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16 marzo 2020

Attraverso i ponti - Fiorella Fiorenzoni

dipinto di Kenton Nelson
Attraverso i ponti - Fiorella Fiorenzoni

Ho attraversato molti ponti,
i più alti, i più lunghi,
i piú spettacolari,
quelli oltremodo reali
e quelli misteriosamente immaginari.
Quelli del mio vecchio continente
e quelli che collegano e sovrastano
tutto il nostro mondo contingente.

Sopra l’Arno ho camminato,
in un ponte quasi dorato
e la vista che mi si offria
era la piú incantevole
et preziosa et bella che ci sia.
A passi di danza attraverso
il mio vecchio, caro ponte
con il mio giovane amore
che stupito guarda, verso il monte.

C’è un ponte di ferro sopra il Meno,
asilo pei i gabbiani stanchi
e per gli uomini non solo bianchi.
Io, a tarda sera, lo attraverso,
l ‘Eisener Steg della mia città,
e di lì osservo le tacite stelle
con le luci dello skyline, sue gemelle,
confondersi sulle stanche acque,
dove un dì anche Goethe giacque.

A Millau, oltre il suo ponte andare,
è come in un lungo sogno volare.
Fiocchi di nuvole, qua e là sospese
scendono verso la valle
nel Grand Canyon,
tra mille luci a sera accese,
mentre note di musica fortificata
paiono scorrere oltre
quell’architettura incantata.

Un ponte morto, lo Stari Most,
per mano di un demonio, la guerra,
risorto è ora, su due piedritti in terra.
Con la sua schiena d’asino bianco,
guarda le acque del Neretva passare
mentre le sue due torri a fianco,
oh angeli custodi, vogliono auspicare
una riconciliazione e una vera pace
tra le due parti, or che tutto tace.

La Persia antica ci ha regalato
il Khaju, prezioso e decorato.
Nei suoi archi sovrapposti
io i suoi mosaici nascosti
ammirato ho, con la cara Parvaneh,
e poi il paesaggio sulla Zayandeh,
dal padiglione osservo. Meraviglioso!
Mi sento come un bimbo curioso
e musiche d’oriente ascolto, pensieroso.

Ripercorro i ponti verso occidente,
abbraccio ora nuova gente.
Οι γέφυρες, i ponti della Grecia,
belli, antichi, silenziosamente lunghi.
Dal ponte strallato, sul golfo di Corinto
osservo il mare infnito e di lontano
veder, mi par, sul cocchio, Poseidone
salutar col suo tridente in mano.
Del Peloponneso è questo il sogno e
lungo il “Mona Lisa”io andar agogno.

Percorro, ad Ås, il Ponte di Leonardo,
ritrovo qui il sogno del genio toscano.
In tre piloni arcuati, in legno laminato,
gli artisti hanno il progetto elaborato
e riprodotto la creatività rinascimentale
in un disegno di bellezza artigianale.
Desta, continuo tra i Fiordi a vagare,
lungo i ponti sospesi, sul freddo mare.

Arrivo a Valencia in tutta fretta,
mi trovo giá sul Puente de la Peineta.
Sorrido, sotto l’arco inclinato passando,
al suo strano soprannome pensando
e tra le mani quel dono prendo,
un pettinino, da care amiche ispane
rivevuto e compararlo intendo
a quella striscia di terra sopra il mar
dove tutto è sinonimo di amar.

Il ricordo mi porta ora sul Karlův Most.
Sopra la Moldava, nel cielo della sera,
il castello osservo, illuminato e bello.
Sulle orme di epoche lontane io
al tramonto, da Malá Strana
a Staré Mesto mi conduco e
nelle strette vie mi introduco
per ritrovar del boemo scrittor
la casa natale e qualche ricordo ancor.

Di paese in paese, i ponti percorro,
li oltrepasso lenta, talvolta vi ci corro.
I colori della sua bandiera ho ritrovato,
sul Tower Bridge a notte addormentato.
Attende del Big Ben, lo scoccar dell’ora
mentre, dalle sue torri, lo guarda ancora
e, innamorato, s’incanta sul paesaggio
che al suo fiume, mesto, rende omaggio.
Dal gotico ponte, viaggio in volo,

mi ritrovo presso il Tejo ma non son solo.
Dal ponte, Vasco da Gama, lunghissimo,
ammiro le acque ed il cielo azzurrissimo.
L’inaccessibile parmi raggiunger ora,
mentre, dalla vicina città di Lisboa
la Torre indicarmi, con saudade, vuole
la rotta per le Indie, oltre le nuvole.
Di fronte al vuoto di questa spianata,
aspiro la brezza, sul fiume, incantata.

Alla scoperta delle Indie famose,
proseguo il viaggio in zone insidiose.
Or del Khasi, sulle colline, mi trovo,
ove possenti radici e tonchi provo
a trascinar dall’altra sponda del rio
ed un ponte vivente costruisco anch’io.
Un ponte a due piani ecco, mi appare,
duplice il cammino, andare o tornare!
Dal mitico paesaggio, seguo il mio passo

altrove mi trovo, sopra un altro masso.
L’oceano si presenta innanzi,
e tu a passi di danza avanzi.
Sul Golden Gate come sospeso,
osservo quello spechio d’acqua esteso.
La baia avvisto in cerca d’oro,
è solo un mito, una leggenda loro!
Una fresca nebbia estiva allor sale,
tutto nasconde, avvolge il ponte e

da quello spazio infinito
mi riporta da dove son partito.
Sul pons Aelius col mio grande amore
passeggio, a notte fonda, senza timore.
Angeli custodi a fianco io ho,
miro verso San Pitro, che Basilica
più bella veder non si può.

C’è un ponte di vita che porta lontano,
va verso l’alto, lo sfioro con la mano.
Sotto di esso, sul fiume giacente,
una barca aspetta, vuota e silente,
un soffio di zefiro o solo un’onda,
che, cullandola,
la porti dall’altra sponda.

Euterpe n. 8 - Giugno 2013 - Panta rei, tutto scorre

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