Di sereno adamàntino su ’l vasto
Squallor d’autunno il cielo azzurro brilla,
Come di sua beltà nel conscio fasto
La tua fredda pupilla.
Come a te velo tenüe le membra
Nel risorger del tuo bel giorno a l’opre,
Nebbia la terra, che addormita sembra,
Argentëa ricopre.
Ed immoti per essa ergon le cime
Irte e umide i grigi alberi muti,
Quai nel pensier cui la memoria opprime
I dolci anni perduti.
E via sovr’ essi indifferente il sole,
Che al bel maggio rideva entro la folta
Fronda, ora fulge e non riscalda. O Jole,
Amiam l’ultima volta.
Squallor d’autunno il cielo azzurro brilla,
Come di sua beltà nel conscio fasto
La tua fredda pupilla.
Come a te velo tenüe le membra
Nel risorger del tuo bel giorno a l’opre,
Nebbia la terra, che addormita sembra,
Argentëa ricopre.
Ed immoti per essa ergon le cime
Irte e umide i grigi alberi muti,
Quai nel pensier cui la memoria opprime
I dolci anni perduti.
E via sovr’ essi indifferente il sole,
Che al bel maggio rideva entro la folta
Fronda, ora fulge e non riscalda. O Jole,
Amiam l’ultima volta.
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