foto di Federica Di Lorenzo, flickr.com
Morte del partigiano - Corrado Govoni
Dorme nei suoi capelli, vegetali
fili che il sole e il vento scioglieranno
vivi all'alba: una buia sventagliata
di mitra lo sferzò tra capo e collo
come brusca manata di un amico:
così cadde supino, per voltarsi
a riconoscerlo e scambiare il colpo.
Non sentì allontanarsi per la riva
i passi dei fucilatori, dopo
che gli diedero un calcio per saluto
gridandogli «Carogna!», e dentro il fiume
scaricarono l'arma e un po' più avanti
graffiarono rabbiosamente il ponte
di bombe a mano: troppo poco a fare,
anche se così complice od assente,
che la notte straripi di terrore
per un sol sparo secco. Dorme, dorme
lungo disteso, stretto il gonfio collo
nella sciarpa di sangue larga e morbida
sempre giù gelida; e il lungo cappotto
indurito di brina è il suo sepolcro.
E la sua patria è l'erba.
Dorme nei suoi capelli, vegetali
fili che il sole e il vento scioglieranno
vivi all'alba: una buia sventagliata
di mitra lo sferzò tra capo e collo
come brusca manata di un amico:
così cadde supino, per voltarsi
a riconoscerlo e scambiare il colpo.
Non sentì allontanarsi per la riva
i passi dei fucilatori, dopo
che gli diedero un calcio per saluto
gridandogli «Carogna!», e dentro il fiume
scaricarono l'arma e un po' più avanti
graffiarono rabbiosamente il ponte
di bombe a mano: troppo poco a fare,
anche se così complice od assente,
che la notte straripi di terrore
per un sol sparo secco. Dorme, dorme
lungo disteso, stretto il gonfio collo
nella sciarpa di sangue larga e morbida
sempre giù gelida; e il lungo cappotto
indurito di brina è il suo sepolcro.
E la sua patria è l'erba.
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