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14 luglio 2019

da L’oro di Napoli – Giuseppe Marotta

da L’oro di Napoli – Giuseppe Marotta
La mostra

Donna Concetta non poté impedirsi di rivolgergli uno sguardo interrogativo.
«Un bambino che resti, un vero bambino vivente» disse don Aniello.
Ridiscese. Niente di nuovo in bottega, oppure c’è qualcuno? Il passo di don Aniello fa impercettibilmente dondolare i festoni di uva, la sua allampanata figura intercetta per un attimo la luce che batte sugli impeccabili versanti di frutta. Qui una torre di mele cianotiche, là uno spalto di mele rugginose, del mesto colore che hanno in questo momento i pensieri di don Aniello Scala. Una magnifica esposizione natalizia, se ne parlerà a lungo. C’è anche una vaschetta costruita con noci di cocco; domani, prima di iniziare le vendite, essa avrebbe cominciato a funzionare, emettendo un esile ma effettivo
zampillo. Senonché a un frammento di polmone non si può chiedere più di quello che può dare. Don Aniello ha appoggiato i piedi sul braciere. Si assopisce, o quel che è. Nelle magiche notti che a Napoli precedono Natale tutto è possibile: la parte migliore di don Aniello Scala sa dove deve andare e ci va; la sua memorabile esposizione di frutta esce interamente dalla bottega, lo segue.

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