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30 settembre 2020

Sonetti a Orfeo 1, 3 – Rainer Maria Rilke

 Giorgio de Chirico - Orfeo trovatore stanco, 1970
Sonetti a Orfeo – Rainer Maria Rilke
1, 3
 
Un dio lo può. Ma un uomo, dimmi, come
potrà seguirlo sulla lira impari?
Discorde è il senso. Apollo non ha altari
all’incrociarsi di due vie del cuore.

Il canto che tu insegni non è brama,
non è speranza che conduci a segno.
Cantare è per te esistere. Un impegno
facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?

Quando astri e terra il nostro essere tocca?
O giovane, non basta, se la bocca
anche ti trema di parole, ardire

nell’impeto d’amore. Ecco, si è spento.
In verità cantare è altro respiro.
È un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.

Traduzione di Giaime Pintor 


 

Rainer Maria Rilke – Le rose XXIII

 Anthony van Dyck - Ritratto di una donna con una rosa, tra il 1635 e il 1639, dettaglio
Rainer Maria Rilke – Le rose
XXIII
 
Rosa, venuta molto tardi che le notti amare arrestano
nella loro troppo siderale chiarità,
rosa, dimmi tu le facili delizie complete
della tua sorella d’estate?
Per giorni e giorni ti vedo che esiti
nella tua guaina serrata troppo forte.
Rosa che, nascendo, ti vedo imitare
le lentezze della morte.
Il tuo mutevole stato ti fa conoscere
in un mélange dove tutto si confonde,
l’ineffabile accordo del niente e dell’essere
che noi ignoriamo?

Trad. Pierangela Rossi

Morire alla mia musica!, Emily Dickinson

 dipinto di Gulyas Laszlo

Morire alla mia musica!, Emily Dickinson

 

Morire alla mia musica!

Ribolli! Ribolli!

Tienimi finché l’Ottava corre!

Presto! Irrompi dalle Finestre!

Ritardando!

La Fiala è rimasta, e il Sole!

 

trad. Giuseppe Ierolli

 

29 settembre 2020

Scirocco - Feancesco Guccini

 Konstantin Razumov – In The Café, olio su tela
Scirocco - Feancesco Guccini
 
Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco
Che trasforma la realtà abusata e la rende irreale
Sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco
E in via dei Giudei volavan velieri come in un porto canale
Tu dietro al vetro di un bar impersonale
Seduto a un tavolo da poeta francese
Con la tua solita faccia aperta ai dubbi
E un po' di rosso routine dentro al bicchiere
Pensai di entrare per stare assieme a bere
E a chiacchierare di nubi
Ma lei arrivò affrettata danzando nella rosa
Di un abito di percalle che le fasciava i fianchi
E cominciò a parlare ed ordinò qualcosa
Mentre nel cielo rinnovato correvano le nubi a branchi
E le lacrime si aggiunsero al latte di quel tè
E le mani disegnavano sogni e certezze
Ma io sapevo come ti sentivi schiacciato
Fra lei e quell'altra che non sapevi lasciare
Tra i tuoi due figli e l'una e l'altra morale
Come sembravi inchiodato
Lei si alzò con un gesto finale
Poi andò via senza voltarsi indietro
Mentre quel vento la riempiva
Di ricordi impossibili
Di confusione e immagini
Lui restò come chi non sa proprio cosa fare
Cercando ancora chissà quale soluzione
Ma è meglio poi un giorno solo da ricordare
Che ricadere in una nuova realtà sempre identica
Ora non so davvero dove lei sia finita
Se ha partorito un figlio o come inventa le sere, lui
Abita da solo e divide la vita
Fra il lavoro, versi inutili e la routine d'un bicchiere
Soffiasse davvero quel vento di scirocco
E arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare
Dietro alla faccia abusata delle cose
Nei labirinti oscuri della case
Dietro allo specchio segreto d'ogni viso
Dentro di noi

Il silenzio è luce - Alejandra Pizarnik

John Atkinson Grimshaw - Stapleton Park near Pontefract Sun, 1887, olio su tela 43.5 x 28 cm, collezione privata
Il silenzio è luce - Alejandra Pizarnik
 
