La signora
Atropo?
Esatto,
sono io.
Delle tre
figlie della Necessità
Lei è quella
con la fama peggiore.
Grossa
esagerazione, poetessa mia.
Cloto
tesse il filo della vita,
ma
quel filo è sottile,
non
è difficile tagliarlo.
Lachesi
con la pertica ne fissa la lunghezza.
Non
sono innocentine.
Però le forbici
sono in mano Sua.
Giacché
lo sono, ne faccio uso.
Vedo che anche
ora, mentre conversiamo…
Sono
lavorodipendente, questa è la mia natura.
Non si sente
annoiata, stanca,
assonnata
quantomeno di notte? No, davvero no?
Senza ferie,
weekend, feste comandate
o almeno brevi
pause per una sigaretta?
Ci
sarebbero arretrati, e questo non mi piace.
Uno zelo
inconcepibile.
Senza mai
qualche riconoscimento,
premi,
menzioni, coppe, medaglie?
Magari diplomi
incorniciati?
Come
dal barbiere? Molte grazie.
Qualcuno
L’aiuta? E se sì, chi?
Un
paradosso niente male – appunto voi, mortali.
Svariati
dittatori, numerosi fanatici.
Benché
non sia io a costringerli.
Per
loro conto si danno da fare.
Di sicuro anche
le guerre devono rallegrarLa,
in quanto danno
un bell’aiuto.
Rallegrarmi?
È un sentimento sconosciuto.
Non
sono io che invito a farle,
non
sono io che ne guido il corso.
Ma
lo ammetto: è grazie a loro soprattutto
che
posso stare al passo.
Non Le dispiace
per i fili tagliati troppo corti?
Più
corti, meno corti –
solo
per voi fa la differenza.
E se uno più
forte volesse sbarazzarsi di Lei
e provasse a
mandarLa in pensione?
Non
ho capito. Sii Più chiara.
Riformulo la
domanda: Lei ha un Superiore?
…
Passiamo alla domanda successiva.
Non ne ho
altre.
In
tal caso, addio.
O
per essere più esatti…
Lo so, lo so. Arrivederci.
da Wislawa Szymborska. La
gioia di scrivere, tutte le poesie (1945 – 2009)
a cura di Pietro Marchesani - Adelphi Editore
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