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14 luglio 2019

l’arte di crescere – Rupi Kaur

Adriana Pincherle - Nudo con gatto
l’arte di crescere – Rupi Kaur

l’arte di crescere
mi sono sentita bella fino ai dodici anni
quando il corpo ha preso a maturare come un frutto nuovo
e d’un tratto
gli uomini guardavano con le bave i miei fianchi neonati
alla ricreazione i ragazzi non volevano giocare a ce l’hai
volevano toccare tutte le nuove
ed estranee parti di me
le parti che non sapevo come portare
non sapevo come reggere
e tentavo di seppellire nel torace
tette
dicevano
e io odiavo quella parola
odiavo l’imbarazzo di pronunciarla
il fatto che pur alludendo al mio corpo
non appartenesse a me
ma appartenesse a loro
e la ripetevano come
se la stessero meditando
tette
diceva lui
fammele vedere
qui non c’è niente da vedere a parte il senso di colpa e la vergogna
tento di marcire nella terra sotto di me
ma sono ancora in piedi a due spanne
dalle sue dita adunche
e quando si avventa sulle mie mezzelune
gli mordo l’avambraccio e decido che odio questo corpo
devo aver fatto qualcosa di tremendo per meritarmelo
quando vado a casa dico a mia madre
gli uomini fuori sono famelici
lei mi dice
che non devo vestirmi con il seno al vento
dice ai maschi viene fame se vedono la frutta
dice che dovrei sedermi a gambe chiuse
da brava donna
altrimenti gli uomini si arrabbiano e combattono
dice che posso evitare tutti questi guai
se solo imparo a comportarmi da signora
ma il problema è che
questa cosa non ha senso
non riesco a capacitarmi del fatto
di dover convincere metà della popolazione mondiale che
il mio corpo non è il suo letto
sono occupata a imparare le conseguenze dell’esser donna
mentre dovrei imparare le scienze e la matematica
mi piacciono le capriole e la ginnastica quindi non mi ci vedo
a camminare a cosce strette
come se celassero un segreto
come se l’accettare le parti del mio corpo
desse adito a pensieri lussuriosi nella loro testa
non mi assoggetterò alla loro ideologia
perché lo slut-shaming è cultura dello stupro
gli encomi alla verginità sono cultura dello stupro
io non sono un manichino nella vetrina
del tuo negozio preferito
non puoi vestirmi o
sbattermi fuori quando sono consunta
non sei un cannibale
delle tue azioni non devo rispondere io
devi controllarti tu
la volta dopo vado a scuola
e i ragazzi fischiano al mio sedere
io li metto a terra
con un piede sul collo
e in tono di sfida dico
tette
e la faccia che fanno è impagabile

Trad. Alessandro Storti

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