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15 giugno 2019

Nessuno al mio fianco – Nadine Gordimer

Nessuno al mio fianco – Nadine Gordimer

Vera guardava, scettica come sempre davanti ai rutuali. Zeph era sempre se stesso, con i padroni e con gli schiavi, anche se sapeva dissimulare, ma Vera non riusciva a capire se quel gesto era rivolto al capo o voleva dimostrare che il vero Rapulana era comunque nero. nello stesso tempo cominciava a capire che il senso del suo rapporto con quell’uomo stava nel fatto che aveva qualcosa da imparare da lui. Come tutti gli scettici, sapeva di appropriarsi di valori senza adottare necessariamente una fede.
La loro figlia dormiva di nuovo in casa, come quando era bambina.
Ben spense la luce sopra al letto in cui dormiva con la madre.
“Spero ancora che si innamoro, un giorno o l’altro.”
“È innamorata.”
Non si può parlare adesso.
Non aveva più un nome, per tutti era il “vecchio”. Aveva subito un secondo attacco e aveva perduto la parola, era incontinente, e Vera aveva l’impressione che tutta la casa puzzasse come una gabbia dello zoo, anche se a Thandeka si era aggiunta un’infermiera diplomata che faceva il turno di notte. Ben vedeva dilatarsi le narici di Vera e si sentiva in colpa, perché, dopo tutto, era suo padre, temendo quasi che potesse diventarle ripugnante a sua volta. Propose allora di far ricoverare il vecchio in una clinica privata, dove sarebbe stato curato meglio, ma Annick si oppose: “Qui è curato più che bene. Non c’è altro da fare: è stato un attacco molto grave”.
“Quindi non fa differenza dov’è, Annie. E questa casa non è adatta per ospitare infermiere e tutte le attrezzature… È soltanto un disturbo per tutti e non serve a niente.”
Ma Annick era medico, e non era necessario che lo ricordasse a suo padre. Aveva preso il suo posto nei colloqui con il medico del vecchio, perché tra colleghi potevano parlarsi più apertamente, anche se a volte si sbagliavano, come quando il medico le aveva detto che non voleva addolorare suo padre dicendogli che quell’attacco era l’ultimo e che prima finiva meglio era. “È questa la differenza. Anche se non è in grado di muoversi e di parlare, non è privo di conoscenza, e sa che qui è a casa”.
Questo è improbabile: ha dovuto lasciare casa sua, come...

trad. Marco Papi

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