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26 giugno 2019

da L’oro di Napoli – Giuseppe Marotta

da L’oro di Napoli – Giuseppe Marotta
La mostra


Donna Concetta lo aiutava raccattando qualche mela caduta, o non lo aiutava affatto, come nessuno avrebbe potuto veramente aiutare Cellini mentre eseguiva il getto del Perseo. Essa aveva amato don Aniello, nessun dubbio su ciò. Non si può reggere al remoto rumore delle ossa di un tisico in un letto nuziale (sembra di sentir battere con le nocche al legno di una bara, non si può reggere) senza volergli bene. Quella sua irrevocabile volontà di vivere, una ostinazione più umana e maschia di ogni altra, piacque a donna Concetta e continuò a piacerle, fino al momento in cui il solito carro bianco si portò via il loro quarto bambino. Da allora commise stranezze: non volle saperne del lutto, ritagliò da un giornale la fotografia di un gatto soriano e la tenne per molto tempo sotto il cuscino, si levò l’anello nuziale e lo mise sotto la campana di vetro di Sant’Antonio, taceva e guardava il marito come per dirgli: «Avvertimi quando stai per parlare se non vuoi che io sobbalzi e gridi». Ma anche per l’ultima mostra di Natale che gli vide allestire gli preparò i lumi e il braciere. Perché, pronta che sia la mostra, bisogna vegliarla. Una mostra natalizia di frutta non è un lavoro che si possa disfare la sera e ricomporre la mattina. Addormentatosi il vicolo don Aniello mandava a letto la moglie, accendeva i lumi ad acetilene, sceglieva, per collocarvi il braciere, un punto strategico dal quale fosse possibile tener d’occhio anche il più lontano cestello, e vegliava la sua creatura.

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