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16 giugno 2020

Un amore – Dino Buzzati



illustrazione di @alexaspizza
Un amore – Dino Buzzati

Da ragazzo una volta su un piccolo nevaio delle Dolomiti era scivolato provando una sensazione strana. La superficie infatti non era liscia ma, forse a motivo del disgelo, tutta a piccole concavità. Scivolando giù a velocità sempre più forte Antonio urtava via via contro i bordi delle infossature e ne restava sballottato malamente: era come se – lo ricordava benissimo – come se un gigante smisurato lo stesse prendendo a scapaccioni con le sue smisurate mani, e lui non potesse minimamente reagire o difendersi, solo la speranza che il pendio si quietasse in una conca o in un pianoro come infatti era avvenuto per fortuna, altrimenti rischiava di sfracellarsi contro i macigni della morena in fondo. La sensazione insomma di essere in balia di una forza selvaggia infinitamente più forte di lui per cui egli tornava bambino fragile e indifeso. Ebbene la medesima sensazione gliela faceva provare l’avventura con Laide solo che stavolta non era un gigante invisibile scaturito dalla montagna questa volta era una ragazzina di carne che trascinandoselo dietro lo faceva sbattere di qua e di là contro i muri e lei correva con la ansiosa frenesia dei vent’anni e magari non se ne accorgeva neanche non si curava se l’uomo aggrappato alla coda dei suoi lunghi capelli neri si lordasse tutto quanto strascicando il muso a bocca spalancata per l’affanno sui sassi sulla polvere o nella merda, era forse colpa sua se lui si teneva aggrappato con tanto accanimento? Le dava forse una noia insopportabile il peso di quell’uomo grande e grosso dai capelli grigi attaccato dietro, chissà, se lui avesse mollato, poteva darsi che lei si fermasse, si voltasse indietro e andasse ad aiutarlo ma fin che lui la teneva così era impossibile.

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