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2 giugno 2020

XLVIII. La fiala - Charles Baudelaire



Ira Tsantekidou - Janette III
XLVIII. La fiala - Charles Baudelaire

Esistono profumi forti per i quali è porosa
ogni materia. Si direbbe che penetrino il vetro.
Apri un cofanetto giunto dall’Oriente
con la cerniera che stride e cigola gridando

ο un armadio di una casa abbandonata
pieno dell’odore acre del tempo, polveroso e nero,
e ci troverai una vecchia fiala memore
da cui balza viva un’anima risorta.

Subito mille pensieri addormentati, funebri crisalidi,
fremendo dolcemente tra tenebre pesanti,
ecco che spiegano le ali e prendono il volo,
tinti d’azzurro, lucidi di rosa, laminati d’oro.

Ecco che il ricordo inebriante ondeggia
nell’aria torbida, gli occhi si chiudono, la Vertigine
rapisce l’anima vinta, la sospinge a due mani
verso un abisso oscurato da miasmi umani,

e infine l’atterra sul bordo d’un abisso secolare:
qui, odorante Lazzaro che straccia il sudario,
si muove nel risveglio il cadavere spettrale
d’un vecchio amore rancido, affascinante e sepolcrale.

Quando sarò perduto nella memoria degli uomini,
quando m’avranno gettato nel vano d’un sinistro armadio,
vecchia fiala desolata, decrepita, polverosa,
sporca, abietta, vischiosa ed incrinata,

allora sì che sarò la tua bara, peste amabile!
Testimone della tua forza e virulenza,
caro veleno preparato dagli angeli! liquore
che mi rodi, tu, vita e morte del mio cuore!

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