Il silenzio è luce
il canto sapiente dell’infelicità
emana un tempo primitivo:
io cercavo la pietra e non il pane
un inno innocente e non le maledizioni,
la conoscenza dei miei nomi
per dimenticarli e dimenticarmi;
però quello che non cercai è l’esilio
e neppure mi raccontai bugie
non adorai il sole
ma non mi aspettavo questa luce nera
al filo del mezzogiorno
 
Trad. Alessandro Prusso

Maria Luisa Spaziani - Una rosa che sboccia

Emile Vernon - Elegant lady with a bouquet of roses, detail  
Maria Luisa Spaziani - Una rosa che sboccia
 
Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l'eternità.
Ma qui ora c'è l'oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.
Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C'è la musica
(altrove sconosciuta), c'è il miracolo
della rosa che sboccia, e c'è il mio cuore.

28 settembre 2020

L’eternità - Arthur Rimbaud

Caude Monet - L'onda,  1880, olio su tela 55,3 x 74, collezione privata
L’eternità - Arthur Rimbaud

È ritrovata!
Che? l’eternità.
È il mare che si fonde
Con il cielo.
 
Eterna anima mia
Mantieni il tuo voto
Malgrado la notte sola
Ed il giorno di fuoco.
 
Dunque ti disciogli
Dagli umani suffragi,
Dagli slanci comuni!
E libera voli… 
 
- Giammai la speranza,
Nessun orietur.
Scienza e pazienza,
Supplizio sicuro.
 
Non c’è più domani,
Tizzoni di raso,
E l’ardore vostro
È il nostro dovere.
 
È ritrovata! –
Che? l’eternità.
È il mare che si fonde
Con il cielo.
 
trad. Ivos Margoni
 
******
testo originale
 
Elle est retrouvée.
Quoi ? – L’Eternité.
C’est la mer allée
Avec le soleil.
 
Ame sentinelle,
Murmurons l’aveu
De la nuit si nulle
Et du jour en feu.
 
Des humains suffrages,
Des communs élans
Là tu te dégages
Et voles selon.
 
Puisque de vous seules,
Braises de satin,
Le Devoir s’exhale
Sans qu’on dise : enfin.
 
Là pas d’espérance,
Nul orietur.
Science avec patience,
Le supplice est sûr.
 
Elle est retrouvée.
Quoi ? – L’Eternité.
C’est la mer allée
Avec le soleil.

27 settembre 2020

Guardie e ladri - Daria Menicanti

Juarez Machado - casal de bike 4, serigrafia, 50x70 cm
Guardie e ladri - Daria Menicanti

Il fulmine piombò per la finestra
nel mezzo della stanza, saltò
sul lampadario, allegro ed incosciente
acrobata e ri-uscì dalla ringhiera
opposta tra pezzi di vetro.
E poco dopo ecco arrivare il tuono
urlando se di là
era passato un giovane teppista
in luminarie e neon violetto. -No –
gli rispondemmo con piena omertà.
E il tuono spazzò via sulle orme aguzze
della saetta. Noi naturalmente
eravamo per il fuggiasco, il bel
transfuga e non per l’affannoso
poliziotto

Se tardi a trovarmi, insisti - Walt Whitman

 

 François Boucher - La ninfa Callisto sedotta da Giove con le sembianze di Diana, 1759 
Se tardi a trovarmi, insisti - Walt Whitman

Se tardi a trovarmi, insisti.
Se non ci sono in nessun posto,
cerca in un altro, perchè io sono
seduto da qualche parte,
ad aspettare te…
e se non mi trovi piú, in fondo ai tuoi occhi,
allora vuol dire che sono dentro di te.


Libera d’amare – Sarah Teasdale

 Edward Hopper City Sunlight, 1954, olio su tela
Libera d’amare – Sarah Teasdale

Sono libera d’amare come un uccello che vola verso sud in autunno,
Rapido e deciso, non chiedendo alcuna gioia da un altro,
Felice di dimenticare tutte le passioni di Aprile
Prima che fosse libera d’amare.

