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25 giugno 2019

da Marcovaldo – Italo Calvino

 Il gatto Mimì
da Marcovaldo – Italo Calvino
Autunno
19 II giardino dei gatti ostinati

Marcovaldo, dopo molti strappi inutili, ora sentiva che la lenza s'era liberata, ma si guardava bene dal tirare: la trota sarebbe cascata proprio in mezzo a quella mischia di felini inferociti.
Fu in quel momento che dall'alto dei muri del giardino prese a cadere una strana pioggia: resche, teste di pesce, code, e anche pezzi di polmone e coratella. Subito i gatti si distrassero dalla trota appesa e si gettarono sui nuovi bocconi. Per Marcovaldo, era il momento buono di tirare il filo e recuperare il suo pesce. Ma, prima che avesse avuto la prontezza di muoversi, da una persiana del villino uscirono due mani gialle e secche: una brandiva una forbice, l'altra una padella. La mano con la forbice s'alza sopra la trota, la mano con la padella si sporge sotto. La forbice taglia il filo, la trota cade nella padella, mani forbice padella si ritirano, la persiana si chiude: tutto nello spazio d'un secondo. Marcovaldo non capisce più niente.
– Anche lei è amico dei gatti? – Una voce alle sue spalle lo fece voltare. Era circondato di donnette, certune vecchie vecchie, con in testa cappelli fuori moda, altre più giovani, con l'aria di zitelle, e tutte portavano in mano o nella borsa cartocci con avanzi di carne o di pesce, e certune anche un tegamino con del latte. – Mi aiuta a buttare questo pacchetto di là del cancello, per quelle povere bestiole?
Tutte le amiche dei gatti convenivano a quell'ora attorno al giardino delle foglie secche per portare da mangiare ai loro protetti.
– Ma, ditemi, perché stanno tutti qua, questi gatti? – s'informò Marcovaldo.
– E dove vuole che vadano? Solo questo giardino, c'è rimasto! Vengono qui i gatti anche dagli altri quartieri, per un raggio di chilometri e chilometri. ..
– E anche gli uccelli, – interloquì un'altra, – su questi pochi alberi, si son ridotti a viverci a centinaia e centinaia...
– E le rane, stanno tutte in quella vasca, e la notte gracidano, gracidano... Si sentono anche dal settimo piano delle case intorno...
– Ma di chi è, questa villetta? – chiese Marcovaldo. Adesso, davanti al cancello non c'erano soltanto quelle donnette ma anche altra gente: il benzinaio di fronte, i garzoni di un'officina, il postino, il verduriere, qualche passante. E tutti, donne e uomini, non si fecero pregare a dargli risposta: ognuno voleva dire la sua, come sempre quando si tratta d'un argomento misterioso e controverso.
– È d'una marchesa, che ci abita, ma non si vede mai...
– Le hanno offerto milioni e milioni, le imprese edilizie, per questo pezzettino di terreno, ma non vuole vendere...
– Cosa volete che se ne faccia, dei milioni, una vecchietta sola al mondo? Preferisce tenersi la sua casa, anche se va a pezzi, pur di non essere obbligata a traslocare...
– È l'unica superficie non costruita nel centro della città... Aumenta di valore ogni anno... Le hanno fatto delle offerte...
– Offerte soltanto? Anche intimidazioni, minacce, persecuzioni... Sapeste, gli impresarii
– E lei resiste, resiste, da anni...
– È una santa... Senza di lei dove andrebbero quelle povere bestiole?
– Figuriamoci se le importa qualcosa delle bestiole, a quella vecchia spilorcia! L'avete mai vista dar loro qualcosa da mangiare?
– Ma cosa volete che dia ai gatti, se non ha niente per sé? È l'ultima discendente d'una famiglia decaduta!
– Li odia, i gatti! L'ho vista rincorrerli a ombrellate!
– Perché le calpestavano i fiori delle aiole!
– Ma di che fiori parlate? Questo giardino io l'ho sempre visto pieno d'erbacce!

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