25 giugno 2020

da Agamennone – Ghiannis Ritsos



lavoro di Maria Grazia Montano
da Agamennone – Ghiannis Ritsos

A poco a poco tutto si è denudato, placato, sono diventati di vetro,
le pareti, le porte, i tuoi capelli, le mani –
una sublime trasparenza di vetro – che neppure il fiato della morte appanna;
oltre il vetro distingui il nulla indivisibile – finalmente qualcosa di intatto –
quella prima invulnerabile integrità, come l’inesistenza.

Prima di posare la mano sulla maniglia della porta, prima di aprire,
prima di entrare nella sala, ho già visto il divano, le sedie,
e lo specchio che ritrae la parete di fronte con il quadro
di un’antichissima battaglia navale. Prima di entrare in bagno
vedo le foglie di mirto galleggiare sull’acqua e i volti gonfi del vapori
salire verso il soffitto, stiparsi sul lucernario. Distinguo
perfino l’ora della mia morte, quasi.

Perdona questa visione delle cose, soprattutto la confessione –
è un modo perché mi vediate anche voi; per diventare pari – come del resto siamo –
cioè tutti disarmati. Ma, di nuovo, in quest’ora mi domando
quali frutti io stia per cogliere, che cosa debba evitare e cosa nascondere
con questa confessione; – quale mai nuova maschera
di vetro infrangibile sul mio fragile viso di vetro –
una grande maschera cava, prosecuzione del mio viso, espressione di me,
sospesa in alto, davanti alla reggia, alla metopa della porta,
unico blasone mio personale, non della dinastia. Certe volte credo
che tutto sia avvenuto solo perché un giorno io lo ricordi
o meglio, forse, perché io ne scopra l’immortale vanità.

da Quarta dimensione, Crocetti Editore, Milano 2013

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