Pagine

3 novembre 2021

La carne quando è sola - Vera Lucia De Oliveira

dipinto di Eric Bowman
La carne quando è sola - Vera Lucia De Oliveira

camminare nel buio
incespicando a fatica
non si raggiunge l'uscita
non si fa che girare in cerchio
barcollare sui lembi
della stessa ferita

Rainer Maria Rilke - La notte prende in segreto

Eric Bowman - Ancient of Days
Rainer Maria Rilke - La notte prende in segreto

La notte prende in segreto dai tuoi capelli
dimenticati riflessi tra le pieghe della tenda.
Guarda, desideravo soltanto le tue mani tra le mie

e quiete e silenzio e in me profonda pace.

Così la mia anima s’accresce e spezza in mille
schegge la monotonia dei giorni; e si fa immensa:
sul suo molo al chiarore dell’alba
muoiono le prime onde dell’eternità.

La carne quando è sola - Vera Lucia De Oliveira

dipinto di Eric Bowman
La carne quando è sola - Vera Lucia De Oliveira

quanto era bello il mare azzurro d'estate il vento
fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole
poi ho visto le cose sformarsi e prendere a soffrire
come se si fossero pentite della loro felicità 

L’hai amata, vero? - Charles Bukowski

dipinto di Eric Bowman
L’hai amata, vero? - Charles Bukowski

“L’hai amata, vero?”
Lui sospirò
“Come posso risponderti? Lei era matta”
Sì passò la mano tra i capelli
“Dio se era tutta matta.
Ogni giorno era una donna diversa
Una volta intraprendente, l’altra impacciata.
Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa.
Dolce e arrogante.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso
Inconfondibile
Era quella la mia unica certezza.
Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso
Quando sorrideva io non capivo più nulla
Non sapevo più parlare ne pensare
Niente, zero
C’era all’improvviso solo lei
Era matta, tutta matta
A volte piangeva
Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio
Lei no
Lei si innervosiva
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni
Era matta tutta matta
Ma l’ho amata da impazzire”.

Sartiame - Jaime Grcia Terrés

dipinto di Eric Bowman
Sartiame - Jaime Grcia Terrés

Sistemo i miei dolori come posso, vado di fretta.
Li metto nelle tasche o li nascondo scioccamente
sotto la pelle dentro le ossa;
alcuni, un bel po’
vagano sparsi per il sangue,
rosse rabbie improvvisamente in malora.
Tutto perché non ho un posto per ogni cosa;
tutto per colpire i vaghi fianchi del tempo
con speroni che non conoscono calma o respiri. 

Mary McNeely - Edgar Lee Masters

Eric Bowman - Oswego Homestead  
Mary McNeely - Edgar Lee Masters

Viandante,
amare è ritrovare la propria anima
attraverso l'anima dell'amato.
Quando l'amato se ne stacca
allora tu l'hai perduta.
È scritto: ”Ho un amico,
ma il mio dolore non ha amici”.
Di qui i miei lunghi anni solitari nella casa
paterna,
cercando di riavere me stessa
e trasformare il mio dolore in qualcosa di alto.
Ma c'era mio padre coi suoi dolori,
che sedeva sotto il cedro,
una visione che s'impresse nel mio cuore alla fine
portandovi riposo infinito.
Oh, voi anime che avete avuto una vita
fragrante e bianca come le tuberose
nell'oscuro grembo della terra,
eterna pace!

trad. Fernanda Pivano
Antologia di Spoon River, Giulio Einaudi S.p.A. Torino
Prima edizione "Universale Einaudi" 1943 

Musica - Amy Lowell

dipinto di Charles Levier

Musica - Amy Lowell

Il vicino siede alla sua finestra e suona il flauto.
Posso sentirlo dal mio letto,
E le tonde note svolazzano, picchiettando per la stanza,
Urtandosi una con l’altra,
Confondendosi agli improvvisi accordi.
E’ veramente bello
Con le piccole note di flauto tutte intorno a me,
Nell’oscurità.

