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5 marzo 2020

da Porci con le ali – Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera

da Porci con le ali – Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera

Cara Antonia, eccomi. Domani mattina parto per le vacanze, le prime.
Parto con un po’ di gente, li conosci. Sono ancora così scemo da essere emozionato a ogni partenza, da non riuscire a dormire la sera prima. Questa è la sera prima. Non c’è solo questo, in ogni modo. C’è anche, forse soprattutto, che non riesco a togliermi dalla mente tutte le volte che abbiamo parlato insieme di quello che avremmo fatto nelle vacanze, dove saremmo andati, come sarebbe stato bello, e così via. E invece non ci siamo arrivati a queste cazzo di vacanze, non abbiamo fatto l’amore sotto la tenda, non abbiamo fatto il bagno nudi, e tutte le altre scemenze di cui parlavamo. E a me, sarò scemo, partire senza di te mi dà per la prima volta l’idea che è andata, insomma finita, che non torneremo più insieme, che ho perso per sempre la mia piccola dolcissima amatissima Antonia. E mi viene da piangere in una maniera cretina e irresistibile. E riempirei altre sette pagine di cose dolci e dichiarazioni d’amore e zuccherosità e melensaggini.
E magari sarebbe giusto farlo. Nonostante tutto. Nonostante il fatto che tu non capiresti. E non crederesti. E diresti che credo di sentire quelle cose, ma in realtà… Non prendo per il culo, Antonia. Da quando ci siamo mollati l’unica cosa che ho fatto, sul serio voglio dire, è stato pensare e ripensare alle cose che mi hai detto, alle più dure e le più brutte, quelle che più mi hanno lasciato di merda. E allo stesso modo ho pensato a tutte le cose che mi sono capitate da allora, o prima. E l’unica cosa che ho scoperto è che è tutto un gran casino. Veramente terrificante. Perché le cose che mi hai detto erano giuste, anche se magari erano giuste pure quelle che io ho detto a te, e questo vuol dire che niente è facile e semplice, che anche le cose che a me sembravano chiare e limpide, tipo il mio amore e la mia tenerezza per te, in realtà erano confuse e contorte, uno strano miscuglio di cose belle e brutte, anche molto brutte, come essere violenti, o calpestarti o non considerarti una persona, o cose del genere. E purtroppo l’unica cosa in cui avevi torto, era quando dicevi che per cancellare e scacciare queste cose bastano il femminismo, o i rapporti omosessuali, o la buona volontà, o la critica e l’autocritica, o la rivoluzione.
E invece Antonia la mia grande angoscia di questi tempi è cominciare a vedere che tutte queste cose sono importanti, molto importanti, ma non sono ancora tutto, anzi sono forse solo una piccolissima parte di un viaggio molto molto lungo, che non so quanto duri né dove porti, e se porti da qualche parte. Alla fine del quale ci dovrebbero essere due nuovi Rocco e Antonia, diversi, pieni solo di amore e di cose belle, capaci di far l’amore che sia
quello e niente altro, capaci di dirsi cose che significano quello e non altro. Ma per arrivarci bisogna strippare come disperati, stare molto soli e guardarsi dentro con molta cattiveria, accettare senza prendersi per il culo le cose molto dure che ci possono dire o far capire i compagni di viaggio, essere capaci di dirne altre altrettanto dure.
Non ti preoccupare, non sto diventando un mistico invasato e delirante. Non un viaggio verso dio o stronzate del genere, quello di cui sto parlando. So benissimo che c’entra molto con la rivoluzione, che se non facciamo la rivoluzione non arriviamo proprio da nessuna parte. Ma potremmo anche fare la rivoluzione e non arrivare da nessuna parte lo stesso. E io non voglio che sia così; sarebbe troppo un’inculata.
Sto facendo un gran casino, lo so. Ho in testa i dubbi e gli strippi più pazzeschi e strani. Come quello che alla fine di tutto sto viaggio pazzesco non avrò più per te le stesse sensazioni folli e dolci, e allora non me ne fregherà proprio niente di essere diventato un gran santone, e vorrò ritornare stronzo e ragazzino come adesso. O quello che poi, in fondo, alla fine c’è la morte. Però di una cosa sono strasicuro: non mi suiciderò, non mi darò ai buchi, non guarderò tutto il giorno la TV o cose del genere. Figurati se non ci ho pensato. Ma poi ho pensato che strippi, casini, lotte e sconfitte sono la mia vita, l’unica che ho, e ho troppa voglia di sapere come va a finire, se la piccola squaw riuscirà a fuggire dal villaggio in fiamme, se Aquila tonante sgamerà il perfido trucco dell’uomo bianco, se alla fine arrivano gli indiani.
Antonia, Antonia, Antonia piccola stronza, mi penserai ogni tanto?
Allora parto. Però sto poco. Il 21 giugno voglio essere anch’io sotto Botteghe Oscure.
Ci sarai? L’ultima volta ho fatto pace con uno con cui avevo litigato di brutto. Ma allora ero un ragazzino. Però chi sa, magari ci buttiamo uno nelle braccia dell’altro e ricomincia tutto.
Rocco

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