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16 ottobre 2019

Stanco dell'ozio amaro - Stephane Mallarmé

Pierre-Auguste Renoir - Rose nel vaso blu
Stanco dell'ozio amaro - Stephane Mallarmé

Stanco dell'ozio amaro dove pigrizia offende
una gloria per cui un tempo fuggii l'adorabile
infanzia dei boschi di rose sotto l'azzurro
nativo, e del patto crudele ormai sette volte
più stanco d'aprire vegliando una fossa nuova
nel freddo e avaro terreno del mio cervello,
spietato becchino della sterilità,
- Che mai dirò, o Sogni, che mai a quest'Aurora,
Visitato da rose, se, temendo i suoi fiori
Lividi, il cimitero unirà i cavi orrori? -
Voglio lasciare l'Arte vorace di un paese
Crudele, e, sorridendo ai vecchi volti offesi
Che mostrano gli amici, il genio ed il passato,
E il lume che la mia agonia ha vegliato,
Imitare il Cinese, anima chiara e fina,
La cui estasi pura è dipinger la cima
Sopra tazze di neve rapita dalla luna
D'un fiore strano che la sua vita profuma
Trasparente, d'un fiore che egli sentì fanciullo
Innestarsi al suo cuore prezioso, azzurro nulla.
E la morte così, solo sogno del saggio,
Sereno, sceglierò un giovane paesaggio
Che sulle tazze assente la mia mano pingerà.
Una linea d'azzurro fine e tenue sarà
Un lago dentro il cielo di nuda porcellana,
Per una bianca nube una luna lontana
Immerge il lieve corno nel gelo d'acque calme,
Presso tre grandi cigli di smeraldo, le canne.

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