Durante il giorno,
Il vicino mangia pane e cipolla con una mano
E con l’altra copia musica.
Egli è grasso e calvo,
Perciò io non lo guardo,
Ma corro in fretta sotto la sua finestra.
Vi è sempre il cielo
O l’acqua nel pozzo da guardare!

Ma quando sorge la notte e lui suona il flauto,
lo lo penso come fosse un giovanotto,
Con sigilli d’oro al suo orologio,
E una giacca azzurra con bottoni d’argento.
Mentre sono a letto
Le note del flauto si spingono contro le mie
orecchie, le mie labbra.
E mi addormento, sognando.

§

The neighbour sits in his window and plays the flute.
From my bed I can hear him,
And the round notes flutter and tap about the room,
And hit against each other,
Blurring to unexpected chords.
It is very beautiful,
With the little flute-notes all about me,
In the darkness.

In the daytime,
The neighbour eats bread and onions with one hand
And copies music with the other.
He is fat and has a bald head,
So I do not look at him,
But run quickly past his window.
There is always the sky to look at,
Or the water in the well!

But when night comes and he plays his flute,
I think of him as a young man,
With gold seals hanging from his watch,
And a blue coat with silver buttons.
As I lie in my bed
The flute-notes push against my ears and lips,
And I go to sleep, dreaming.

Le chat e le soleil - Maurice Careme

Finferlo
Le chat e le soleil - Maurice Careme

Le chat ouvrit les yeux,
Le soleil y entra.
Le chata ferma les yeux,
Le soleil y resta.

Voilà porquoi, le soir
Quand le chat se rèveille,
J'aperçoisans le noir
Deux morceaux de soleil.

25 ottobre 2021

Luce abbagliante - e.m.

Vincent Van Gogh - Seminatore al tramonto, 1888, dettaglio, Olio su tela, cm. 64×80,5 Museo Kröller-Müller di Otterlo

e.m.

Luce abbagliante
Caldo soffocante
Sole rovente
Sono incandescente

Da dentro un paiolo
Sulle pagine colo

Monotonia grigia - e.m.

John Constable - Nuvole

e.m.

Monotonia grigia
Non illumina il sole

Mattino di dicembre
Non si vede il cielo
Né il mare
E neanche i cento cavalieri neri
In viaggio
Che non vanno a Cordova 
né a Siviglia
Né a Granada

Bastasse - e.m.

George Underwood - Turn, turn, turn - olio su tela

e.m.

Bastasse
Una maschera
A coprire
La vergogna

Non hanno misura
Gli idioti


 

Maschere - e.m.

opera di Kenne Gregoire

e.m.

Maschere
Guanti
Distanza
Lingue di odio
Ardono gli ultimi
I diversi

Nave che affonda è il pianeta
Distrutto 
L’abbandoniamo per un altro
Che distruggeremo

Non porta ori - e.m.

opera di Andrew Wyeth

Non porta ori

il mattino

 

non vuole più portarli

o li dimentica


e.m.


 

11 settembre 2021

Likes - Enzo Montano

Leon Jean Basile Perrault - Vanitas, 1886, olio su tela

Likes - Enzo Montano

Oh vana gloria dell’umane posse!
com’ poco verde in su la cima dura,
se non è giunta da l’etati grosse!
Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
si che la fama di colui è scura
....
Non è il mondan romore altro ch’un fiato
di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi,
e muta nome perchè muta lato

Dante Alighieri, Canto XI del Purgatorio
vv. 91-96 ; 100-102

Grande meraviglia
e magnificenza immensa
indispensabile nutrimento
per lo spirito e la mente
il sigillante 
strabiliante
di certo merita un like.
E non può mancare un like
per l’impermeabilizzante
portentoso
e un altro per il collante
miracoloso
e ancora uno all’isolante
mostruoso
e alla pasta lucidante
e al brillantante favoloso
e all’incredibile antifurto.
Un like naturalmente
nemmeno può mancare
allo strabiliante deodorante.

Decisi apprezzamenti
anche per l’ovvio
vere perle di saggezza
sebbene invero
di quarta quinta
o sesta mano
o decima addirittura.
Tutto
beninteso
pescato di qua e di là
nella vasta rete 
aperta ad ogni cicisbeo
giacché l’elaborazione
di un pensiero
anche il meno complesso
presuppone una fatica fastidiosa
e anche un briciolo di sapere.

