Ulisse – Enzo Montano
L’ignoto è il mio tormento!
il limite mio non ancora tracciato è calcolo
ponderazione del mare
e delle angolazioni astrali.
Io sono io, Nessuno e tutti;
e insieme i nervi del cervello
fino al cuore.
Catturare la vista di orizzonti nuovi
dopo l’orizzonte conosciuto
là dove affonda il sole,
una danza di gioia sul riflesso
inafferrabile del raggio verde fugace:
questo il mio sogno!
Non m’interessa scalare l’Olimpo
della cui inesistenza oltre le nubi
ho la certezza;
d’altra parte cosa sono gli dei
se non riflesso illusorio di balli mascherati,
sortilegi e vendette
o nostre meschinità e paure?
Non sono stati forse dieci anni con noi
tra i clangori della guerra interminabile
ad aizzare senza fatica gli eroi
tra lo Scamandro e le mura di ilio?
Elena solo l’alibi, un groviglio di capricci nati tra i nembi.
Io sono il dubbio
mosso dalla sfida perenne
quante volte sarà ripetuto!
Penelope mia bianca Penelope
mio intenso profumo di menta selvatica
potrò mai ripagare pazienza, saggezza
e la tela di cristalli di lacrime divenute stelle?
Ti restituisco la vita
a Telemaco Itaca che fu di Laerte.
La guerra il lungo viaggio la sfida agli dei,
Polifemo, l’ira di Achille e la sua morte,
i mostri marini, le onde inaudite, i Lestrigoni;
della mia vita i Feaci ne fanno leggenda da raccontarmi.
Dopo i vent’anni cantati dal cieco
vissuti ogni giorno,
potevo fare teatro dei miei ultimi giorni,
un fazzoletto di terra rocciosa?
Ulivi nespoli vigna e qualche mandorlo amaro,
nello specchio dello stesso cielo
testimonio del mio ardire perenne
nelle onde spumeggianti, potevano fermarmi?
Potevo ignorare il richiamo urlante?
Verso altri mari mi condanna il ricordo insopportabile
dei troppi compagni caduti in ogni tappa,
ognuno di loro un punto iridescente dritto a prua,
dirige le mie nere vele in orizzonti proibiti.
Egoismo?
Oppure sete di luce rubata agli abissi dell’ignoranza?
La conoscenza è l’aria dei cervelli,
oltre ogni profumo di sale e di mirto
…e anche di menta,
lo stesso che sento ancora ogni giorno in ogni respiro
e tutti i giorni mi perdo nei profumi del mondo,
ad ogni alba piango ogni volta il miracolo
della rugiada sull’erba nuova della primavera.
Ma io sono Ulisse di Itaca,
e ognuno di voi!
E Gibilterra è uno stretto tra Spagna e Marocco
una porta sull’immensità dell’oceano azzurro
aperta sulla vastità del sapere
sola utile arma per ogni Cassandra:
spostare oltre l’inimmaginabile le colonne
opprimenti della superstizione, la vera sfida.
E la conoscenza si è aperta a tanti altri odissei
affascinati dall’ignoto ogni volta con diverso nome
Fenici prima
poi Vichinghi e Normanni
Magellano Colombo… Amerigo…
Dante lo nega per rispetto al suo dio
ma la mia nave è passata
…ed è andata oltre.
Proprietà Letteraria riservata
© by apollo Edizioni di Antonietta Meringola
C/da Cretarossa, 32 - 87043 Bisignano (Cosenza)
info@apolloedizioni.it
www.apolloedizioni.it
L’ignoto è il mio tormento!
il limite mio non ancora tracciato è calcolo
ponderazione del mare
e delle angolazioni astrali.
Io sono io, Nessuno e tutti;
e insieme i nervi del cervello
fino al cuore.
Catturare la vista di orizzonti nuovi
dopo l’orizzonte conosciuto
là dove affonda il sole,
una danza di gioia sul riflesso
inafferrabile del raggio verde fugace:
questo il mio sogno!
Non m’interessa scalare l’Olimpo
della cui inesistenza oltre le nubi
ho la certezza;
d’altra parte cosa sono gli dei
se non riflesso illusorio di balli mascherati,
sortilegi e vendette
o nostre meschinità e paure?
Non sono stati forse dieci anni con noi
tra i clangori della guerra interminabile
ad aizzare senza fatica gli eroi
tra lo Scamandro e le mura di ilio?
Elena solo l’alibi, un groviglio di capricci nati tra i nembi.
Io sono il dubbio
mosso dalla sfida perenne
quante volte sarà ripetuto!
Penelope mia bianca Penelope
mio intenso profumo di menta selvatica
potrò mai ripagare pazienza, saggezza
e la tela di cristalli di lacrime divenute stelle?
Ti restituisco la vita
a Telemaco Itaca che fu di Laerte.
La guerra il lungo viaggio la sfida agli dei,
Polifemo, l’ira di Achille e la sua morte,
i mostri marini, le onde inaudite, i Lestrigoni;
della mia vita i Feaci ne fanno leggenda da raccontarmi.
Dopo i vent’anni cantati dal cieco
vissuti ogni giorno,
potevo fare teatro dei miei ultimi giorni,
un fazzoletto di terra rocciosa?
Ulivi nespoli vigna e qualche mandorlo amaro,
nello specchio dello stesso cielo
testimonio del mio ardire perenne
nelle onde spumeggianti, potevano fermarmi?
Potevo ignorare il richiamo urlante?
Verso altri mari mi condanna il ricordo insopportabile
dei troppi compagni caduti in ogni tappa,
ognuno di loro un punto iridescente dritto a prua,
dirige le mie nere vele in orizzonti proibiti.
Egoismo?
Oppure sete di luce rubata agli abissi dell’ignoranza?
La conoscenza è l’aria dei cervelli,
oltre ogni profumo di sale e di mirto
…e anche di menta,
lo stesso che sento ancora ogni giorno in ogni respiro
e tutti i giorni mi perdo nei profumi del mondo,
ad ogni alba piango ogni volta il miracolo
della rugiada sull’erba nuova della primavera.
Ma io sono Ulisse di Itaca,
e ognuno di voi!
E Gibilterra è uno stretto tra Spagna e Marocco
una porta sull’immensità dell’oceano azzurro
aperta sulla vastità del sapere
sola utile arma per ogni Cassandra:
spostare oltre l’inimmaginabile le colonne
opprimenti della superstizione, la vera sfida.
E la conoscenza si è aperta a tanti altri odissei
affascinati dall’ignoto ogni volta con diverso nome
Fenici prima
poi Vichinghi e Normanni
Magellano Colombo… Amerigo…
Dante lo nega per rispetto al suo dio
ma la mia nave è passata
…ed è andata oltre.
Proprietà Letteraria riservata
© by apollo Edizioni di Antonietta Meringola
C/da Cretarossa, 32 - 87043 Bisignano (Cosenza)
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