La morte a Venezia - Thomas Mann
Egli entrò dalla porta a vetri e attraversando in diagonale la saletta silenziosa venne al tavolo delle sorelle. Il suo incedere, tanto per il portamento del busto quanto per il movimento dei ginocchi e il passo dei piedi calzati di bianco, era di una grazia straordinaria, molto leggero,delicato e superbo insieme, e abbellito ancora dalla timidezza infantile con la quale egli cammin facendo alzò e abbassò due volte gli occhi volgendo il viso verso la sala. Sorridente, con una parola a mezza voce nella sua lingua fluida e dolce, egli sedette al suo posto; e soprattutto ora, vedendolo nettamente di profilo, Aschenbach fu colpito da meraviglia e quasi da sgomento per la bellezza veramente divina del giovane mortale. Oggi il ragazzo portava una blusa leggera di cotone a righe bianche e azzurre, con un fiocco rosso sul petto, chiusa al collo da un semplice solino bianco diritto. Da quel solino, non molto adatto d'altronde al genere del vestito, la testa sbocciava come un fiore, con leggiadria incomparabile — una testa di Eros, che aveva la lucentezza eburnea del marmo pario, con sopracciglia sottili e gravi, tempie e orecchi morbidamente coperti dai riccioli scuri tagliati ad angolo retto.«Bene, bene! — pensò Aschenbach, con la fredda approvazione tecnica con cui gli artisti a volte travestono il loro rapimento, la loro esaltazione davanti a un capolavoro. E continuando il suo pensiero, soggiunse: —Davvero, se non mi attendessero il mare e la spiaggia, resterei qui finché resti tu!» Ma invece, fra gl'inchini dei camerieri, attraversò il salone, scese dalla terrazza, e per la passerella di legno andò direttamente alla spiaggia riservata dell'albergo. Dal vecchio bagnino scalzo in calzoni di tela,camiciotto da marinaro e cappello di paglia, si fece aprire la cabina che aveva preso in affìtto, e mettere fuori sulla piattaforma di assi il tavolino e le sedie; e si distese comodamente sulla poltrona a sdraio dopo averla tirata più presso al mare, nella sabbia giallastra. Lo spettacolo della spiaggia, di questa civiltà che gode sensuale e spensierata in riva all'elemento, lo divertiva e lo rallegrava più che mai. Già il piatto grigiore del mare era animato da bambini sguazzanti, da nuotatori, da figure variopinte coricate sui banchi di sabbia con le mani incrociate dietro il capo. Altri remavano in sandolini rossi e azzurri e si rovesciavano in acqua ridendo. Davanti alla lunga fila delle capanne, che avevano ognuna una piattaforma simile a una piccola veranda, c'era giocosa agitazione e pigro riposo, visite e conversazioni, raffinata eleganza mattutina e nudità ardita che godeva con gusto la libertà della spiaggia, più avanti, sulla sabbia umida e salda, alcuni passeggiavano vestiti di accappatoi bianchi o di camiciotti dai colori sgargianti. A destra una complicata fortezza di sabbia costruita dai bambini era guarnita tutt'intorno di bandierine d'ogni paese. Venditori di molluschi, di frittelle e di frutta disponevano, ginocchioni, la loro merce. A sinistra, davanti a una delle cabine che eran poste perpendicolarmente alle altre e al mare e chiudevano così la spiaggia da quella parte, era accampata una famiglia russa: uomini con lunghe barbe e con grossi denti, donne fragili e neghittose, una signorina delle province baltiche, che seduta davanti a un cavalletto dipingeva una marina fra sospiri di disperazione, due bambini brutti ma simpatici, una vecchia domestica col fazzoletto in capo che si comportava con umile tenerezza. Vivevano lì in riconoscente beatitudine, chiamando instancabilmente per nome i loro bambini indocili e scatenati, scherzando lungamente per mezzo di poche parole italiane col vecchio faceto che vendeva dolciumi, baciandosi sulle guance, non curandosi affatto dei testimoni della loro vita di famiglia.«Dunque rimango, — pensò