Immancabili gli osanna sperticati
del finto cavaliere
alle infinte finte stelle.
La politica qui tocca
vette elevatissime
inimmaginabili
inarrivabili
ineguagliabili
impareggiabili
si tocca il cielo con il dito
e naturalmente
ciò che è vero
è esclusivo patrimonio
degli onesti
dei novelli avvocati del popolo
dei giustizieri sul cavallo bianco
armati di toga spada e ghigliottina
e tanti vaffanculo 
seminati di qua e di là 
avvolti bardati armati
di candida purezza
scoperta però solo
a settant’anni
dopo la pensione
quando non si hanno più capi
da obbedire
o ferree logiche
di cui dar conto
quando insomma
non c'è più nulla da rischiare.

Non Gramsci o Berlinguer
citano i vetusti novelli  sapientoni
nemmeno Moro o Tina Anselmi
Pertini o Nilde Iotti
per loro i nuovi fari sono
pensate un po’
un Grillo parlante
ma non l’assillo di Pinocchio
magari fosse quello.
E poi 
udite udite
il signor ridente
quello ininfluente
e l’urlatore delirante
oltre che ignorante.

Politica a tre chili venti centesimi
ma con la protervia
di chi della politica
fa una contesa tra tifosi
di chi non commette errori
di chi ha borse piene di verità
bisacce colme di saggezza
e testa vuota di ragionamenti.
Meglio insomma
e di gran lunga
un chilo di cicorie
a tre o cinque euro.

E poi ancora
lauree e titoli a gogò.
"Venghino!
Venghino
siori e siore

venghino al nostro banco
dei titoli accademici
dei titoli di libri
dei titoli di giornali
dei titoli senza titolo
molti sono i dottorati disponibili
ne abbiamo in lettere
ne abbiamo in legge
ne abbiamo in medicina
ne abbiamo in chimica
ne abbiamo in ingegneria
ne abbiamo in scienze della comunicazione
ne abbiamo in scienze politiche
ne abbiamo in scienze culinarie
ne abbiamo in economia domestica
molti ne abbiamo in scienze delle ovvietà
o in scienze delle trasformazioni
materia questa assai prodigiosa
infarcita di arti magiche
capace di mutare in villa
una casa di cinquanta metri quadrati
o che da un albero 
e tre piante di fiori
sistemati in sette metri quadri
fa un giardino
paragonabile quasi
a quelli pensili
dell'antica Babilonia.
Una scienza portentosa 
capace anche di mutare
in muscoli le grinze.

Abbiamo viepiù 
la più preziosa
delle lauree
quella in tuttologia
indispensabile strumento 
atto a diffondere corbellerie
sulle pagine dei social.
Venghino!
Venghino
Siore e siori!
Ne volete una?
Ne volete due?
Volete tre lauree
e un tubetto di mastice
in omaggio?
Ebbene
ve ne darò quattro
e in regalo aggiungo
una chicca assai preziosa
ecco a voi dolci siore
una magnifica foto ricordo
del mio inarrivabile splendore
non vi pare spettacoloso
lo spettacolo mostruoso
dei mio petto muscoloso?”

Poverino non distingue 
il tono muscolare
dal flaccido e cadente
cosa assai evidente invero
ma il nostro vecchio ostinato
si sforza di gonfiare
quello che non ha
ma lui è un adone,
un apollo assai vetusto
e nel suo specchio personale
come Grimilde
è sempre lui il più bello del reame
un regno dove alberga
incontrastato
il pettegolezzo col suo olezzo
un esemplare fenomenale,
un pavone 
con la coda sempre aperta
un viso meraviglioso
uno sguardo penetrante.
Si immagina un guerriero muscoloso
straordinario eccezionale
spettacolare sbalorditivo.
Una bellezza da mostrare
all'intero circondario
e la mostra senza tregua
in estate e anche d’inverno.

