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6 giugno 2020

da Palomar – Italo Calvino



dipinto di Victor Bauer
da Palomar – Italo Calvino
1.1.1 Lettura di un'onda

Prendendo a modello il disegno delle onde, la spiaggia inoltra nell'acqua delle punte appena accennate che si prolungano in banchi di sabbia sommersi, come le correnti ne formano e disfano a ogni marea. E' una di queste basse lingue di sabbia che il signor Palomar ha scelto come punto d'osservazione, perché le onde vi battono obliquamente da una parte e dall'altra, e scavalcando la superficie semisommersa s'incontrano con quelle che arrivano dall'altra parte. Dunque per capire com'è fatta un'onda bisogna tener conto di queste spinte in direzioni opposte che in una certa misura si controbilanciano e in una certa misura si sommano, e producono un infrangersi generale di tutte le spinte e controspinte nel solito dilagare di schiuma.
Il signor Palomar ora cerca di limitare il suo campo d'osservazione; se egli tiene presente un quadrato di-ciamo di dieci metri di riva per dieci metri di mare, può completare un inventario di tutti i movimenti d'onde che vi si ripetono con varia frequenza entro un dato intervallo di tempo. La difficoltà è fissare i confini di questo quadrato, perché se per esempio lui considera come lato più distante da sé la linea rilevata d'un'onda che avanza, questa linea avvicinandosi a lui e innalzandosi nasconde ai suoi occhi tutto ciò che sta dietro; ed ecco che lo spazio preso in esame si ribalta e nello stesso tempo si schiaccia.
Comunque il signor Palomar non si perde d'animo e a ogni momento crede d'esser riuscito a vedere tutto quel che poteva vedere dal suo punto d'osservazione, ma poi salta fuori sempre qualcosa di cui non aveva tenuto conto. Se non fosse per questa sua impazienza di raggiungere un risultato completo e definitivo della sua operazione visiva, il guardare le onde sarebbe per lui un esercizio molto riposante e potrebbe salvarlo dalla nevrastenia, dall'infarto e dall'ulcera gastrica. E forse potrebbe essere la chiave per padro-neggiare la complessità del mondo riducendola al meccanismo più semplice.
Ma ogni tentativo di definire questo modello deve fare i conti con un'onda lunga che sopravviene in dire-zione perpendicolare ai frangenti e parallela alla costa, facendo scorrere una cresta continua e
appena affiorante. Gli sbalzi delle onde che s'arruffano verso riva non turbano lo slancio uniforme di questa cresta compatta che li taglia ad angolo retto e non si sa dove vada né da dove venga. Forse è un filo di vento di levante che muove la superficie del mare trasversalmente alla spinta profonda che viene dalle masse d'acqua del largo, ma quest'onda che nasce dall'aria raccoglie al passaggio anche le spinte oblique che nascono dall'acqua e le devia e raddrizza nel suo senso e se le porta con sé. Così va continuando a crescere e a prendere forza finché lo scontrarsi con le onde contrarie non la smorza a poco a poco fino a farla sparire, oppure la torce fino a confonderla in una delle tante dinastie d'onde oblique, sbattuta a riva con loro.

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