30 novembre 2016

Le prime comunioni - Arthur Rimbaud

foto di Claudia Rogge
Le prime comunioni - Arthur Rimbaud

I
È davvero stupido, queste chiese di campagna
dove quindici brutti marmocchi sporcano le navate
ascoltando, mentre storpia i cicalecci divini,
un affare nero e grottesco le cui scarpe fermentano:
ma il sole risveglia, attraverso il fogliame
i vecchi colori di vetrate irregolari.

La pietra sa sempre di terra materna.
Vedrete cumuli di quei ciottoli terrosi
nella campagna infoiata che freme solenne
accanto alle pesanti messi, per i sentieri d'ocra,
questi arboscelli arsi dove azzurreggiano prugne,
nodi di neri gelsi e rosai stercosi.

Ogni cento anni questi fienili sono resi presentabili
con una mano d'acqua azzurra e di latte cagliato:
se grotteschi misticismi sono evidenti
accanto a Nostra Signora o al Santo impagliato,
mosche olezzanti di stalla e d'osteria
s'ingozzano di cera sul pavimento assolato.

Il giovane appartiene soprattutto alla casa, famiglia
d'ingenue cure, di buoni lavori abbrutenti;
essi escono, dimenticando che la loro pelle formicola
dove il Prete di Cristo affondò le sue dita possenti.
Si paga al Prete un tetto ombrato da un pergolato
perché egli lasci al sole la loro fronte abbronzata.

Il primo abito nero, il più bel giorno delle torte,
sotto il Napoleone o il Tamburino,
qualche miniatura dove i Giuseppi e le Marte
tirano fuori la lingua con eccessivo amore
a cui s'aggiungeranno, nel giorno della scienza, due carte,
questi due soli ricordi che gli restano del gran Giorno.

Le fanciulle si recano sempre in chiesa, contente
di sentirsi chiamare sgualdrine dai ragazzi
che si mettono in mostra dopo la Messa o i vespri cantati.
Loro che sono destinati all'eleganza delle guarnigioni
sfottono al caffè i casati importanti,
vestiti a nuovo, sbraitando oscene canzoni.

Intanto il Curato sceglie per i fanciulli
dei santini; nel suo orto, detti i vespri, quando
l'aria s'empie del lontano suono nasale delle danze,
egli sente, a dispetto dei celesti divieti,
le dita dei piedi rapite e il polpaccio segnare il ritmo;
- e viene la Notte, nero pirata che sbarca nei cieli d'oro.

II
Il Prete ha scelto, tra i bambini del catechismo
riuniti dai Sobborghi o dai Quartieri Ricchi,
una piccola sconosciuta fanciulla, dagli occhi tristi,
dalla fronte gialla. I genitori sembrano dolci portinai.
«Nel grande Giorno, decisivo per i Catechisti,
Dio farà nevicare su questa fronte l'acqua santa.»

III
La vigilia del grande Giorno, la bambina s'ammala.
Di più che nella Chiesa maestosa dai funebri rumori,
giunge prima il brivido, - il letto non è insipido, -
un brivido sovrumano che ritorna: «Io muoio...»

E, come un furto d'amore fatto a stupide sorelle,
conta, poste le mani sul suo cuore,
gli Angeli, i Gesù e le sue nitide Vergini,
e con calma, il suo vincitore si beve la sua anima.

Adonài!... - Dentro i suffissi latini,
cieli screziati di verde bagnano le fronti vermiglie,
e, macchiati del sangue puro dei petti celesti,
grandi panni di neve cadono sui soli!

- Per la sua verginità presente e futura
ella morde la freschezza della tua Remissione,
ma più che dei gigli d'acqua, più che marmellate,
sono ghiacci i tuoi perdoni, o Regina di Sion!

