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21 settembre 2022

La sinistra - e.m.

Vignetta di Mauro Biani

La sinistra - e.m.

«La sinistra italiana è morta. Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette. Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alla politica della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno».

Luigi Pintor – dal suo ultimo editoriale per “il Manifesto”

 

“Quanto più la classe dominante è capace di assorbire gli elementi migliori della classe oppressa, tanto più solido e pericoloso è il suo dominio”

 

La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi.”

 

“Le idee dominanti di un'epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante.”

Karl Marx

 

Sono comunista! Urlo di essere orgogliosamente comunista più forte che posso. Sono di sinistra per storia, formazione e convinzione. Sono orgogliosamente comunista e lo rivendico. Ripudio, perciò, il tentativo di accantonare il comunismo nel novero dei termini obsoleti. Ripudio il tentativo di far passare il comunismo come il male e il capitalismo fondato sul profitto come il bene e come l’unico sistema possibile. Ripudio il tentativo reazionario e semplicistico di circoscrivere l’idea del comunismo al cosiddetto “comunismo reale” poiché i regimi dittatoriali di stampo fascista, compresi quelli nascosti  dietro la bandiera rossa, sono lontanissimi dall’idea professata da milioni di donne e di uomini. Sono comunista perché dello stalinismo non condivido nemmeno una virgola e perché Stalin è il dittatore che ha sterminato intere generazioni di comunisti. Sono anche convinto, per contro, che la rivoluzione russa non si può ridurre alla narrazione che fa dell’URSS l’impero del male. Sarebbe la stessa cosa, altrettanto semplicistica e fuorviante, se affermassi che la democrazia statunitense si fonda sullo sterminio di intere popolazioni indigene usurpandone i territori e cancellandone la storia oppure quella che ha cancellato le popolazioni di intere città come Hiroshima e Nagasaki o, più recentemente, Falluja; nemmeno sarebbe corretto dire che la democrazia statunitense è solo quella del disastro afgano. Sarebbe poco onesto affermare che la destra è solo quella di Hitler, Mussolini, Francisco Franco, Salazar, Pinochet, Videla, ecc. E sarebbe falso sovrapporre il vasto mondo dell’Islam al terrorismo. La storia e i fenomeni del secolo scorso, e di questo, sono ben più complessi di una frase buttata lì da un commentatore televisivo o scritta da un editorialista in un articolo di fondo. I fenomeni vanno studiati e approfonditi in ogni sfaccettatura altrimenti si fa del qualunquismo confusionario. Il comunismo è un’idea, un’idea meravigliosa della convivenza della società, le idee non muoiono e nemmeno si possono sopprimere. Il comunismo è un sogno e per realizzare i sogni bisogna saper sognare. Sono comunista e voglio urlarlo con orgoglio! 

Paese allucinato. Resto allibito di fronte ad affermazioni tipo quelle dell’esimio giornalista Paolo Mieli che vede comunisti e barbari ovunque senza mai scorgere i fascisti e i razzisti: “La realtà è che Letta nel Pd comanda per modo di dire… perché comanda ancora un nucleo che ha le proprie radici culturali nella storia e negli ideali della rivoluzione d’ottobre”. Mi chiedo come si possano affermare tali idiozie. Ma ormai poco mi stupisco giacché stampa e televisione sono divenute la cassa di risonanza di una narrazione di una realtà inesistente, che tende a riscrivere la storia a proprio piacimento e vantaggio, che fa dell’Italia una nazione di allucinati, di anestetizzati da dosi massicce di disinformazione comminate quotidianamente.

Superficialità. Gli opinionisti, i giornalisti, i conduttori, i politici che parlano in televisione, o scrivono sui giornali lo fanno come se loro fossero i migliori, i depositari di ogni verità e con soluzioni pronte per ogni necessità. È, questo, un atteggiamento ricorrente degli assertori della superiorità dell’Occidente. Si ha la presunzione di essere il centro del mondo e di essere sempre nella parte del giusto tralasciando la comprensione della storia e le ragioni del resto del mondo. Si parla mai degli ideali della rivoluzione di ottobre e di quello che era la Russia zarista? Si parla mai delle grandi civiltà dell’Oriente? Ci si sforza di capire la complessità di un grande Paese come la Cina? Si scava a fondo sulle ragioni per le quali in vaste aree del pianeta si muore ancora di fame? Ci chiediamo il perché delle guerre continue e del perché alcune ci interessano e altre no? Ecco, l’essere di sinistra è anche avere uno sguardo lungo e ampio, è avere la curiosità dello studio, è parlare del mondo come se fosse una cosa sola, è comprendere e mettere a nudo le innumerevoli contraddizioni del capitalismo. Parola desueta? No! Il sistema che regola, oggi, l’esistenza dei popoli del mondo si chiama capitalismo, si chiama mercato, si chiama profitto, si chiama accumulazione della ricchezza da parte di un numero sempre più ristretto di persone.

