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25 giugno 2019

Euripides Alexopoulos – Edgar Lee Masters

Apollo con la cetra. Statua romana. Museo Nazionale Romano. Palazzo Altemps. Roma
Euripides Alexopoulos – Edgar Lee Masters

Una visione ebbi finalmente:
Un giovane divino suonava un’arpa accanto all’Emporio di Trainor.
Stettero ad ascoltare, passarono, si consultarono sulla questione.
Tornarono e gli dissero di andare a lavorare o andarsene dalla città.
Si mise allora a portare carbone e vendere giornali,
suonando l’arpa alla sera.
I vicini si lamentavano:
Induceva la gente all’ozio, a sognare.
Continuò a suonare, ricomparve per le strade.
Alcuni lo insultavano, altri lo fischiavano, alcuni lo elogiavano;
ma aveva bisogno di soldi, sempre soldi.
Mi se da parte l’arpa per lavorare per i soldi… niente soldi ad arpeggiare,
Riprese a suonare la sua arpa.
Le corde erano lente, andava riaccordata.
L’accordò e suonò meglio che mai prima.
Nel mentre gli portarono via i suoi soldi.
Ombre s’addensarono su di lui, non era più giovane.
I suoi figli mezzi cresciuti, gli facevano voraci richieste.
Doveva suonare l’arpa o lavorare per i figli?
Tutti gli dicevano: lavorare per i figli.
Devono mangiare e andare a scuola,
e poi cos’è tutto questo suonare l’arpa?
Lo presero e lo misero al lavoro.
La barba gli crebbe lunga e grigia, il suo sguardo era insofferente,
era curvo, le sue mani erano callose e goffe.
Ormai non poteva più né lavorare né suonare l’arpa.
Improvvisamente una volta che era seduto su una panchina nel parco
si strappò di dosso i suoi stracci, come il sole strappa le nuvole.
Salì sulla guglia della chiesa,
ritto su un solo piede,
e sputò sulla città –
Era Apollo!

da Il nuovo Spoon River - Newton
Trad. Umberto Capra e Attilia Lavagna

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