Egli entrò dalla porta a vetri e attraversando in diagonale la saletta silenziosa venne al tavolo delle sorelle. Il suo incedere, tanto per il portamento del busto quanto per il movimento dei ginocchi e il passo dei piedi calzati di bianco, era di una grazia straordinaria, molto leggero,delicato e superbo insieme, e abbellito ancora dalla timidezza infantile con la quale egli cammin facendo alzò e abbassò due volte gli occhi volgendo il viso verso la sala. Sorridente, con una parola a mezza voce nella sua lingua fluida e dolce, egli sedette al suo posto; e soprattutto ora, vedendolo nettamente di profilo, Aschenbach fu colpito da meraviglia e quasi da sgomento per la bellezza veramente divina del giovane mortale. Oggi il ragazzo portava una blusa leggera di cotone a righe bianche e azzurre, con un fiocco rosso sul petto, chiusa al collo da un semplice solino bianco diritto. Da quel solino, non molto adatto d'altronde al genere del vestito, la testa sbocciava come un fiore, con leggiadria incomparabile — una testa di Eros, che aveva la lucentezza eburnea del marmo pario, con sopracciglia sottili e gravi, tempie e orecchi morbidamente coperti dai riccioli scuri tagliati ad angolo retto.«Bene, bene! — pensò Aschenbach, con la fredda approvazione tecnica con cui gli artisti a volte travestono il loro rapimento, la loro esaltazione davanti a un capolavoro. E continuando il suo pensiero, soggiunse: —Davvero, se non mi attendessero il mare e la spiaggia, resterei qui finché resti tu!» Ma invece, fra gl'inchini dei camerieri, attraversò il salone, scese dalla terrazza, e per la passerella di legno andò direttamente alla spiaggia riservata dell'albergo. Dal vecchio bagnino scalzo in calzoni di tela,camiciotto da marinaro e cappello di paglia, si fece aprire la cabina che aveva preso in affìtto, e mettere fuori sulla piattaforma di assi il tavolino e le sedie; e si distese comodamente sulla poltrona a sdraio dopo averla tirata più presso al mare, nella sabbia giallastra. Lo spettacolo della spiaggia, di questa civiltà che gode sensuale e spensierata in riva all'elemento, lo divertiva e lo rallegrava più che mai. Già il piatto grigiore del mare era animato da bambini sguazzanti, da nuotatori, da figure variopinte coricate sui banchi di sabbia con le mani incrociate dietro il capo. Altri remavano in sandolini rossi e azzurri e si rovesciavano in acqua ridendo. Davanti alla lunga fila delle capanne, che avevano ognuna una piattaforma simile a una piccola veranda, c'era giocosa agitazione e pigro riposo, visite e conversazioni, raffinata eleganza mattutina e nudità ardita che godeva con gusto la libertà della spiaggia, più avanti, sulla sabbia umida e salda, alcuni passeggiavano vestiti di accappatoi bianchi o di camiciotti dai colori sgargianti. A destra una complicata fortezza di sabbia costruita dai bambini era guarnita tutt'intorno di bandierine d'ogni paese. Venditori di molluschi, di frittelle e di frutta disponevano, ginocchioni, la loro merce. A sinistra, davanti a una delle cabine che eran poste perpendicolarmente alle altre e al mare e chiudevano così la spiaggia da quella parte, era accampata una famiglia russa: uomini con lunghe barbe e con grossi denti, donne fragili e neghittose, una signorina delle province baltiche, che seduta davanti a un cavalletto dipingeva una marina fra sospiri di disperazione, due bambini brutti ma simpatici, una vecchia domestica col fazzoletto in capo che si comportava con umile tenerezza. Vivevano lì in riconoscente beatitudine, chiamando instancabilmente per nome i loro bambini indocili e scatenati, scherzando lungamente per mezzo di poche parole italiane col vecchio faceto che vendeva dolciumi, baciandosi sulle guance, non curandosi affatto dei testimoni della loro vita di famiglia.«Dunque rimango, — pensò
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