E va la danza senza sosta
della valente cheerleader
va la danza con le giravolte
intorno al divulgatore delle meraviglie
eccezionali elevazioni dello spirito
pari a un canto del greco cieco
o della poetessa di Lesbo
o di Dante il guelfo bianco
o del triste marchigiano
o del francese dissoluto
o dello spagnolo malinconico
o dell’argentino labirintico
o del portoghese dai cento nomi
o del russo roboante
o dell’immensa Emily.
Inutili orpelli fastidiosi
ovviamente
il ritmo dei versi
gli esametri
i distici
e i pentametri
si sigillino
gli endecasillabi
per carità
si cancellino 
il ritmo e l’equilibrio
per pietà.
Evviva la colla riparante
e il sigillante trasparente!

Infine un like
grande e luminoso
per l’incontro agognato
a lungo sognato
tanto preparato
con l’ospite assai desiderato
cercato
ricercato
studiato
annunciato
perfezionato.
E per concludere
una tempesta di calci
a quello indesiderato
suo malgrado
scacciato
maltrattato
disprezzato
silenziato
abbandonato
deriso
sbeffeggiato
umiliato
tradito
decapitato
mentre canta il gallo
e anche quando tace.

Ecco la testa del tradito
in un vassoio lucente.

Ma continui
che mai si fermi la danza
dei numerosi likes
e degli inchini innumerevoli
per il vetusto adone
eccelso e mirabolante
e guai a chi osa toccarlo
a chi dubita
della sua saggezza straordinaria
della suo logica disarmante.
E va la danza mascherata!

Hoc nuntio nuntium volo
ad hic et nunc!

 

Settembre - Enzo Montano

Michelangelo Buonarroti - La creazione di Adamo (dettaglio), Affresco Volta della Cappella Sistina, 1508/1512
Settembre - Enzo Montano

Torna Orione
la luna avvicina il limite del giorno,
profumata di zagare dolci è la sera.
Lungo l’aranceto
volti passati raccontano storie risapute,
l’urlo non ha eco
perché non è una voce.

Più lento scorre il tempo
medesima l’inutilità.

Baluginano lontano
profili di cupole d’oro
luce d’ambra e quarzo rutilato
sopra la città d’incanto
dove nulla diventa ricordo,
dove mai le strade si allontanano
perché mai si parte
e neanche ci si arriva.

Settembre fine e inizio
dice l’equinozio
in un qualsiasi punto.

E un punto siamo
e anche un centro.
Centro dell’universo
è ognuno di noi
e anche centro del nulla.

21 agosto 2021

Agosto - Enzo Montano

Vincent Van Gogh - Il meriggio (la_siesta), 1890, olio su tela 73 x 91 cm, Musée d'Orsay

Agosto - Enzo Montano

Rovente l’alito dello scirocco
ordina il sole immobilità e silenzio
immobili le argentee foglie dell’ulivo,
immobili le spesse foglie di fico.

La gialla immensità delle stoppie 
e i rossi fiori  d’oleandro 
testimoniano gli ultimi canti di cicala 
prima del silenzioso autunno.

Ammutolisce il pomeriggio
l’afa ruba residui di pensiero
rivoli salmastri percorrono le schiene
all’ombra delle finestre chiuse,
fuori la luce fonde le strade.

Il generale dello Zenit intima il silenzio,
tace il mare, tace lo scirocco, tace la cicala.
Quando le ombre diventano oblique
i giochi di bimbi rompono le righe.

Milioni di stelle scintillanti innalzano
l’arrogante inno alla notte.
Lo scirocco torna a respirare
il suo alito rovente di cannella e menta
di mirto rosmarino resina e sale.

Lento il sonno si insinua nella notte
illusione di pace che non si compie 
fino al respiro del primo mattino.

E ancora un incendio all’alba
ancora un giorno rovente senza scampo
di questo inutile agosto
che brucia senza riscaldare.

Afa - Enzo Montano

Pierre-Auguste Renoir - Dopo il bagno

Afa - Enzo Montano

Il mattino incendia l’Est, il mare 
s’infiamma all’orizzonte insieme al cielo.
Ardente la luce dilaga nella stanza, 
avvolge i sudari della notte insonne.
Non è salvezza l’acqua fredda
della doccia. Solo effimero il sollievo.