Esimi giornalisti con le bretelle rosse o no, con la erre moscia o no; esperti economisti o no e presuntuosi imprenditori, molti di essi grazie a concessioni statali pagate meno di un piatto di lenticchie, parlano di “mercato” quasi fosse un’entità suprema e neutrale, come se non fosse un sistema regolato dai grandi capitali, estraneo alla quasi totalità della popolazione mondiale. Il “mercato” ci viene raccontato come fosse un grande padre misericordioso che se va bene offre benessere a tutti. Nella realtà il mercato è una partita giocata solo dai ricchi. Naturalmente vince il più forte, e il più forte è chi ha più soldi. Come sempre e i deboli sono sopraffatti e se non hanno un loro partito, come adesso, sono sconfitti facilmente. Ebbene io sono comunista e ripudio il sistema capitalista, ripudio il libero mercato, ripudio il profitto a danno dei deboli, ripudio l’accumulo di ricchezze sconsiderate, ripudio la povertà e anche la carità quale lavacro delle coscienze dei ricchi.

Pd di sinistra? Con imperturbabile nonchalance molti politici, commentatori, giornalisti, opinionisti, analisti e lacchè tuttofare e tuttodire parlano di sinistra riferendosi a quell’agglomerato informe e mutevole chiamato Partito democratico la cui unica certezza sembra sia diventata quella di prostrarsi al grande economista, al tecnocrate iperliberista e attuale presidente del consiglio e chi non lo fa è un traditore. Niente di più sbagliato! Sfido chiunque a dimostrare che la maggioranza dei dirigenti di quel partito: Letta, Franceschini (quello di tutte le stagioni), Serracchiani, Delrio, Malpezzi, Ascani, Guerini, Boccia, Carbone (quello del ciaone), Bonafè, Marcucci, Lotti, il presuntuoso Bonaccini; oppure candidati al parlamento come Casini, Cottarelli, Furlan, Di Maio (seggio blindato) ecc. abbiano qualcosa in comune con la Sinistra. Nessuno potrà dimostrarlo perché, se va bene, si tratta di esponenti di centro. Certamente sono liberisti, ancor più certa è la loro abissale lontananza dai principi della socialdemocrazia. D’altra parte il Pd, a suo tempo, tra la possibilità di nuove elezioni e quella di un governo guidato da un altro grande economista scelse la seconda; scelse di far parte del governo Monti. Di quel periodo non si conserva un buon ricordo, non furono varati provvedimenti in favore dei meno abbienti, dei pensionati o dei lavoratori. Stessa scelta compiuta di recente con l’ingresso nel governo di un altro tecnico e con la sua difesa a oltranza. “L'economista è un rappresentante ideologico del capitalista.” afferma Karl Marx nei suoi “Manoscritti economico. Filosofici del 1844”, come dargli torto.

Sono comunista! La fantomatica agenda Draghi è lontanissima dalla sinistra e dal mio pensiero politico. E, lo dico con dolore, il Pd non può essere di sinistra e nel contempo sventolare la mitologica agenda Draghi.

Assenza della sinistra. È doloroso ammetterlo ma in Italia il pensiero di una sinistra strutturata, il partito capace di rappresentare le istanze dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei deboli, degli ultimi sono morti nei giorni della Bolognina nel novembre del 1989. L’assenza di un partito della sinistra, dei partiti strutturati, più in generale, ha causato la destrutturazione della democrazia. L’illusione di fare della televisione e dei social media i soli luoghi della politica sottraendola a sezioni, strade, piazze, periferie, luoghi di lavoro ha lasciato campo libero alle destre, al populismo, al qualunquismo, al razzismo, al proto fascismo. E in effetti siamo scivolati, in pochi anni, in una realtà simile a quella che precedette il fascismo. Sicuramente non ritornerà la dittatura del ventennio, ma una sorta di egemonia culturale pericolosa in grado di monopolizzare l’informazione e determinare le scelte del parlamento, stravolgimento della Costituzione compresa, si. Non ci scandalizzi, per favore per il parallelismo tra la situazione attuale e il periodo che precedette l’avvento del fascismo; si vadano a studiare a riguardo le analisi di Antonio Gramsci e gli scritti di eminenti intellettuali viventi. Certo, sono passati cento anni da allora, e dopo un secolo le cose non possono accadere nel medesimo modo come una sorta di fotocopia della storia ma non si può negare una certa preoccupazione da parte di molti. Forse sarà per questo che il segretario del Pd sottolinea (tardivamente e dopo averla favorita con scelte scellerate) il pericolo della vittoria della destra nella imminente tornata elettorale.