IV
Poi la Vergine torna ad essere la vergine del libro.
Gli slanci mistici talvolta si spezzano...
E viene la povertà delle immagini, patinate
di noia, miniature atroci e vecchi legni;

Curiosità vagamente impudiche
spauriscono il sogno delle caste azzurrità
che si è sorpreso intorno alle celesti tuniche
del panno con cui Gesù vela le sue nudità.

Lei vuole, lei vuole tuttavia, l'anima in pericolo,
la fronte sul cuscino scavato dalle sue sorde grida,
prolungare i supremi bagliori della tenerezza,
e sbava... - L'ombra riempie case e cortili.

La fanciulla non ne può più. S'agita, inarca
le reni e con la mano apre le tendine blu
per portare un po' della freschezza della camera
sotto il lenzuolo, sul suo ventre e sul petto in fiamme...

V
Al suo risveglio, - è mezzanotte -, la finestra è bianca.
Davanti al sonno blu delle tendine illuminate dalla luna
la coglie la visione dei candori della domenica;
Aveva sognato rosso. Perde sangue dal naso

e sentendosi casta e piena di debolezza,
per assaporare in Dio il suo ritorno d'amore,
ha sete di notte in cui si esalta e si deprime
il cuore, che indovina il dolce occhio del cielo;

della notte, Vergine-Madre impalpabile, che bagna
tutte le giovani emozioni con i suoi grigi silenzi;
ha sete della notte forte in cui il cuore che sanguina
scorre senza testimoni la sua rivolta senza grida.

E mentre fa la Vittima e la piccola sposa,
la vede la sua stella, con una candela tra le dita,
scendere nel cortile dove si asciuga una camicia,
bianco spettro, e far sorgere i neri spettri dei tetti.

VI
Passò la sua notte santa nelle latrine.
Verso la candela, dai buchi del tetto colava l'aria bianca,
e qualche pazza vigna di nero purpureo,
di quà d'un cortile vicino crollava.

Il lucernaio disegnava un cuore di luce viva
nel cortile dove il cielo basso tingeva d'oro vermiglio
i vetri; i pavimenti che puzzano d'acqua saponata
subivano l'ombra dei muri stipati di sonni neri.
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VII
Chi dirà questi languori e questa pietà immonda,
e l'odio che in lei nascerà, o luridi pazzi
il cui divino lavoro deforma ancora i mondi,
quando alfine la lebbra mangerà questi dolci corpi?
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VIII
E quando, avendo sciolto ogni suo nodo d'isteria,
vedrà, nella tristezza della felicità,
l'amante sognare il bianco stuolo di Marie,
all'alba della notte d'amore, dirà con dolore:

«Sai che t'ho fatto morire? Ho preso la tua bocca,
il tuo cuore, tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che avete;
ed io, sono malata: Oh! voglio che mi corichino
tra i Morti abbeverati dalle acque notturne!

«Ero molto giovane, e Cristo ha insozzato i miei respiri.
Mi ha riempito di disgusto fino al collo!
Tu baciavi i miei capelli profondi come lana,
ed io lasciavo fare... ah! è un bene per voi,

«Uomini! che non pensate mai che la più innamorata
è in preda ad ignobili terrori nella sua coscienza,
la più prostituita e la più dolorosa,
e che tutti i nostri slanci verso di voi sono errori!

«Ormai la mia Prima Comunione è lontana.
I tuoi baci, non posso mai averli gustati:
e il mio cuore e la mia carne dalla tua carne abbracciata
formicolano per il putrido bacio di Gesù!»

IX
Allora l'anima putrida e l'anima desolata
sentiranno sgorgare le tue maledizioni.
- Essi avranno giaciuto sul tuo Odio inviolato,
scappati, per la morte, alle giuste passioni

Cristo! o Cristo, eterno ladro di energie,
Dio che per duemila anni hai votato al tuo pallore,
inchiodate al suolo dalla vergogna e dalla cefalgia,
le fronti chine delle donne del dolore.

Luglio 1871

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