Rovente il respiro arde le narici 
e fulmina il cervello. Lo paralizza.
L’incandescenza si propaga rapida
come liquido di contrasto nelle viscere
la senti fino all’ultima propaggine 
dei polmoni e poi risalire nelle vene.

Gocce ostinate di sudore 
si moltiplicano lungo la schiena,
sfacciate umide si insinuano lente
in ogni piega della pelle e tra i capelli:
sono arcipelaghi tropicali, 
l’oceano è tutto il corpo.

Colpi del sole sulle tempie 
come su pelle lacera di tamburo.
Esplode l’afa nello Zenit senza fine
Lunghe immersi nelle ondate 
di piombo fuso misto a lava.
Serrande o tende vani ostacoli al rosso rovente.

Quando la luce abbacina gli occhi, 
imbianca strade campi e case,
quando l’asfalto è fiume di lava 
nera dove affondano i passi,
quando più forte è forte fragore delle coppe 
al banchetto dei demoni in danza,
ed è totale resa senza scampo 
al divampare che tutto avvolge
e lento il sole descrive il suo arco 
verso l’orizzonte opposto
si allungano le ombre 
finalmente rivive la speranza 
nella polvere purpurea:
illusione avvolta senza scampo
dall’umido velo di canicola.

Non smettono di gozzovigliare 
i demoni del fuoco nelle fiamme.
Solo un attimo  di ristoro
è l’acqua che scivola sul corpo,
pochi attimi di illusione
e sarà ancora sudore, afa 
vento caldo, foglie immobili 
e immobilità di ogni pensiero.


 

18 agosto 2021

La fine del volo - Enzo Montano

La fine del volo - Enzo Montano

                         (al poeta Rudy De Cadaval)

Ciao amico mio!
Ciao poeta!
Ciao minatore delle parole,
artigiano della poesia,
soldato contro le ingiustizie.
Continuo ad ascoltare l’allegria della tua voce anche dopo l’ultimo volo,
quello definitivo che ti porta via,
mentre canti la vita con il cantilenante intercalare di veneto.

Voglio nutrirmi del silenzio.
Voglio urlarlo senza infastidire.
Voglio gioire dell’amore vissuto.
Voglio adirarmi delle ingiustizie viste dai miei occhi.
Voglio contemplare gli sguardi della mia esistenza
che ricordo ad uno ad uno.
Voglio perdermi nella bellezza delle isole non conosciute di Venezia
tra lo sciabordio dell’acqua e la triste nostalgia.
Voglio cogliere i frutti proibiti che la vita proibisce.
Voglio passeggiare tra le nubi con Montale e Ungaretti.
Voglio meravigliarmi di un onda che svanisce nel bagnasciuga
o del sorriso di una bimba tra le macerie di Kabul.
Sono stanco di essere stanco!
Sono stremato dalla separazione dolorosa dalla scrittura!
Voglio danzare con il vento dell’estate al di sopra degli aranceti,
inseguire i cento cavalieri che già conoscono la meta del mio girovagare.
La mia umana fatica la esprimeranno i sassi calpestati delle tante strade percorse,
la racconteranno i ricordi di me prima di essere coperti dalla polvere dell’oblio,
Adesso voglio volare via nell’infinito a cavallo dell’ultimo verso.

Ti ascolto amico mio!
Ti ascolto mentre una lacrima scivola via e dalle mani scorre la sabbia dell’esistenza,
insieme a te raccolgo ancora manciate di sabbia per gettarla al cielo.


 

12 agosto 2021

Sguardo – Enzo Montano

dipinto di Nelina Trubach-Moshnikova
Sguardo – Enzo Montano

Guardano i tuoi occhi cose che non vedo
parli con me ma taci le parole
vaghi in un Altrove dove non mi vedi
perché io non ci sono.
Danzi tra i mercanti dell’oriente
mentre ti offrono opale colorato
per il tuo bel collo,
ambra del baltico per i morbidi lobi
e vaghe promesse di dolci praterie.

