Pagine

3 gennaio 2020

da Essere un gatto – Matt Haig

da Essere un gatto – Matt Haig

Ora, prima di raccontarvi il seguito, voglio precisare che Barney non aveva paura che la mamma gli facesse una scenata. Cioè, era sicuro che sua madre gli avrebbe fatto una scenata, e la cosa non sarebbe stata piacevole, ma ciò che Barney temeva di più era quello che sarebbe venuto un attimo dopo.
Il momento in cui sua madre si sarebbe messa a piangere. Che era anche il momento in cui Barney si sarebbe sentito così male da desiderare di trasformarsi in un granello di polvere.
O in un gatto.
Barney rimase accucciato e il gatto gli si avvicinò di nuovo, e a questo punto Barney si trovò ad allungare una mano e accarezzarlo. Continuavano a risuonargli in testa le parole di Miss Whipmire.
«Essere un gatto… Essere un gatto…»
«Ti andrebbe di fare cambio?» propose. Stava scherzando, naturalmente, ma era anche serio. Specialmente quando disse le parole più importanti che avesse mai pronunciato in vita sua: «Vorrei essere te».
Il gatto rimase a fissarlo coi suoi occhi verdi, e improvvisamente Barney si sentì un po’ strano. Stordito. Come se la via si fosse trasformata in una giostra. Ma questa non fu la cosa peggiore. La cosa peggiore fu proprio il gatto.
C’era qualcosa di strano nella macchia di pelliccia bianca intorno all’occhio. E Barney capì il perché: un secondo prima era intorno all’occhio sinistro del gatto. Si era spostata.
«Non essere stupido» si disse Barney ad alta voce. «È impossibile».
Intanto – e Barney non poteva assolutamente esserne certo – parve che anche nella via le cose stessero cambiando.
Tutto sembrava più vivido, più luminoso, vibrante di vita. Le foglie sugli alberi diventavano più verdi, i fiori nei giardini di fronte crescevano a vista d’occhio tutti impettiti, e una pianta – un vaso da fiori sul davanzale di una finestra contenente una pianta che Barney non riconobbe – parve scuotersi e tremare mentre si ingrandiva fino a far cadere il vaso mandandolo per terra in frantumi.
«Non sta succedendo questo» disse Barney. «È un sogno». Il ragazzino si rialzò, o almeno cercò di farlo. La strada girava così vorticosamente che lui fece qualche passo indietro barcollando e finì per urtare una cassetta delle lettere.
«Ahi!»
Chiuse gli occhi.
Il mondo tornò a fermarsi.
Quando li riaprì, Barney vide che il gatto stava trotterellando via.
«Strano».

Nessun commento:

Posta un commento