Il malinteso chiamato Pd. Per contrastare l’onda montante di razzismo proto fascista e aprire un fronte contro i pericoli di una destra che affonda nel fascismo le proprie radici bisognerebbe tornare a fare la politica come la stessa richiede: tesseramento, militanza, discussione, confronto, incontri con la cittadinanza, selezione di una classe dirigente, condivisione degli obiettivi politici, lavoro di squadra. Tutto il resto sono scorciatoie dannose oltre che inutili, come insegna la storia recente che ha condotto la grande aree politico-culturale della sinistra italiana all’irrilevanza, a non essere rappresentata, all’astensione oppure a un voto dato per inerzia. Quel partito non c’è. Il partito che avrebbe dovuto svolgere quella funzione nel centrosinistra italiano ha dissipato la sua forza, ha disperso patrimoni di idee, di persone di voti. Ha vanificato l’entusiasmo di centinaia di migliaia di giovani. E non sono sufficienti (spesso sono dannose) le comparsate nei talk show di dirigenti improbabili, inadeguati, impreparati, contraddittori. Dirigenti, il più delle volte parlamentari  non per meriti ma per nomina da parte di un capo clan. La proposta politica non può essere il continuo inseguimento a Giorgia Meloni, alle sue parole, agli slogan funzionali a mantenere viva l’attenzione del proprio elettorato. Non può essere solo il parlare delle contraddizioni della Lega di Matteo Salvini o di Silvio Berlusconi. Non può essere la continua demonizzazione di Giuseppe Conte colpevole nientepopodimeno di non aver votato al senato (voto per altro ininfluente) la fiducia al migliore. È poi una colpa difendere i capisaldi del proprio programma elettorale dai continui attacchi? La campagna elettorale non può essere il continuo richiamo al “voto utile” per l’ennesima volta. Utile per cosa? Tanti voti “utili” hanno consentito per anni e anni la permanenza al governo della presunta sinistra con il risultato di far crescere a dismisura le destre con la prospettiva di avere un governo della destra razzista e proto fascista dopo il 25 settembre. L’unica scelta sensata per evitare un governo di destra sarebbe stata un’alleanza elettorale con il Movimento 5 stelle. Se il Pd ha scelto altro e non c’è voto utile che tenga. La colpa della sconfitta sarà solo sua.  

Vorrei un partito di sinistra. Vorrei il Pd raccogliesse l’eredità della grande tradizione dei partiti di massa, ma sarebbe troppo lunga la lista delle scelte inopportune o completamente sbagliate fatte in nome della sinistra nel passato recente ma tutti è chiaro lo stato della sinistra di oggi (o centrosinistra o campo largo o campo stretto): un pugile suonato, messo nell’angolo, incapace di reagire ai fendenti che arrivano da tutte le parti, tranne che dall’establishment. C’è una perdurante assenza dai territori, dalle periferie, dai luoghi di lavoro, le sezioni quasi sempre chiuse, sono abolite le assemblee e gli incontri pubblici, nessun confronto con la realtà, partito senza una struttura politica capace di contare, candidati nominati dalle oligarchie, senza mai uno sforzo di generosità verso l’esterno. La conseguenza è quella di aver ridotto il parlamento a un “accampamento” di persone senza qualità. Si aggiunga la quasi estraneità al mondo della cultura, quella cultura che per il Partito Comunista Italiano costituiva leva essenziale per la crescita del partito e dell’intera società. Chi è il responsabile della cultura del Pd? Ce n’è uno? Se c’è non se ne avverte la presenza. E non basta dire “ci proviamo” di fronte alle critiche, non basta arroccarsi nei palazzi del potere. No, non basta essere forza di governo se si perde ogni legame con la realtà, se non si creano dei gruppi dirigenti, anche qui sarebbe opportuno rileggere Gramsci quando parla di partito e della sua organizzazione. I gruppi dirigenti dei partiti sono morti perché sostituiti dai rappresentanti nelle istituzioni. Il peggiore errore che si potesse fare lo si è fatto sistematicamente solo per la conservazione della poltrona. Sovrapporre il livello politico con le rappresentanze istituzionali ha desertificato le sezioni fino all’inattività o le ha trasformate in sedi di comitati elettorali del capo clan di turno. Il Pd analogamente all’intero centrosinistra appare come quel pugile suonato, che dovrebbe reagire con forza invece resta immobile: perde quando governa e anche quando è all’opposizione (si fa per dire). È incapace di qualsiasi reazione univoca. Ognuno ha una propria linea. Ognuno spara a vanvera il suo “Ciaone”, Ognuno dissemina la sua dose di arrogante sconfitto e perdente, ognuno si sente in dovere di svuotare le tasche delle verità solo a loro visibili.

