17 luglio 2018

Rosso – Cristina Ali Farah

Rosso  – Cristina Ali Farah

Alba spumosa, ci sorprendesti offuscati e soli,
mentre andavamo per sempre.
Io, sulla camionetta sudicia e un involucro prezioso tra le braccia.
Fissavo attonita i fucili appoggiati sulle spalle.
Guerriglieri accompagnavano il nostro addio. E la sabbia ricopriva tutto.
Tra le dune scivolose, rare capanne.
Uscivano gridando i bambini e le donne tendevano il braccio.
Aspetta.
Questo è l’estremo saluto.
Ancora l’angoscia non ha invaso i loro volti. Ne percepisco il sentore.
Ora mi accorgo di avere le labbra salate.
Ma il cielo è terso, limpido, ceruleo.
Fuggo dalla morte e la porto con me.
Se non fosse per il viso sereno dei fanciulli.
Lontano si delinea l’Oceano.
E vedo ferruginosa e pesante un’ottusa nave da guerra.
Un guerrigliero alza il mantello rosso al vento, l’altro afferra due lembi.
Ondeggia fluttuante come pesce marino, il mantello rosso.
E si alza, dall’ottusa nave da guerra, une libellula d’acciaio.
Mio padre dice: «L’elicottero sarà qui tra poco, corri».
Ma le mie gambe si muovono a stento.
Da poche ore tenera pulsante creatura è sorta dal mio ventre.
Ora stringo al petto il prezioso involucro.
La libellula si alza. Mio padre gesticola frenetico.
Ma non sento la sua voce. E mi giro.
Vedo il guerrigliero con il mantello rosso.
È molto giovane, come me. Forse ha diciotto anni.
E nasconde il torace con il mantello rosso.
Sorride.
«Ora tornerà a prendere anche te» mi dice.
«E tu non vieni?»
La sua testa ondeggia. Come il mantello rosso.
E tiene il fucile a tracolla. Ma il sorriso è candido, aperto, innocuo.
Nella libellula, circondata da pareti d’acciaio, osservo per l’ultima volta.
E vedo un lungo cordone di guerriglieri circondare la spiaggia.
Poi al centro un mantello rosso.
Che fluttua, si contorce, si allarga.

Trad. Olivier Favier

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