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30 dicembre 2019

Ode alla chitarra – Pablo Neruda

Nella Marchesini - Dadi con mandolino
Ode alla chitarra – Pablo Neruda

Sottile
linea pura
di cuore sonoro,
sei la chiarezza tagliata al volo:
cantando sopravvivi:
tutto se ne andrà tranne la tua forma.

Non so se il pianto rauco
che da te si precipita,
i tuoi tocchi di tamburo, la tua
moltitudine di ali,
sarà di te il mio,
o se sei
in silenzio
più decisamente estasiatore,
sistema di colomba
o di anca,
stampo che dalla sua schiuma
risuscita
e ti presenti, turgida, reclinata
e risorta rosa.

Sotto un fico,
vicino al rauco e impetuoso Bío-Bío,
chitarra,
uscisti dal tuo nido come un uccello
e a delle mani
brune
consegnasti
gli appuntamenti sepolti,
i singhiozzi oscuri,
la catena senza fine degli addii.
Da te usciva il canto,
il matrimonio
che l’uomo
consumò con la sua chitarra,
i dimenticati baci,
l’indimenticabile ingrata,
e così si trasformò
la notte intera
in stellata cassa
di chitarra,
tremò il firmamento
con il suo bicchiere sonoro
e il fiume
le sue infinite corde
accordava
trascinando verso il mare
una marea pura
di aromi e lamenti.

Oh solitudine deliziosa
con notte futura,
solitudine come il pane terrestre,
solitudine come un fiume di chitarre!
Il mondo si racchiude
in una sola goccia
di miele, in una stella,
tutto è azzurro tra le foglie,
tutta l’altezza tremolante
canta.

E la donna che tocca
la terra e la chitarra
alza nella sua voce
il duello
e l’allegria
della profonda ora.
Il tempo e la distanza
cadono alla chitarra:
siamo un sogno,
un canto
interrotto:
il cuore campestre
se ne va per i cammini a cavallo:
suona e suona la notte e il suo silenzio,
canta e canta la terra e la sua chitarra.

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