Sono libera d’amare, e ascolto la musica leggermente,
Ma se lui tornasse, se mi guardasse profondamente,
Mi sveglierei,mi sveglierei e ricorderei
Che sono del mio amante.

Va': non hai niente da perdonare - Fernando Pessoa

Edward Hopper - Railroad Sunset (Tramonto sulla ferrovia), 1929, olio su tela, 74.5 × 122.2 cm, Whitney Museum of American Art  
Va': non hai niente da perdonare - Fernando Pessoa

Va': non hai niente da perdonare.
Sognare è meglio che vivere.

Ma vedrà il sorgere del sole
colui che lascia ogni cosa incompiuta;
il cui pensiero si allontana dal dover pensare
come il sostituirsi di una maschera.

Solo errerà attraverso valli ancora più verdi
di quelle che splendono dalle finestre
delle favole per bambini,
colui che pensa che il mondo si rinnova.

Solo per colui che siede e canta
presso gli steccati dimenticando la propria strada
il passero fatato spiega le sue ali
e i fiori magici crescono più rigogliosi.

Non troverà una mano che nutra
le fonti silenziose del suo desiderio.

Nessuno gli indicherà il ruscello dove
possa appagare la sete dell'infanzia.

Ma vallate più verdi dell'Oggi
e pensieri più cari del Lontano
busseranno alla sua finestra e sveglieranno
la sua freschezza altre seti da appagare.

Così come una silenziosa sartina seduta
alla finestra all'ora del tramonto
in un villaggio sconosciuto
egli non apparterrà a nulla di insano,

ma, incorporea come un augurio,
la sua anima attraverserà come un arcobaleno
i pascoli verde - pioggia del suo perdersi
e la terra diventerà parola.
 

Sogni – Sarah Teasdale

 Edward Hopper - Second Story Sunlight, 1960, olio su tela 100 cm × 130 cm, Whitney Museum of American Art, New York City
Sogni – Sarah Teasdale

Ho dato la mia vita ad un altro amante,
Ho dato il mio amore, e tutto, e tutto -
Ma sopra un sogno il passato si librerà
Da un sogno il passato chiamerà.

Piango me stessa dal sonno con un brivido
Ma sul mio petto un bacio è caldo,
E accanto al mio letto lo spettrale donatore
Sta aspettando ma non lo vedo.

Il presentimento – Federico Garcia Lorca

Edward Hopper - house by Squam river Gloucester
Il presentimento – Federico Garcia Lorca

Il presentimento
è la sonda dell'anima
nel mistero.
Naso dei cuore,
bastone di cieco
che esplora nella tenebra
del tempo.

Ieri è ciò che è appassito.
Il sentimento
e il cimitero
del ricordo.

Avant'ieri
è ciò che è morto.
Tana di idee moribonde
di pegasi senza freno.
Roveto di memorie
e deserti
perduti nella nebbia
dei sogni.

Nulla turba i
secoli passati.
Non possiamo
strappare un sospiro
dalle cose passate.
Il passato si mette
la sua corazza di ferro
e tappa le orecchie
con cotone di vento.
Non si potrà mai strappargli
un segreto.
I suoi muscoli di secoli
e il suo cervello
di idee appassite
in feto
non daranno il liquore che ci vuole
per un cuore assetato.

Ma il bambino futuro
ci dirà qualche segreto
quando giuocherà nel letto
di stelle.
È facile ingannarlo:
per questo
diamogli teneramente
il nostro seno.
La talpa silenziosa
del presentimento
ci porterà i suoi sonagli
quando dormirà.