Per concludere. Vorrei una sinistra, orgoglioso di essere sinistra. Vorrei un partito capace di parlare di sentimenti, uguaglianza, solidarietà, giustizia, diritti, difesa dell’ambiente. Vorrei una sinistra capace di parlare al cuore. Vorrei una sinistra che candidasse i migliori, coloro di difendere e attuare la Costituzione. La sinistra Italiana ha per lungo tempo, infatti, avuto come guida la Costituzione, germogliata dalla lotta partigiana, dove i nostri padri costituenti avevano descritto un sogno. Purtroppo quel sogno è andato in frantumi per l’insipienza e la pochezza dei leader della sinistra di oggi. Gli altri, le destre, sono nemici dichiarati del sogno descritto nelle pagine meravigliose della Costituzione perciò difenderla è compito della sinistra.

Sono comunista! Urlo di esserlo più forte che posso.


 

6 commenti:

  1. Mi ci sono trovata per caso ( accade quasi sempre così, quando si fa ricerca ) su questo blog interessante : ho letto alcune poesie tue- belle nella loro spontaneità - e questo post sulla " sinistra ".
    Ci tornerò.

    Frida

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    1. Grazie. La mia è una sorta di poesia narrativa. Provo a creare un'atmosfera quasi cinematografica. Non so se ci riesco, a me basta suscitare un'emozione.

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  2. Scrive molto bene e di temi essenziali che potrebbero essere ampliati da una discussione . Non si chiede come mai blog come il suo ( a differenza di gente che racconta scempiaggini ) non raccolgono commenti ?
    Credo che la domanda contenga in sé anche la risposta.
    Ma allora: per Chi scrive?
    Troppo facile e scontato dire : " Scrivo per me, per piacere personale".
    Si scrive sempre per qualcuno ( manifesto o no).
    Vorrebbe rispondermi?
    Grazie.
    Frida ( francesca )

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  3. Certamente è troppo facile dire "scrivo per me" ma nel deserto culturale nel quale viviamo, grazie anche ai presunti dirigenti della sinistra, è difficile trovare qualcuno disposto a leggere più di dieci righe. Mi creda, lo dici con la morte nel cuore perché vorrei poter discutere, ritornare a parlare, purtroppo non esistono più i luoghi della discussione né le persone (o sono poco numerose) disposte a impiegare il proprio tempo a parlare di politica, di cinema, di un libro. Grazie per il suo commento.

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  4. Sono molto contenta che mi abbia risposto.
    Se vuole, se crede, io ci sono... e farebbe piacere anche a me perché soffro dello stesso senso di solitudine culturale ( ma anche umana) che nasce dall'indifferenza ( o nel credere solo a se stessi . Lei trova qualcuno che sia disposto - oggi - a rinunciare alle luci dei riflettori per discutere su qualcosa che sia diverso dal proprio Ego? )

    Se clicca sull'immagine, può trovare il sito da cui le scrivo.
    Buona continuazione!

    P.S. Per quanto riguarda il suo intento di " creare emozioni" è quello che mi propongo ( nel mio piccolo ) anch'io.
    Non so se ci riesco, ma comunque ci provo...

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    1. Ho dato uno sguardo veloce al tuo blog: bello!! Noto gusti e interessi comuni. Per quanto riguarda il decadimento culturale e la scarsa propensione al dialogo credo che negli ultimi venticinque anni, con l'avvento del berlusconismo televisivo e trasmissioni no stop i sciocchezze varie condotte da sciocchi conclamati si sia instaurato lentamente la propensione ad estraniarsi dal reale per tuffarsi in una realtà televisiva. Stessa cosa è alla base del decadimento di quella che una volta era definita "opinione pubblica". Mi scuso per l'estrema sintesi ma credo che saprai cogliere il senso di quello che intendo dire.

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