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30 dicembre 2019

da Un amore – Dino Buzzati

Cristoforo De Amicis - Nudo 1976, olio su tela, 40 X 50
da Un amore – Dino Buzzati

Ma nei casini d’una volta, che Antonio aveva volentieri frequentato, non succedeva lo stesso? No, Dorigo non riusciva a spiegarselo bene, ma era una cosa diversa.
Forse per la sanzione legale che faceva di quelle donne una categoria a parte, quasi come una milizia o un ordine religioso. Consideriamo forse uomini come noi i carabinieri o i preti? Migliori forse, ma appartenenti a un altro mondo. Consideriamo donne le suore? No. Sante creature, però di un’altra razza. Altrettanto per le donne di casino. Potevano essere giovanissime e di bellezza meravigliosa, il fatto non era raro, tuttavia si aveva la sensazione che tra loro e noi ci fosse una barriera invalicabile: tanto possono l’abitudine, i pregiudizi e l’autorità della legge.
Forse era anche perché le ragazze dei postriboli si presentavano pressoché nude, in ridicole, ampollose e retoriche vesti, in genere di orribile gusto, che lasciavano scoperti gambe e seni. Per cui ogni incognita era abolita in partenza. Una uniforme vera e propria che non aveva nulla a che fare con gli abiti da sera, pur simulandone l’aspetto. E anche questo contribuiva a farne una categoria a sé, completamente separata dal restante genere umano. Forse era anche perché, loro stesse, le ragazze delle case chiuse, non facevano nulla per sembrare ragazze come tutte le altre. Recitavano la parte senza alcuna concessione sentimentale. Gentili sì, spesso, magari anche affettuose, ma una ermetica barriera le separava dal cliente. Fra i due – salvo eccezioni in cui si rompeva il burocratico incanto, e allora erano guai – non c’era che un rapporto corporale. Ogni altro interesse restava escluso. Se l’uomo, incuriosito, chiedeva notizie sulla sua vita privata, non ne aveva che vaghe e convenzionali informazioni.


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