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5 agosto 2018

da “Il canto del ribelle” - Joanne Harris

da “Il canto del ribelle” - Joanne Harris

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Era una piccolissima vendetta, ma mi dava comunque soddisfazione. Non avevo avuto in mente di sfidare gli dèi, solo di causare quanto più disagio possibile senza destare sospetto. E la vicenda della collana di Freyja aveva già provocato la sua parte di disagio: a Freyja e ai Vanir, certo, ma anche a Heimdall, la cui posizione di fiducia io avevo pregiudicato; a Frigg, la moglie di Odino, la cui lealtà aveva subito un colpo; e, naturalmente, allo stesso Odino, che si era rivelato un vecchio imbecille del genere più classico, perdendo la testa per una ragazza.
E la cosa più grandiosa al riguardo? Erano stati loro stessi la causa del proprio dispiacere. Io ho detto soltanto la verità e ho lasciato che la loro indole facesse il resto. Avidità, odio, gelosia – tutte le emozioni che corrompono con cui Odino mi aveva infettato – si sono ritorti contro di loro. Credetemi, è stato bello.
Ma quello è stato soltanto l’inizio. Un antipasto, se volete. Io volevo averli tutti ai miei piedi un giorno, a chiedere aiuto, così avrei potuto cacciarli via con un calcio e ridere mentre crollavano... Tuttavia, ogni cosa a suo tempo, mi sono detto. Ci vogliono più di un paio di pietre per abbattere una fortezza nemica. E avevo tutto il tempo dei Mondi per mettere il Vecchio in ginocchio. Ho deciso di stare sul sicuro per un po’, tentare di fingere di essere uno della compagnia finché si fosse presentata un’altra opportunità. Quanto a Odino, gliel’avevo fatta pagare per Brokk e il punteruolo, e adesso lui immaginava che fossimo pari.
Ma, con il passare del tempo, mi sono accorto che la faccenda con Freyja lo aveva cambiato. Si è fatto via via più lunatico e introverso. Gli era sempre piaciuto viaggiare, ma adesso lasciava Asgard più spesso che mai, solo, a parte Sleipnir, il suo cavallo, e spesso per settimane e mesi di seguito. Nessuno sapeva dove andasse durante quelle lunghe assenze, ma io sapevo che prediligeva i Mondi di Mezzo, e soprattutto l’Interno, dove camminava inosservato e in incognito e il Popolo raccontava ogni genere di storie su di lui.
È vero, la maggior parte le diffondeva lui stesso, facendosi passare per un cantastorie ambulante, ma gli piacevano comunque, e apprezzava il modo in cui il Popolo esprimeva la propria devozione. Ciò che apprezzava di meno era il fatto che Thor era di gran lunga più famoso, almeno presso il Popolo. Sospetto possa esserci stato un po’ di attrito fra padre e figlio: la forza fisica di Thor forniva un’eccellente protezione per Asgard, ma in segreto Odino si rammaricava che loro due fossero tanto diversi. Quanto al figlio più giovane, Balder... be’, Frigg lo adorava, ma Odino... be’... Basti dire che ogni volta che Balder era nei paraggi Odino trovava sempre una scusa per essere da qualche altra parte.
Posso capire perché. C’era un lato oscuro in Odino, un lato oscuro che solo io capivo, e vedevo come lo logorava, divorandolo da dentro. Però, amici, questo è il prezzo della divinità. Salvaguardare l’Ordine non è facile, specialmente in un mondo in cui il Caos combatte sempre per riconquistare il controllo. Il piccolo mondo dell’Interno, in qualche modo, dava conforto al Vecchio; ecco perché ci andava tanto spesso, anche se si avventurava pure fin nei regni della Gente delle Rocce e della Gente dei Ghiacci, sempre in segreto e sotto mentite spoglie, non raccontando a nessuno dove andava, nemmeno a Frigg, nemmeno a me.
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Traduzione di Laura Grandi

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