America - Enzo Montano
Io che mai avevo visto il mare
in una folla grande come il mare
su questa enorme città fatta di ferro
galleggiante chissà per quale sortilegio
su questo azzurro che chiamano oceano
nel nulla mai neanche sognato
acqua cielo tempo e spazio si confondono
lentamente muovo verso l'ignoto buio
un corpo abbandonato da anima e cuore
rimasti là dove è forte l'odore del basilico.
Ogni dialetto un gruppo di amici nuovi
compagni occasionali lungo altri destini
dove ancorare la solitudine atroce dello strappo
illusione in cui perpetuare un'esistenza intera
casa affetti strade rumori e suoni
rubati dalla miseria nera fino alla fame dolorosa
la vita mi conduce oltre l'immaginabile
dicono che dopo chissà quanti orizzonti
nella magica terra che si chiama America
si possono realizzare addirittura i sogni.
Tra muri d'acqua innalzati all'improvviso
giorni di brezza lieve tra i delfini
passano giorni sospesi non so dove
qualcuno a prua grida: America!
Una sentinella gigantesca ci saluta
firmamenti di occhi lucidi osservano la baia
luogo di arrivo senza più un ritorno
lentamente la nave ferma a Ellis Iland
prima stazione dell'umiliazione antica
la stessa inconsapevoli era sulla stessa nave.
In fila tra persone austere di metallo
la terza classe si riversa nel grigio
nome e provenienza su grandi registri
da una parte il sud dall'altra il nord
marchi di gesso bianco sulla schiena
per chi i sogni s'infrangevano prima
per anarchici comunisti finivano all'istante
terra dei sogni che somiglia a una prigione
uomini separati dalle donne bambini da una parte
vecchi dall'altra ancora e i malati ripugnanti via.
Brusche parole poco magnanima è questa terra
al termine della lunga notte di giorni
fame sporcizia ingiurie truffatori e ladri
liberi nello spazio immane di Colombo
minatori sguatteri barbieri fruttivendoli
muratori lustrascarpe qualcuno anche bandito
sterminata città case alte fino al cielo
metallo sferragliante in ogni dove
zolfo catrame sfiati di cucine e fogna
il sogno è la menta e il suo profumo.
America!
Io che mai avevo visto il mare
in una folla grande come il mare
su questa enorme città fatta di ferro
galleggiante chissà per quale sortilegio
su questo azzurro che chiamano oceano
nel nulla mai neanche sognato
acqua cielo tempo e spazio si confondono
lentamente muovo verso l'ignoto buio
un corpo abbandonato da anima e cuore
rimasti là dove è forte l'odore del basilico.
Ogni dialetto un gruppo di amici nuovi
compagni occasionali lungo altri destini
dove ancorare la solitudine atroce dello strappo
illusione in cui perpetuare un'esistenza intera
casa affetti strade rumori e suoni
rubati dalla miseria nera fino alla fame dolorosa
la vita mi conduce oltre l'immaginabile
dicono che dopo chissà quanti orizzonti
nella magica terra che si chiama America
si possono realizzare addirittura i sogni.
Tra muri d'acqua innalzati all'improvviso
giorni di brezza lieve tra i delfini
passano giorni sospesi non so dove
qualcuno a prua grida: America!
Una sentinella gigantesca ci saluta
firmamenti di occhi lucidi osservano la baia
luogo di arrivo senza più un ritorno
lentamente la nave ferma a Ellis Iland
prima stazione dell'umiliazione antica
la stessa inconsapevoli era sulla stessa nave.
In fila tra persone austere di metallo
la terza classe si riversa nel grigio
nome e provenienza su grandi registri
da una parte il sud dall'altra il nord
marchi di gesso bianco sulla schiena
per chi i sogni s'infrangevano prima
per anarchici comunisti finivano all'istante
terra dei sogni che somiglia a una prigione
uomini separati dalle donne bambini da una parte
vecchi dall'altra ancora e i malati ripugnanti via.
Brusche parole poco magnanima è questa terra
al termine della lunga notte di giorni
fame sporcizia ingiurie truffatori e ladri
liberi nello spazio immane di Colombo
minatori sguatteri barbieri fruttivendoli
muratori lustrascarpe qualcuno anche bandito
sterminata città case alte fino al cielo
metallo sferragliante in ogni dove
zolfo catrame sfiati di cucine e fogna
il sogno è la menta e il suo profumo.
America!
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