Quelle vaste praterie
dove insieme abbiamo camminato
altri mercanti adesso le percorrono

I riverberi del tardo autunno che vedo
attraverso i vetri sbeccati
di una finestra verso est
rimbalzano sul mare
mi inondano come un tempo mi inondavano
i tuoi sguardi delle tante luci
come attraversassero i colori dell’opale
io non so distinguere il tuo pensiero.
Io non so se tu ci sei.
Io non so chi tu sei.
Non so se è lontananza,
distrazione oppure oblio.

Un’altra carovana ti porta lontano.
Non ci sei,
non sento la tua voce,
non lo sguardo caldo
né il respiro,
nemmeno il profumo della tua pelle…
Sei solo musica lontana
in deserti sconosciuti dell’oblio.
Musica lontanissima
e fievole che si disperde.

Nulla mi trattiene
in questo luogo desertificato
senza più colori e suoni
voci, speranze e sensazioni.
Nella luce obliqua d'ametista
apro la vecchia finestra
dispiego le ali e volo.
Tu nell’allegria della nuova carovana
di mercanti con le maschere,
adornata di vesti di seta damascata
e una preziosa cavigliera
in una sosta danzi l’ossequio al tuo signore
che passeggia sul tuo corpo.
Io nel Non so Dove
con lo sguardo sulla vibrazione
delle cinque del mattino
e poi lungo il cammino lento delle ore
il silenzio scintillante del nulla
.

Ore dorate – Enzo Montano

dipinto di Henry Asencio
Ore dorate – Enzo Montano

In quei giorni gli scrigni erano ricolmi
cadevano i gioielli ai bordi dell’alcova,
nella stanza del limone alla finestra
si udivano sospiri e tintinnio d’argento;

corpi avvinti nel presente immaginavano
itinerari d’ametista in paesi profumati
nella luce di una piovosa primavera
riflessa sull’annunciazione di Leonardo.

Erano ore d’oro e cesti colmi di frutti dolci.
Erano miele menta mirto e caprifoglio.
Era il sapore dell’ambrosia fino alla sera.

Non eterna sera giacché il saccheggio
disperde ogni bottino in mille rivoli
non ha più valore quel che era tesoro inestimabile.

Medusa - Enzo Montano

Medusa - Enzo Montano

Medusa impugna
il falcetto di diamanti
con la mano sinistra.
È lei a decapitare
questa volta.
Ma non è la testa di Perseo
a penzolare dalla mano destra,
per i capelli afferra la mia testa.
Medusa ha sbagliato
e Perseo la decapiterà comunque
guardandola attraverso lo scudo.
Lei è l’inganno e l’ingannata.

Ha corrotto l’ordine la Gorgone?
Pura illusione!
Niente ha modificato,
ha solo fatto un’altra vittima.
Non può corrompere l’ordine
chi non lo conosce.
Questa Gorgone è un riflesso falso
nascosto nell’inganno
è una Medusa senza serpenti
né sguardo che impietrisce
ma capace di trasformare in pietra
qualunque cosa le si avvicini.
Confonde verità e menzogna.

Una Medusa smemorata,
carnefice che si fa vittima.
Prima pietrifica e poi decapita.
È l’inganno abile
scaltro e senza scrupoli.
Gli ingannati ignari
sono quelli che le stanno intorno.

Separazione – Enzo Montano

Pierre Auguste Renoir - Gli innamorati, 1875, olio su tela cm 175 x 130. Praga, Galleria Nazionale
Separazione – Enzo Montano

Separazione dei corpi
è lontananza
sua trasformazione
è fuoco ardente
oppure brace
che lentamente muore.

Non pietre i nostri giorni
né dimenticanza rapida,
né solo parole pronunciate
o vano suono nella polvere
che sordo si disperde.
Non solo voci sotto coltri
di cenere seppellite.

Sorrisi carezze
pronunciamenti solenni,
complicità divine
e menzogne infami.
Quello che siamo è anche
ciò che nel tempo siamo stati.

Un lungo preambolo
della separazione.

 

Sorriso - Enzo Montano

Sorriso - Enzo Montano

Sorriso e sguardo
inganno e tradimento.

Sorriso
del colore del sole
del mare e anche del cielo.

