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7 gennaio 2020

da Don Camillo – Giovannino Guareschi

da Don Camillo – Giovannino Guareschi

Quando Peppone, seguito dalla commissione, si trovo davanti al Vescovo, fece fatica a incominciare il suo discorso. Ma poi prese l'aire.
«Eccellenza» disse «quello che ci avete mandato e un prete che non e degno delle tradizioni del capoluogo comunale.»
Il Vescovo alzo la testa per guardare la vetta di Peppone.
«Dite pure: cos'ha fatto?»
Peppone allargo le braccia:
«Per l'amor di Dio! Fatto, non ha fatto niente di grave… Anzi, non ha fatto niente… Il guaio e che, insomma… Eminenza: una mezza calzetta… voglio dire, un pretino cosi e roba da oratorio… Quello, quando e addobbato, scusate, ma sembra un attaccapanni con su tre paltò e un tabarro».
Il vecchio Vescovo tentenno gravemente il capo.
«Ma voi» disse con molta grazia «il valore dei sacerdoti lo misurate col metro e con la bilancia?»
«No, Eccellenza» rispose Peppone. «Mica siamo selvaggi! Il fatto e che, insomma, anche l'occhio vuole la sua parte, e in queste cose di religione e come per il medico dove conta molto la simpatia personale per via della suggestione fisica e della fiducia morale!»
Il vecchio Vescovo sospiro.
«Capisco, capisco, mi rendo conto perfettamente. Pero, beati figlioli, l'avevate un arciprete che pareva una torre, e siete stati proprio voi a venirmi a pregare di togliervelo dai piedi!»
Peppone corrugo la fronte.
«Monsignore» spiegò solennemente «si trattava di un "casus bello", un caso "sui generi" come si dice. Perche quello, come uomo, era una associazione a delinquere, nel senso che tirava per i capelli al precipizio con le sue pose dittatoriali e provocatorie.»
L«o so, lo so» disse il Vescovo. «Me l'avete gia detto l'altra volta, figliolo, e io come vedete l'ho allontanato. Appunto perche mi sono reso conto che si tratta di un uomo disonesto…»
«Un momento, scusi! » interruppe il Brusco. «Noi non abbiamo mai detto che sia un disonesto! »
«Se non un disonesto» continuò il vecchio Vescovo «don Camillo è un sacerdote indegno in quanto…»
«Scusil» o interruppe Peppone «noi non l'abbiamo mai detto che come sacerdote e uno che non fa il suo dovere. Noi abbiamo parlato dei suoi gravissimi difetti, delle sue gravissime colpe come uomo. »
«Appunto» concluse il vecchio Vescovo. «E siccome purtroppo l'uomo e il sacerdote si identificano, e siccome come uomo don Camillo rappresenta un pericolo per il prossimo, stiamo appunto pensando di rendere definitiva la sua sistemazione. Lo lasceremo là, in mezzo alle capre di Puntarossa. Se lo lasceremo, perché non è ancora deciso se permetteremo che continui a officiare o se lo sospenderemo a divinis. Staremo a vedere. »
Peppone confabulo un poco con la commissione, poi si volse:
«Monsignore» disse sottovoce, e sudava perche era costretto a parlare sottovoce «se l'autorità ecclesiastica ha dei motivi particolari per fare cosi, padronissima. Pero ho il dovere di avvertire che fino a quando non ritornerà il titolare effettivo della parrocchia nessuno andrà più in chiesa».
Il vecchio Vescovo allargo le braccia.
«Figlioli» esclamò «vi rendete conto della gravita di quanto state dicendo? Questa e una coercizione.»
«Nossignore» spiego Peppone «noi non coerciamo nessuno perché tutti staranno a casa per conto loro, e nessuna legge li obbliga ad andare in chiesa. È un semplice esercizio della liberta democratica. Perche gli unici che possono giudicare se un sacerdote va bene o no siamo noi, che lo abbiamo sulle costole quasi da vent'anni.»
«Vox populi vox Dei» sospirò il vecchio Vescovo. « Sia fatta la volontà di Dio. Riprendetevi pure il vostro cattivo soggetto. Pero non venite poi a lagnarvi che e un prepotente!»
Peppone rise.
«Eminenza! Le smargiassate dei bulli tipo don Camillo non ci impressionano certamente. L'altra volta si e fatto così per una semplice precauzione di carattere sociale e politico, per evitare che il pellerossa gli tirasse una bomba in testa.»
«Pellerossa sarai tu!» rimbecco risentito Gigotto, l'uomo cui don Camillo aveva tinto la faccia con l'anilina e cui aveva fatto vento con la panca. «Io non gli volevo tirare bombe. Io gli ho tirato semplicemente un petardo davanti a casa per fargli capire che io non ero disposto a lasciarmi prendere a pancate in testa, anche se lui era il reverendo arciprete.»
«Ah, sei stato tu, figliolo, a lanciare il petardo?» chiese con indifferenza il vecchio Vescovo.
«Be', Eccellenza» borbottò Gigotto «lei sa com'è. Quando uno si e preso una pancata in testa gli scappa facile qualche fesseria.»
«Capisco perfettamente» rispose il Vescovo, che era vecchio e sapeva prendere la gente per il verso giusto.

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