Vega de Zujaira, agosto 1920
 
trad. Renato Bruno
Federico Garcia Lorca – Tutte le poesie, Radici BUR Rizzoli
A cura di Nobert Von Prellwitz
Traduzioni di Lorenzo Blini, Renato Bruno, Nobert Von Prellwitz


 

La Signora Benjamin Pantier - Edgar Lee Masters

 Edward Hopper - Back street, Gloucester
La Signora Benjamin Pantier - Edgar Lee Masters

Lo so che raccontava che avevo accalappiato la sua anima
con una rete che lo dissanguò.
E tutti gli uomini lo amavano
e molte donne lo compiangevano.
Ma immaginate di essere una vera signora, e di aver gusti delicati,
e che l’odore del whiskey e delle cipolle vi nausei,
e il ritmo dell’Ode di Wordsworth vi rimormori all'orecchio,
mentre lui da mane a sera lui gironzola
ripetendo frammenti di quella comune sentenza:
“Oh, perché inorgoglirsi quando siamo mortali?”
E poi immaginate:
siete una donna ben dotata,
e il solo uomo con cui la legge e la morale
vi permettono di avere rapporti coniugali
è proprio l'uomo che vi riempie di disgusto
ogni volta che ci pensate – e voi ci pensate
ogni volta che lo vedete!
È per questo che lo cacciai di casa
a vivere col cane in una sudicia stanza
nel retro del suo ufficio.

trad. Fernanda Pivano
Antologia di Spoon River, Giulio Einaudi S.p.A. Torino
Prima edizione "Universale Einaudi" 1943


26 settembre 2020

Rainer Maria Rilke – Le rose VIII

Torquato Mazzoni - Ragazza con rose, 1877, olio su tela, adagiato su tavola 59 x 48 cm
Rainer Maria Rilke – Le rose
VIII


Dal tuo sogno troppo pieno,
fiore dentro numeroso,
bagnato come una piangente
ti chini sul mattino
Le tue dolci forze che dormono
in un desiderio incerto
sviluppano tenere forme
tra guancia e seno.

trad. Pierangela Rossi
 

 

Rainer Maria Rilke – Le rose X

 Emile Vernon - The Rose Girl (dettaglio)
Rainer Maria Rilke – Le rose
X
 
Amica delle ore dove nessuno resta,
dove tutto si rifiuta al cuore amaro,
consolatrice la cui presenza attesta
tante carezze che vagano nell’aria.
Se si rinuncia a vivere e se si rinnega
ciò che era e ciò che può arrivare,
pensaci, mai abbastanza all’insistente amica
che a fianco di noi fa la sua opera di fata?

Trad. Pierangela Rossi


 

23 settembre 2020

Sonetti a Orfeo – Rainer Maria Rilke 1, 2

 Artista sconosciuto ( attribuito a Armfield Smith 1808-1893) - Ritratto di fanciulla, scuola Nord Europa, 1800, olio su tela 46 x 41 cm 
Sonetti a Orfeo – Rainer Maria Rilke 1, 2

E quasi una fanciulla era, sgorgata
da questa unanime felicità di canto e lira;
splendeva tra i suoi veli primaverili, chiara
e s’adagiò nel letto del mio orecchio.

E in me dormi. E tutto era il suo sonno.
Gli alberi ovunque che ammirai e questa
lontananza tangibile, questi toccati prati
e ogni stupore che mi colse.

Lo dormì, il mondo. Come l’hai tu compiuta
che non desiderò prima esser desta,
o Dio del canto? Nacque e entrò nel sonno.

La sua morte dov’è? Ne inventerai la melodia
tu, prima che il tuo canto si consumi? ¬
Ove scompare se da me si perde?… Una fanciulla quasi…

traduzione di Giacomo Cacciapaglia

 

 

Dante - Purgatorio. V, 130-136

 Eliseo Sala - La Malinconia o Pia de' Tolomei (XIII secolo), 1846, olio su tela, 100x90 cm, Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo
 
“Deh, quando tu sarai tornato al mondo
e riposato de la lunga via”,
seguitò ‘l terzo spirito al secondo,
“ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ‘nnanellata pria
disposando m’avea con la sua gemma”.

