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22 luglio 2020

Euridice a Orfeo – Marina Cvetaeva



dipinto di Charles Levier
Euridice a Orfeo – Marina Cvetaeva

Per chi ha sciolto gli ultimi brandelli
del velo (né guance, né labbra!…)
non è forse abuso di potere
Orfeo che scende nell’Ade?

Per chi ha slegato gli ultimi anelli
del terrestre… e sul talamo ha lasciato
l’alta menzogna del vedere in volto
e in dentro guarda – il nuovo incontro è spada.

È già pagato – con tutte le rose
del sangue – questo dovizioso taglio
d’immortalità…
Fino all’alto Lete
amante tu – io chiedo a te la pace

della smemoria… Giacché in questa casa
illusoria tu, vivo, sei fantasma, e vera
io, morta… Che posso dirti – oltre:
«Dimentica e abbandonami!»

Non riuscirai a turbarmi! Non mi farò portare!
Non ho neanche mani! Né labbra
da posare! Dal morso di vipera dell’immortalità
la passione di donna prende fine.

È già pagata – ricorda le mie urla! –
questa distesa estrema.
Orfeo non deve scendere a Euridice.
I fratelli – turbare le sorelle.

traduzione di Serena Vitale
da Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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