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3 gennaio 2020

Ode al piano – Pablo Neruda

Jan Vermeer - Donna seduta alla spinetta, 1675, olio su tela, 51,5×45,6 cm, National Gallery, Londra.
Ode al piano – Pablo Neruda

Era triste il piano
nel concerto,
dimenticato nel suo frac di sepoltura,
e poi aprì la bocca,
la sua bocca di balena:
Andò il pianista al piano
volando come un corvo,
poi passò come se cadesse
una pietra
d’argento
o una mano
in uno stagno
nascosto:
scivolò la dolcezza
come una pioggia
sopra una campana,
cadde la luce nel fondo
di una casa chiusa,
uno smeraldo percorse l’abisso
e suonò il mare,
la notte,
le praterie,
la goccia di rugiada,
l’altissimo tuono,
cantò l’architettura della rosa,
girò il silenzio nel letto dell’aurora.

Così nacque la musica
del piano che moriva,
crebbe il paramento
della naiade
del catafalco
e della sua dentatura
fino a che nell’oblio
cadde il piano, il pianista
e il concerto,
e tutto fu suono,
torrenziale elemento,
sistema puro, chiaro campanile.

Allora tornò l’uomo
dell’albero della musica.
scese volando come
corvo perduto
o cavaliere pazzo:
chiuse la sua bocca di balena il piano
ed egli camminava indietro,
verso il silenzio.

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