Divina Commedia, Purgatorio. V, 130-136


 

20 settembre 2020

Dora Williams - Edgar Lee Masters

Edward Hopper -  Ground Swell 1939, olio su tela 127.3 × 152.4 cm, National Gallery of Art, Washington, D.C.
 Dora Williams - Edgar Lee Masters

Quando Reuben Pantier scappò via piantandomi in asso
andai a Springfield. Lì incontrai un debosciato,
suo padre morto da poco gli aveva lasciato una fortuna.
Era ubriaco quando mi sposò. La mia vita fu un inferno.
Passò un anno e un bel giorno lo trovarono morto.
Così diventai ricca. Me ne andai a Chicago.
Dopo un po' conobbi Tyler Rountree, canaglia.
Me ne andai a New York. Un magnate coi capelli grigi
fece follie per me - e così altri soldi.
Una notte mi morì proprio fra le braccia, capite.
(Dopo me la sono rivista per anni quella faccia violacea.)
Ci fu quasi uno scandalo. Me ne andai via,
questa volta a Parigi. Ero ormai una donna,
insidiosa, scaltra, esperta del mondo e ricca.
Il mio bell'appartamento vicino agli Champs-Élysées
divenne il ritrovo d'un mucchio di gente,
musicisti, poeti, dandies, artisti, nobili,
parlavano francese e tedesco, italiano, inglese.
Sposai il conte Navigato, di origine genovese.
Andammo a Roma. Mi avvelenò, credo.
Ora nel Campo Santo che guarda
il mare dove il giovane Colombo sognò nuovi mondi,
ecco cos'hanno scritto: "Contessa Navigato
implora eterna quiete".

 

Tende l'udito una vela sensibile - Osip Mandel’stam

 Edward Hopper - August in the City, 1945, olio su tela 58.4×76.2 cm, Museo d'arte di Norton, Palm Beach
Tende l'udito una vela sensibile - Osip Mandel’stam

Tende l'udito una vela sensibile,
lo sguardo si dilata e si fa vuoto,
e afono varca un mare di silenzio
il coro degli uccelli a mezzanotte.

Io, come la natura sono povero,
e ho la semplicità che hanno i cieli,
e la mia libertà è illusoria come
le voci, a mezzanotte, degli uccelli.

Dinanzi agli occhi ho questa luna esanime
ed un cielo più smorto di un lenzuolo;
è un universo, il tuo, malato e strano,
ma sono, o Vuoto, qui pronto ad accoglierlo!


 

Ripensa ai lunghi anni andati - Lawrence Ferlinghetti

Edward Hopper - Summer Interior, 1909, olio su tela 61.6 × 74.1 cm, Whitney Museum of American Art
Ripensa ai lunghi anni andati - Lawrence Ferlinghetti

Ripensa ai lunghi anni andati
Risate nel bosco di eucalipti
E i singhiozzi che nessuno ha ascoltati
I verdi alberi lussureggianti sempre quelli
E le foglie lunghe come capelli
che ancora fluttuano nel vento
E la voce del mare in lontananza
che continua a risuonare
sulle onde che continuano a squassare
E la terra che continua a respirare
Anche se il cuore viene spazzato a nudo


 

Robert Fulton Tanner - Edgar Lee Masters

Edward Hopper - Edward Hopper, Seven A.M., 1948, olio su tela  101.6 x 76.2 cm, collezione privata
Robert Fulton Tanner - Edgar Lee Masters

Se si potesse mordere la mano gigante
che ci afferra e distrugge,
come io fui morso da un topo
il giorno che alla ferramenta
mostravo la mia trappola brevettata.
Ma non ci si può vendicare
Di quell'orco mostruoso che è la Vita.
Tu entri nella stanza - cioè nasci;
e poi devi vivere - logorarti l'anima,
ecco! L'esca che brami è in vista:
una donna coi soldi che vuoi sposare,
prestigio, posizione, potere nel mondo.
Ma bisogna darsi da fare e superare ostacoli -
Eh, sì! le sbarre davanti all'esca.
Finalmente ce l'hai fatta - ma si sente un passo:
l'orco, la Vita, entra nella stanza,
(era in agguato e ha sentito lo scatto della molla)
e ti guarda rosicchiare il bellissimo formaggio,
e ti fissa con occhi ardenti,
e si fa torvo e ride, e ti beffa e maledice,
mentre corri su e giù per la trappola,
finché il tuo tormento gli viene a noia.


