Ho indossato ormai la voce per
tornare.
Ritorno ormai con una voce in fiore,
con altri passi e con occhi sùbiti,
occhi che van passando per tribune
di farine allo sguardo.
E tu sei lì,
dove tutte le cose del mondo ti
vedevano,
dove il tremore del giorno ti
toccava;
e passò il mio profilo,
e passava la mia assenza vestita da
ragazza.
Ti vede questo mio corpo, corpo
nuovo,
statura senza macchia del ritorno,
corpo da restituire al mattino,
corpo per assistere alla propria
nascita,
per partecipare al papavero che arde
e si riunisce sotto lo stesso cielo.
Ma lui non dice nulla, no,
sta sognando che si trasfigura,
sta sognando dentro sé,
in uno scavarsi e abbuiarsi
che si bacia lo sguardo,
perché nessuno lo bacia.
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