Don Juan and Sancho Panza - Gely Korzhev-Chuvelyov
Don Chisciotte - Enzo Montano
“lo spavento e la paura;
fu per lui la gran ventura
morir savio e viver matto”
Chi l’avrebbe detto Sancio…
ossa rotte e bastonate a cominciare dai mulini
(ma che belle le carezze delle pale al bianco delle nubi)
assaliti dai pastori inferociti tra pascoli e ginestre
(ma la fame annebbia la mente, il cuore già lo era)
odo gli schiamazzi dell’assalto ai burattini
(semplice contesa tra diversi sogni per saggiare le armi)
botte da orbi anche da quei frati bui
(quanto fascino la dama di Siviglia nella sua organza frusciante).
Come spiegare al mondo intero mio scudiero che
barbieri funerali pecore e mulini
sono simboli reali di questa dura e cinica realtà nemica
tra tutti questi specchi deformanti che ottundono il cervello
ma
è vero fallimento la sconfitta di uno slancio generoso?
E quanto vile il riso di signori e duchi dietro un folle?
Derisi canzonati sbeffeggiati
difficile comprendere il volteggiare sul confine
di una realtà dalla saggezza piatta mai vissuta come mia,
troppo piccola la mia Mancia (e ogni altra) per l’immaginazione
chiamata a ponderare voli tra ideali sottaciuti
fastidiosi i doveri della noia del rosario quotidiano.
Sarei viaggiatore altrove già da tempo senza i libri
e i loro mondi alternativi assenti di confini
capaci di innalzare sentieri verso gli astri
altro che sbarre di una gabbia in cui mi sarei rinserrato
altre sono le prigioni costruite dal vero dimenticando il dubbio…
poi dei tomi ne hanno fatto un rogo, quale onta,
il mio tempo adesso ha scadenza
sono gli ultimi granelli della sabbia che fluisce nell’inverno
la supremazia sullo scirocco della fredda tramontana si realizza
ultimo baluardo contro i predatori dei mondi incantati.
Allora…
Adelante adelante Ronzinante via per la spenta Spagna
Adelante adelante sulle tracce del basilico pungente
l’investitura in osteria un rito necessario
alla dispensa delle parole colorate per i cuori
pennellate al nuovo mondo della mia dolce Dulcinea
questa l’impresa del cavaliere dalla trista figura!
… mio caro amico al fin l’impresa è riuscita
Il mondo l’abbiamo cambiato per davvero
io cavaliere dei leoni tu padrone di maniero e Barattaria
in questa nuova dimensione perfino Clavilegno assale il cielo
osserva amico mio:
il mondo si è fermato e siamo scesi
per contemplare quel sole che non tramonta mai
ecco il regno vero, orizzonte infinito della luce
vascelli volanti, isole scomparse e ritrovate
schiere di poeti sognatori saltimbanchi ballerine e nani imbellettati
con la forza inarrestabile di sogni straordinari
la vera leva su cui il mondo poggia il suo girare.
Ci ha deriso il mondo intero
di paradossi ne abbiamo fatto leggende
di oscure bettole castelli veri di sguattere gran dame
e Dulcinea da contadina rozza, soave Signora del Toboso.
Alla fin della tenzone
pronto per il luogo del non dove
perpetua tu la battaglia contro il fato
mio compagno di avventure sgangherate
con gli altri sbrindellati sotto l’egida di Bacco
levate all’azzurro dell’eterno calici colori e fiori.
Ti saluto caro Sancio affidandoti il mio motto
“por la libertad, así como por la honra, se puede y debe aventurar la vida.”
… sono a tua disposizione fido scudiero
prendimi nella tua schiera mio gran cavaliere sarò tuo servitore
raccoglitore instancabile di gioielli in purezza cesellati
in cristalli di grandine e neve.
“lo spavento e la paura;
fu per lui la gran ventura
morir savio e viver matto”
Chi l’avrebbe detto Sancio…
ossa rotte e bastonate a cominciare dai mulini
(ma che belle le carezze delle pale al bianco delle nubi)
assaliti dai pastori inferociti tra pascoli e ginestre
(ma la fame annebbia la mente, il cuore già lo era)
odo gli schiamazzi dell’assalto ai burattini
(semplice contesa tra diversi sogni per saggiare le armi)
botte da orbi anche da quei frati bui
(quanto fascino la dama di Siviglia nella sua organza frusciante).
Come spiegare al mondo intero mio scudiero che
barbieri funerali pecore e mulini
sono simboli reali di questa dura e cinica realtà nemica
tra tutti questi specchi deformanti che ottundono il cervello
ma
è vero fallimento la sconfitta di uno slancio generoso?
E quanto vile il riso di signori e duchi dietro un folle?
Derisi canzonati sbeffeggiati
difficile comprendere il volteggiare sul confine
di una realtà dalla saggezza piatta mai vissuta come mia,
troppo piccola la mia Mancia (e ogni altra) per l’immaginazione
chiamata a ponderare voli tra ideali sottaciuti
fastidiosi i doveri della noia del rosario quotidiano.
Sarei viaggiatore altrove già da tempo senza i libri
e i loro mondi alternativi assenti di confini
capaci di innalzare sentieri verso gli astri
altro che sbarre di una gabbia in cui mi sarei rinserrato
altre sono le prigioni costruite dal vero dimenticando il dubbio…
poi dei tomi ne hanno fatto un rogo, quale onta,
il mio tempo adesso ha scadenza
sono gli ultimi granelli della sabbia che fluisce nell’inverno
la supremazia sullo scirocco della fredda tramontana si realizza
ultimo baluardo contro i predatori dei mondi incantati.
Allora…
Adelante adelante Ronzinante via per la spenta Spagna
Adelante adelante sulle tracce del basilico pungente
l’investitura in osteria un rito necessario
alla dispensa delle parole colorate per i cuori
pennellate al nuovo mondo della mia dolce Dulcinea
questa l’impresa del cavaliere dalla trista figura!
… mio caro amico al fin l’impresa è riuscita
Il mondo l’abbiamo cambiato per davvero
io cavaliere dei leoni tu padrone di maniero e Barattaria
in questa nuova dimensione perfino Clavilegno assale il cielo
osserva amico mio:
il mondo si è fermato e siamo scesi
per contemplare quel sole che non tramonta mai
ecco il regno vero, orizzonte infinito della luce
vascelli volanti, isole scomparse e ritrovate
schiere di poeti sognatori saltimbanchi ballerine e nani imbellettati
con la forza inarrestabile di sogni straordinari
la vera leva su cui il mondo poggia il suo girare.
Ci ha deriso il mondo intero
di paradossi ne abbiamo fatto leggende
di oscure bettole castelli veri di sguattere gran dame
e Dulcinea da contadina rozza, soave Signora del Toboso.
Alla fin della tenzone
pronto per il luogo del non dove
perpetua tu la battaglia contro il fato
mio compagno di avventure sgangherate
con gli altri sbrindellati sotto l’egida di Bacco
levate all’azzurro dell’eterno calici colori e fiori.
Ti saluto caro Sancio affidandoti il mio motto
“por la libertad, así como por la honra, se puede y debe aventurar la vida.”
… sono a tua disposizione fido scudiero
prendimi nella tua schiera mio gran cavaliere sarò tuo servitore
raccoglitore instancabile di gioielli in purezza cesellati
in cristalli di grandine e neve.
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