 

Quello che resta - Titos Patrikios

Edward Hopper - Sunday, 1926, olio su tela 16,2 X 11,4cm, phillips colletion, Washington DC 
Quello che resta - Titos Patrikios

Dove uno vive, lì ama.
Qualsiasi cosa uno viva, l’ama.
Dopo, si perdono i tratti
svaniscono i volti a uno a uno,
resta soltanto e non invecchia
la lingua che li ha descritti.


Posare un mattone su un altro - Philip Larkin

 Edward Hopper House by a River, 1919, 17.5 x 19.8 cm, MoMA, New York
Posare un mattone su un altro - Philip Larkin

Posare un mattone su un altro,
aggiungerne un terzo ed un quarto,
non lascia il tempo di chiedersi
se ha un senso quello che fai.

Ma star seduto con mattoni intorno
Coi venti che imperversano dal cielo
Meditando su quello che divresti
Fare o su quel che puoi – toglie ogni dubbio.


 

Nessuna strada - Philip Larkin

Edward Hopper Coast Guard Station, 1929, oil on canvas, Montclair Art Museum, - Montclair, New Jersey
Nessuna strada - Philip Larkin

Dacchè abbiamo decisi di lasciare
che la strada fra noi cada in disuso,
e murato i cancelli, piantoto alberi a schermo
data piena libertà agli agenti corrosivi del tempo –
silenzio, spazio, estranei – la nostra
incuria non ha avuto grandi effetti.

Forse, mucchi di foglie non spazzate;
ciuffi d’erba striscianti. Il resto, tutto uguale.
Ancora cosìsgombro è quel sentiero, così spoglio
che non parrebbe strano percorrerlo stanotte,
sarebbe ancora lecito.
Il tempo avrà la meglio, di qui a poco,

tracciando un mondo senza più una strada
simile a questa da te a me; osservare
quel mondo che si leva, sole freddo
che giova ad altri, è la mia libertà.
Non osteggiarlo è proprio il compimento
Della mia volontà. Volerlo, il mio tormento.


 

E che amore sia scritto sull’acqua cge scorre - Lawrence Ferlinghetti

Edward Hopper, People in the Sun, 1960, oil on canvas, 102.6 x 153.4 cm, Smithsonian American Art Museum
E che amore sia scritto sull’acqua cge scorre - Lawrence Ferlinghetti

E che amore sia scritto sull’acqua cge scorre
non sulla superficie
di placidi laghi

Lo scrive sul torrente
la danza d’un colibrì
che scompare
e lascia solo
musica d’ali
E intanto l’acqua fluisce
e canta fra le chiuse
della vita quotidiana

Il diacono Taylor - Edgar Lee Masters

Edward Hopper November, Washington Square, 1959, olio su tela, 86,7 x 127,6 cm. Santa Barbara Museum of Art, Santa Barbara 
Il diacono Taylor - Edgar Lee Masters

Ero membro della chiesa
e del partito proibizionista:
e nel villaggio pensarono che fossi morto per un'indigestione
di angurie.
In realtà avevo la cirrosi epatica,
perché ogni giorno per trent'anni,
m'ero infilato dietro il bancone
nella farmacia di Trainor
e m'ero versato un bel bicchiere
dalla bottiglia con la scritta
Spiritus frumenti.


