Sonetti a Orfeo – Rainer Maria Rilke
2
XVII
Dove, in quali beati giardini sempre freschi,
su quali alberi, da quali calici che teneri sfioriscono
maturano gli strani frutti che consolano? Delizia
che forse raccogli nel prato calpestato
della tua povertà. Di volta in volta
il tuo stupore è per il frutto – pieno, sano,
liscio nella scorza – e ti sorprende che il volo
leggero dell'uccello non te l'abbia rubato, o la gelosia
del verme, laggiù. Esistono alberi sfiorati d'ali di angeli
e cresciuti nelle cure così strane di lenti segreti
giardinieri,
alberi che ci recano quel frutto e che mai sono nostri?
Potemmo mai rubare, noi, ombre e fantasmi,
acerbi e appassiti nell'istante che matura
il calmo abbandono di quell'estiva indifferenza?
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XVII
Dove, in quali beati giardini sempre freschi,
su quali alberi, da quali calici che teneri sfioriscono
maturano gli strani frutti che consolano? Delizia
che forse raccogli nel prato calpestato
della tua povertà. Di volta in volta
il tuo stupore è per il frutto – pieno, sano,
liscio nella scorza – e ti sorprende che il volo
leggero dell'uccello non te l'abbia rubato, o la gelosia
del verme, laggiù. Esistono alberi sfiorati d'ali di angeli
e cresciuti nelle cure così strane di lenti segreti
giardinieri,
alberi che ci recano quel frutto e che mai sono nostri?
Potemmo mai rubare, noi, ombre e fantasmi,
acerbi e appassiti nell'istante che matura
il calmo abbandono di quell'estiva indifferenza?
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