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7 dicembre 2018

L’assaggiatrice – Giuseppina Torregrossa

dipinto di Mario Tozzi
L’assaggiatrice – Giuseppina Torregrossa

Accarezzo Hamed, le mie mani scivolano sui suoi vestiti, si soffermano sulla sua pelle, le osservo mentre si muovono al suono della musica. Sono piccole, tonde e grassottelle, ma il gesto le fa sembrare eleganti, lunghe, affusolate, mi piace guardarle. L’armonia aleggia nell’aria, circonda i nostri corpi e li fa vibrare intensamente. Gli apro i pantaloni e mi assale un’inquietudine che diventa sempre più forte, sempre più spessa, si condensa attorno a noi e riempie lo spazio piccolo della cucina. Mi fermo a respirare, mi stacco da Hamed, chiudo gli occhi, l’aria calda mi attraversa il naso, la gola e mi rende più calma, fa sedimentare la passione. Assaggio un po’ di vino e aspetto che lui prenda l’iniziativa. Ma non si muove, fermo e sorridente continua a guardarmi e poi sussurra: «Scendi sulla mia pancia, passa la tua bocca qui», mi mostra un sesso duro e forte, «adesso soffia».
Eseguo con un po’ di esitazione, domandandomi cosa farò quando sarà sparito e alla noia di tutti i giorni si aggiungerà la tristezza per la sua lontananza; ma poi vuoto la mente di ogni malinconia e scelgo di assecondarlo.
Hamed assapora il momento, assaggia la pignoccata, ognittanto beve mentre io continuo. Il suo corpo mi guida senza bisogno di parole, ma mi prende di nuovo la curiosità dannosa di sapere qualcosa di più della sua vita. Lui mi legge nella testa e forse anche nell’anima; si ferma, mi allontana dolcemente e sembra che abbia intuito i miei pensieri; Gaetano in tanti anni di matrimonio non l’ha mai fatto. Poi comincia a parlare: «Fermati e ascolta. Se ci tieni, ti racconto del vento che mi ha portato da te, ti descrivo alcune delle strade che ho percorso, così saprai chi e cosa mi ha spinto fin qui».

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