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30 dicembre 2019

da Un amore – Dino Buzzati

dipinto di Fabian Perez
da Un amore – Dino Buzzati

Lo colpì anche la rotondità compatta delle braccia, così rara. In cui c’erano un naturale vigore popolaresco e insieme una innocenza infantile. Mentre lei le sollevava per infilarsi dalla testa il vestito, egli vide che le ascelle non erano rase: strano, in una ballerina.
«Sembra fatto su misura» disse la signora Ermelina. Senza parlare Laide si avvicinò a uno specchio appeso a una parete. E alzando le braccia si sistemò i lunghi capelli, rimasti impigliati nel vestito.
Mentre teneva le braccia così alzate, e gli voltava la schiena, girò la testa, guardando Antonio, con un piccolo sorriso malizioso. Si rendeva forse conto di essere, in quella posa, molto bella? Se n’era accorta da sola, con la fulminea intuizione delle donne, esaminandosi allo specchio? O qualcuno glielo aveva insegnato?
Così girato, il volto si presentava di fronte, nel suo taglio genuino, con una proterva sicurezza di sé, come a dire: mi vedi? vero che sono diversa dalle altre? vero che ti piaccio? Però senza civetteria lasciva. Le bambine fanno così, guardando la mamma, il papà, i fratelli, quando le vestono per la prima comunione.
Ma in quel preciso momento ci fu nelle profondità di lui uno scatto, una specie di misterioso rintocco, come quando in una grande solitaria campagna si sente una voce lontanissima che chiama. Egli certo non poteva assolutamente capire cosa stava accadendo in quell’attimo, non poteva sospettarne l’importanza. All’improvviso, in uno di quei baleni per cui di colpo si rivelano le oscure impronte dei giorni perduti, si ricordò di avere già vista quella ragazza.

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