio. La moglie fece la chiamata, sapeva a memoria il numero di telefono dell’ospedale. Quando risposero, il medico si identificò e poi disse frettolosamente, Bene, grazie mille, senza dubbio la centralinista aveva domandato, Come sta, dottore, e ciò che diciamo quando non vogliamo fare la parte del debole, abbiamo detto, Bene, e stavamo morendo, ciò che normalmente si suole definire come prendere il coraggio a quattro mani, un fenomeno che solo nella specie umana è stato osservato. Quando il direttore rispose, Allora, cosa c’è, il medico gli domandò se era solo, se non ci fosse intorno qualcuno che potesse sentire, della centralinista non c’era da temere, aveva altro da fare che ascoltare le conversazioni di oculistica, a lei soltanto la ginecologia le interessava. Il resoconto del medico fu breve ma completo, senza perifrasi, senza parole in più, senza ridondanze, e fatto con una secchezza clinica che, tenendo conto della situazione, finì per sorprendere anche il direttore, Ma lei è davvero cieco, domandò, Totalmente, In tutti i casi, potrebbe trattarsi di una coincidenza, potrebbe non esserci stato realmente, in senso stretto, un contagio, D’accordo, il contagio non è dimostrato, ma qui non è che è diventato cieco lui e sono diventato io cieco io, ciascuno a casa propria, senza esserci visti, l’uomo mi si è presentato cieco per una visita e io sono diventato cieco poche ore dopo, Come faremo a ritrovarlo, Ho nome e l’indirizzo al laboratorio, Manderò qualcuno immediatamente, Un medico, Sì, un collega, chiaro, Non le sembra che dovremo comunicare al ministero cosa sta capitando, Per il momento mi sembra prematuro

trad. Rita Desti

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