Sguardo
come la Gorgone,
ammalia, pietrifica
e polverizza
senza pietà alcuna.

Inganno.
Regale quanto la bellezza
profumato più della rosa
effimero come un miraggio
nello zenit del deserto.
Indossa una maschera
un sorriso di finta pietà.
In un borsa capiente
depone con sapienza
menzogne, egoismo, finte parole
e tradimenti a volontà.
Ha delle carte tra le mani
le sfoglia come petali di margherita
ogni tanto ne getta via una
quella non più utile,
la getta e la calpesta:
quella carta è sempre la stessa.

Tradimento.
Incede danzante
travestita di Giustizia.
Giudice integerrimo
soppesa quello che non vede
e stabilisce le pene,
indossa poi la maschera del boia
e sotto il braccio ostenta la condanna:
una cesta con trenta coltelli.
Il gallo canta trenta volte
e trenta volte cento sono le ferite.
Mentre affonda l’ultima lama
scaglia un sorriso come pietra
i suoi capelli mutano in serpenti.
Giustizia solleva la condanna
la pesante lama taglia il collo
di un corpo ormai già morto,
dal sangue spunta un bel fiore
il rosso geranio
di tutte le stagioni.

Danzando al suono di un liuto
si allontana col bottino
e il suo sorriso
leggero come il vento
del colore del sole
del mare e anche del cielo.
Nei due piatti della bilancia
Giustizia ha deposto la mia testa
sopra trenta monete d’oro
assieme alla protervia
e altre menzogne. 


 

7 agosto 2021

Dimmi - Enzo Montano

Michelangelo Merisi - Caravaggio - 15971600, olio su tela cm 145 x 195. Palazzo Barberini, Roma.

Dimmi - Enzo Montano

Saluta la tua mano, 
leggera si agita nel vento,
azzurro e nuvole i tuoi capelli pettinano 
in altre lontananze 
il tuo cuore va posandosi. 
I tuoi sorrisi incontrano volti sconosciuti
sollevi gli occhi e gli aghi accecano 
ridi piangi e ti disperi vicino ad ogni dubbio:
cosa può accaderti?

Con fragore di festa le rondini
un anno, un altro anno
e l’altro ancora
in ogni primavera dilatano l’aria con il canto
mentre le allodole si specchiano nel sole.

Ogni estate dispensa fantastiche impressioni 
voli di libellule la dipingono,
le cicale ne scandiscono i giorni
e lo scirocco dona sempre i suoi profumi
di cannella. ciclamini e menta.

L’autunno è sempre il tempo in danza
sempre la tristezza ci accompagna
sempre cadono le foglie 
e un po’ di noi muore assieme a loro,
vani sono gli inventari prima dell’oblio.

Verso fragole lontane me ne sarei andato
se fuoco e conoscenza avessi imparato a leggere
prima dell'inverno,
la coltre fredda adesso mi avvolge 
rare ormai sono le stelle.

La pioggia arriva sempre 
strimpella concerti sulle tegole
e sui vetri,
il ghiacciaio si scioglie per divenire fiume
i fiori mutano in frutti appesi ai rami.

Dimmi:
se ne nel breve tempo 
e in quello lungo
compagno inseparabile avremo il dolore,
se l’immobilità dell'agave stanca ancora l’anima,
se lo scorpione non muta la sua danza,
se nel mare un'onda insegue un'altra
il pensiero è necessario?
Cosa distingue un ricordo
dal disegno fatto sull’acqua?
E cosa una parola taciuta
da una inascoltata?

Non ho bisogno di sapere quel che già mi è noto,
sempre il dolore mi circonda
ma lo conosco e so come respirarlo,
brucia la fenice ma poi riprende il volo.

Tasche vuote - Enzo Montano

foto di Dariusz Klimczak

Tasche vuote - Enzo Montano

Lentamente come il conio si avviò.
Dall’alfabeto di vocali e consonanti
scavò parole scintillanti
sfaccettate dal pensiero,
modellate per riflettere i sogni
dagli angoli bui dov’erano celati.
Si inerpicò verso la luna 
oltre le nuvole
per cogliere frammenti di cielo
e farne dono alla fragilità dei fiori,
bellissimi petali impolverati.
Gli specchi ripetevano
la solita tristezza quotidiana
di un paesaggio piatto giallo ocra.
Le tasche piene di quelle monete
lentamente si svuotarono
e i passi tintinnanti si fermarono.

