dipinto di Alfredo Protti
Ho
paura! Sei un errante e un giorno te ne andrai - Gezim Hajdari
Ho
paura! Sei un errante e un giorno te ne andrai,
non manterrai la tua
promessa di besa
e l’anima mia non riuscirà a
trovare pace in cima alla collina buia,
tu mi fai solo soffrire,
uomo dagli occhi di falco,
non lascerò che mi trasformi
in polvere e cenere;
ma appena mi sfiori, non
resisto
la mia carne freme, perdo la
memoria e mi arrendo al tuo destriero guerriero.
Mio amante folle,
venuto dal freddo
con il freddo
vieni,
voglio fare l’amore dodici
volte al giorno come una pernice;
sono giovane e ti sazierò,
ti inebrierò con i miei
profumi d’Oriente fino a farti perdere
la via del ritorno,
ti guiderò da collina a collina,
da fuoco a fuoco,
da valle a valle,
e da verde a verde.
Ti
porterò nella mia regione, terra di terremoti,
ti racconterò fiabe
d’Oriente d’inganni e tradimenti,
ti trasformerò in un cuculo
che fa il nido nella mia
selva ombrosa
e non abbandona il luogo del
suo canto.
Nel mio letto dimenticherai
la tua patria dell’Est
che ti ha fatto nascere per
essere il suo martire
e ti salverò dalla
maledizione dei xhin .
Ti amo per le tue notti,
[per il tuo cuore di
ghiaccio,
[per i tuoi coltelli
affilati nella pietra,
[per il tuo delirio;
mio seme di contadino
voglio essere la tua capra
del villaggio di una volta,
per farti bere nel mio seno
succoso
che fa aumentare il tuo
desiderio di ex pastore virile.
Diventerò la tua favorita
per leggere il tuo destino
e chiamarti con un altro
alfabeto;
chiederò alle tue Zana che
m’insegnino a leggere
il cielo e la terra come i
tuoi avi,
per stregarti e sedurre la
tua anima arida
[da monaco mesto.
Ruberò alle spose del fiume
la chiave per aprire la porta
invalicabile della tua stanza
sgombra
e
offrirti una coppa di dolce fiele coltivata nei campi
dei tuoi versi erranti
e vederti ai mie piedi.
Succhierò il sapore amaro
delle tue labbra esuli,
ti bacerò fino alla morte
per sottometterti almeno una
volta
e sentirmi regina
e tu il guardiano d’ombre
che mancherà alla besa Kanùn .
–
Baciami e abbi pietà di questo corpo martoriato
che emana gioia e spavento
e vaga di esilio in esilio,
umiliato ed offeso dai tiranni della sua prima patria.
Baciami e prega per queste braccia superstiti
nella dittatura
e ferite nella libertà,
per queste mani cresciute sotto la nudità della pioggia,
per queste labbra che tremano sotto il cielo oscuro dell’Occidente,
per questo Verbo diventato amore e sacrificio.
Accogli questi occhi sconfitti e insanguinati
[fuggiti alla morte di notte,
sempre in allerta pensando che qualcuno m’insegua;
benedici questo sguardo sepolto dal Tempo,
togli queste spine nere dalla mia pelle,
lenisci le mie stigmate,
accarezza le mie pietre
per alleggerire il loro peso prima che mi uccidano.
Non ascolti il nostro sangue rosso che pulsa nelle vene,
le peligòrghe che ci cantano nelle dita?
Mia pernice che profumi d’Oriente,
amiamoci morendo di fronte ai coltelli
e all’alba rinasciamo di nuovo in questo mondo di terrore;
baciamo i nostri corpi innocenti condannati al confine
come se fosse l’ultimo bacio dell’ultimo giorno,
come se fosse eterno,
per tentare se è possibile amarci ancora una volta.
Non ti spaventare, sono le tortore impaurite che si alzano in volo
e le ombre delle colline, quelle che cadono sui nostri corpi,
ora i fulmini giacciono nelle grotte marine oltre l’occhio del giorno.