A te,
fischiata
e schernita dalle batterie,
a te,
piagata dalla maldicenza delle baionette,
levo con entusiasmo
ad aleggiare sull'insulto
dell'ode il solenne
«oh!».
Oh, ferina!
Oh, infantile!
Oh, pezzente!
Oh, grande!
Come chiamarti ancora?
Come ancora ci apparirai, bifronte?
Armonioso edificio
o ammasso di macerie?
Al macchinista,
impolverato di carbone,
al minatore che perfora strati di minerale,
tu dài,
tu dài il tuo pio incenso,
e glorifichi il lavoro umano.
Ma domani
il beato Vasili
invano innalzerà, implorando mercé,
le capriate della cattedrale,
i grifi ottusi dei tuoi sei pollici
diroccheranno i millenni del Cremlino.
Rantola il Gloria
nell'estrema crociera.
Strozzato è lo strido delle sirene.
Tu mandi i marinai
sull'incrociatore che affonda,
dove,
dimenticato,
miagolava un gattino.
E dopo!
Urlavi, folla ubriaca.
I baffi baldanzosi arricciati alla brava.
A Helsinki sbatti fuori,
a capofitto dal ponte,
canuti ammiragli col calcio dei fucili.
Lecca e rilecca le ferite di ieri,
io vedo sempre le tue vene recise.
È per te il filisteo:
«Oh, sii tre volte maledetta!»,
ma anche il mio saluto
di poeta:
«Oh, quattro volte gloriosa e benedetta!».
fischiata
e schernita dalle batterie,
a te,
piagata dalla maldicenza delle baionette,
levo con entusiasmo
ad aleggiare sull'insulto
dell'ode il solenne
«oh!».
Oh, ferina!
Oh, infantile!
Oh, pezzente!
Oh, grande!
Come chiamarti ancora?
Come ancora ci apparirai, bifronte?
Armonioso edificio
o ammasso di macerie?
Al macchinista,
impolverato di carbone,
al minatore che perfora strati di minerale,
tu dài,
tu dài il tuo pio incenso,
e glorifichi il lavoro umano.
Ma domani
il beato Vasili
invano innalzerà, implorando mercé,
le capriate della cattedrale,
i grifi ottusi dei tuoi sei pollici
diroccheranno i millenni del Cremlino.
Rantola il Gloria
nell'estrema crociera.
Strozzato è lo strido delle sirene.
Tu mandi i marinai
sull'incrociatore che affonda,
dove,
dimenticato,
miagolava un gattino.
E dopo!
Urlavi, folla ubriaca.
I baffi baldanzosi arricciati alla brava.
A Helsinki sbatti fuori,
a capofitto dal ponte,
canuti ammiragli col calcio dei fucili.
Lecca e rilecca le ferite di ieri,
io vedo sempre le tue vene recise.
È per te il filisteo:
«Oh, sii tre volte maledetta!»,
ma anche il mio saluto
di poeta:
«Oh, quattro volte gloriosa e benedetta!».
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