Fantasia volò via in un batter di ciglia,
la miniera di parole fu esaurita, 
caddero le visioni e i sogni 
non più ipotesi di versi
ma solo gramigna e spinosi rovi
afferrarono caparbie
le mani insanguinate.
Con tasche ormai svuotate di ogni certezza 
e pensieri senza sogni
si incamminò lungo una strada buia.

Uno sguardo alla luna,
lo scintillio di una lacrima
nascosta da una ruga
e un velo di tristezza lieve
lo accompagnarono nel silenzio.

Un’altra isola - Enzo Montano

William Bouguereau - Le ninfe, 1878, olio su tela 144,7 x 209,5 cm
Un’altra isola - Enzo Montano

Ripresi il mare con la vela nera
dopo guerre, traversie e mille affanni
il vento mi spinse in mari sconosciuti;
la stretta prua attraversava le onde,
come lama di coltello tagliava il mare
mentre l'anima mia si gonfiava di vento e sole.
Navigai per giorni mesi e anni
tra alti marosi e mare di bonaccia.
Un chiaro mattino allagato di infinito
l’orizzonte fu spezzato da scura sagoma
venne incontro alla prua quell’ombra immobile 
e l’orizzonte ritornò forma perfetta:
circolo azzurro di mare sole e cielo.

Era un’isola la nera spezzatura
al centro della perfetta forma.
Era piccola e pietrosa 
nella sconfinata vastità del mare.
Era lontananza da persone, cose e  pensieri.
Terra ferma sperduta nell'immenso blu.
L'isola cercata dai velieri fatti di nubi!
L'isola più bella di ogni desiderio!

Nessuno la può scorgere:
è la mia isola, 
solo mia!
Sempre avvolta dalle nebbie
a me si è voluta rivelare
e si è fatta approdo
per me che ho fame
di mai saziata tranquillità.
Spiaggia bellissima e chiara di sole
e di lune bianche come il latte 
e di stelle presuntuose
come gerani rossi sui davanzali dell'estate.
Ho fame di magia e di chiari di luna,
ho fame di frutti rossi dolci e maturi,
ho fame di sogni e desideri
ho fame delle illusioni di un adolescente
anche adesso che non solo il tempo
solca e deforma quel che di me lo specchio restituisce.

Deposi ferri, lance e lame 
e dimenticai i rancori
dimenticai perfino l'ultimo sogno
al confine tra il vero e il nulla.
Ridivenni contadino e fui felice Re.
I campi furono il mio regno, 
la natura mia compagna inseparabile.
Le vigne diedero vino dolce 
e lunghi viaggi nell’ebbrezza,
i campi l’oro delle messi per il pane 
e i gioielli per chi percorre i sogni,
gli ulivi generosi e austeri 
donarono l'oro verde per i sapori forti
e unguento dolce per le tante ferite
mai rimarginate,
mai dimenticate,
perennemente insanguinate.

Si trasformò in giardino l'isola mia.
Luogo di meraviglie 
di stupori e rinnovate utopie.
Gli dei ne furono lieti
e felici furono i rari ospiti.
Le onde del mare come limpide come zaffiri
donarono coralli e perle 
acquamarina e rubini scintillanti
ametiste, quarzi e smeraldi
come gli occhi della dea.
Tornai ad ascoltare i suoni e i canti,
riscoprii la bellezza delle parole
e le voci melodiose di poeti e aedi,
tornai a comprendere storie e poesie,
ancora una volta mi furono concessi
i profumi innumerevoli 
del vento, dell'acqua e della terra
dei frutti, dei fiori e delle erbe.

Bellissime ninfe inviate dagli dei
nelle notti chiare di luna
e in quelle illuminate dalle stelle,
danzarono leggiadre assieme al vino rosso,
per donarmi ancora leggerezza 
e il piacere dei giorni dati in proroga.