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10 giugno 2017

Dire non dire – Roberto Sanesi

Maurits Cornelis Escher - drawing hands

Dire non dire – Roberto Sanesi

dire non dire, dissimulare dicendo, spostare
il segno, il confine – per evitare (che cosa?)
dev’essere infatti per ragioni pratiche che esiste,
da qualche parte, una realtà prestabilita

questo mare ingabbiato dalla sabbia, dove le code
e le cannule e le chele si esibiscono, acrobate,
e appaiono e scompaiono nelle frane, recinto
dalle reti, dalle griglie, dal grigio topo di questo
novembre di rancori,
con la tetraggine e il resto,
che gli si addice, e tu che ti introduci
con alghe morte e parrucca, le labbra serrate,
mentre sto ancora pensando a che consigli dare
(come sarebbe, dicono, democrazia o amore)
sulla provocazione, fruscìo di ciottoli, scroscio
di rudezza, tenerezza della pietra,
e il macinarsi insieme del dubbio – dev’essere
per ragioni pratiche, senza dimenticarti, o magari fingendo,
che uno si mette in tasca la notte,
se l’appallottola, la strappa con le unghie non visto,
la tortura come un rosario arabo, non tanto
per passare il tempo, ma per adeguarsi al dolore,
per stabilire il luogo dell’addio (cosa ce ne facciamo
di un dito infilato nella sabbia, di un rimando),
con questo mare che sbatte, che rotola e sgretola,
e la pioggia di traverso, il va e vieni del dramma
di chi non riconosce né il suono né il senso

del dire, non dire, dissimulare, annegare, spostare
la fitta, la ferita, il girotondo delle dita fra i capelli,
per ritrovarsi un’immagine (sua, mia, di lei, ecc.)
che poi risulta prestabilita – cosa ce ne facciamo
dei rapporti, dei meriti, degli errori, dei nodi, dei paradigmi
di questa cosa splendida e idiota – nemmeno fosse la vita

novembre 1976

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