Lucius Atherton - Edgar Lee Masters

 Edward Hopper - Cobb's Barns, South Truro, 1930/1033, olio su tela,
87.2 × 127.2 cm, Whitney Museum of American Art, New York
Lucius Atherton - Edgar Lee Masters

Quando avevo i baffi ricci,
e i capelli neri,
e portavo i calzoni stretti
e un diamante sullo sparato,
ero un gran bel fante di cuori e ne combinavo delle belle.
Ma quando cominciò a vedersi il grigio dei capelli -
to'! le ragazze della nuova generazione
mi risero in faccia, senza paura,
e finirono le avventure eccitanti
quando a momenti mi sparavano come a un demonio senza cuore,
ma solo amori squallidi, avanzi riscaldati
d'altri tempi e altri uomini.
Col tempo andai a pensione al Mayer's restaurant
mangiavo alla tavola calda, un grigio, sciatto,
sdentato, smesso Don Giovanni di campagna...
C'è qui una grande ombra che canta
d'una certa Beatrice;
ora capisco che la stessa forza che fece lui grande
ha ridotto me alla feccia della vita.

La coppa di rose – Rainer Maria Rilke

Pierre-Auguste Renoir - Vaso con rose
La coppa di rose – Rainer Maria Rilke

 Iracondi vedesti schizzar fuoco, due ragazzi

avvinghiarsi in un groppo solo ch'era
odio e si rotolava sulla terra
come bestia assaltata dalle api;
mimi vedesti, fanfaroni tronfi,
cavalli furiosi che stramazzano,
gli occhi stravolgono, mostrano i denti
quasi dal muso si staccasse il cranio.

Ma ora sai come questo si dimentica:
perché hai davanti, colma e inobliabile,
la coppa delle rose che gli estremi
ha in sé dell'essere e del declinare,
porgere, non-poter-mai-dare, esserci,
che può anche esser nostro: anche per noi estremo.

Tacita vita, aprirsi senza fine,
sete di spazio che non toglie spazio
allo spazio che il cerchio delle cose restringe,
forma non circoscritta, senza contorni quasi
e solo interna, stranamente tenera
e che da sé fino all'orlo s'illumina:
conosci cosa che somigli a questa?

Ed a questa: che un sentimento nasce
perché petali toccano altri petali?
E questa: che uno s'apre come palpebra
e sotto non ci sono altro che palpebre,
chiuse, quasi dormendo dieci volte
dovessero attutire un'energia visiva interna.
E soprattutto: che per questi petali
deve passare luce. Essi dai mille cieli
filtrano lentamente quella goccia di tenebra
nel cui bagliore l'intricato fascio
degli stami si eccita e s'impenna.

E vedi i movimenti nelle rose:
oscillano in così stretto angolo
che i gesti resterebbero invisibili se i loro
raggi non si spiegassero a ventaglio nel cosmo.

Vedi la rosa bianca distendersi beata
ed ergersi nei grandi aperti petali
come una Venere nella conchiglia,
e quella che arrossisce
e si volge confusa a quella fresca,
e come quella fresca si ritrae insensibile,
e come chiusa in sé la rosa fredda
sta fra le rose aperte che ogni veste depongono.
E ciò che svestono, come può esser lieve,
o pesante; mantello o ala o carico,
o maschera, secondo ciò che svestono,
e come: sotto l'occhio dell'amato.

Possono essere qualsiasi cosa: forse
non era quella gialla che giace aperta e vuota
la corteccia d'un frutto in cui quel giallo
era il succo, più denso ed arancione?
E non era già troppo, per quest' altra, sbocciare,
se al contatto dell'aria il suo rosa indicibile
ha assunto il gusto amaro del lillà?
E questa, di batista, non è la veste a cui
tenera e ancora calda aderisce la camicia
che con lei fu gettata nell'ombra del mattino
su una spiaggia della foresta antica?
 E questa porcellana dai riflessi d'opale,
 tazza cinese bassa, fragile
piena di piccole farfalle chiare -
e quell'altra che nulla contiene oltre se stessa.

Ma tutte non contengono nient'altro che se stesse,
se contener se stesse vuoI dire: il mondo esterno,
e vento e pioggia e la pazienza della primavera,
e colpa ed inquietudine, mascherato destino,
e il buio della terra a sera, fino
al volo delle nubi che s'appressano e fuggono,
al vago influsso di remote stelle,
mutarlo in breve spazio entro di noi.


Tutto questo ora posa spensierato
nel grembo aperto delle rose.

 

Trad. Giacomo Cacciapaglia