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10 settembre 2019

Prologo – Federico Garcia Lorca

foto Dariusz Klimczak
Prologo – Federico Garcia Lorca

Ecco il mio cuore,
Dio mio,
trapassalo coi tuo scettro, Signore.
È una cotogna
troppo autunnale
ed è marcio.
Strappa gli scheletri
dei lirici sparvieri
che tanto l'hanno ferito
e se hai un becco
togligli la sua scorza
di noia.

Ma se non lo vuoi fare,
non importa,
tienti il tuo cielo azzurro
che è tanto noioso,
il trescone degli astri.
E il tuo Infinito
perché chiederò in prestito
il cuore d'un amico.
Un cuore con ruscelli
e pini,
e un usignolo di ferro
che sopporti
il martello
dei secoli.

E poi Satana mi vuol molto bene,
è stato mio compagno
a un esame
di lussuria e il furbo
cercherà Margherita
me l'ha offerto -.
Margherita bruna,
su uno sfondo di vecchi olivi,
con due trecce di notte
d'estate,
perché io laceri
le sue cosce bianche.
E allora, Signore!
sarò ricco
come o più di te
perché il vuoto
non può paragonarsi
al vino
con cui Satana saluta
i suoi buoni amici.
Liquore fatto di pianto.
Che importa!
È lo stesso
del tuo liquore composto
di trilli,
Dimmi, Signore,
Dio mio!
Ci sprofondi nell'ombra
dell'abisso?
Siamo uccelli ciechi
senza nidi?

La luce si spegne.
E l'olio divino?
Le onde agonizzano.
Ti piaceva
giuocare come se fossimo
soldatini?
Dimmi, Signore,
Dio mio!
Non giunge il nostro dolore
alle tue orecchie?
Le nostre bestemmie non hanno fatto
babeli senza mattoni
per ferirti, o ti piacciono
i gridi?
Sei sordo? Sei cieco?
O sei guercio
di spirito
e vedi l'anima umana
con toni invertiti?

O Signore sonnolento!
Guarda il mio cuore
freddo
come un cotogno
troppo autunnale
che è marcito!
Se verrà la tua luce
apri gli occhi vivi:
ma se continui
a dormire,
vieni, Satana errante,
peregrino sanguinante,
portami Margherita
bruna tra gli olivi
con le trecce di notte
d'estate,
io saprò accenderle
gli occhi pensierosi
con i baci macchiati
di gigli.
E udrò una sera cieca
il mio Enrique! Enrique!
lirico,
mentre tutti i miei sogni
si riempiono di rugiada.
Qui, Signore, ti lascio
il mio cuore antico,
vado a chiederne un altro
nuovo a un amico.
Cuore con ruscelli
e pini,
cuore senza serpi
e gigli.
Robusto, con la grazia
di un giovane contadino
che attraversa il fiume
con un salto.

Vega de Zujaira, 24 luglio 1920

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