I figli del Capitan Omero - Gintaras Patackas
gettammo le àncore
presso le sponde della terra del decamerone
sedemmo nella scialuppa e remato sino a riva
prendemmo a bere
l'umore migliorava con ogni secondo
in fiere ci tramutammo
orripilanti ululammo e danzammo con le ninfe del posto
intorno alla fiamma d'un falò
sudaticci soldati slacciaronsi le uniformi
vennero alle mani e con strilla sonore
cominciarono un girotondo
sparando nel cielo un missile rosso
quando ecco capitò una disgrazia
(in quei casi non occorre attenderla a lungo)
tramortiti tutti ristemmo distesi sui rialzi della costa
senza nulla avvertire mandria di bestie spossate
allora agirono di Calipso gli incantesimi
divenimmo porci fino all'ultimo uomo: capitano e marinai
ci scrutammo paurosi l'un l'altro
un branco di grugnosi cinghiali e nient'altro
comprendemmo che ormai non c'era nulla da fare
e ci disperdemmo sull'isola ognuno per sé
raccontano che qualcuno di noi si salvò
altri sostennero che Odisseo era fra di noi
non c'è nulla da fare, nulla da fare
la nuova vita è anch'essa interessante
talora ci mancan le ghiande e bruchiamo le tenere magnolie
ad ammazzarci andiamo nel palazzo di Calipso
Calipso è una donnicciola grassa e baffuta
è una femmina fino alla radice delle unghie dipinte
ama bestialmente la carne di ventresca e i fegati crudi fragranti
noi egregiamente infoltiamo i suoi cannibalici ùzzoli
nessuno di noi che in mare abbia ardito gettarsi.
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