Antonio Canova - Apollo, dettaglio
Giorni
del 1908 – Costantino Kavafis
Quell’anno si trovò senza lavoro,
così viveva delle carte,
del tric-trac e dei prestiti.
Gli avevano offerto, per tre lire al mese,
un posto in una piccola cartoleria.
Ma senza esitare aveva rifiutato.
Non faceva per lui. Non era uno stipendio,
quello,
per un venticinquenne dei suoi studi.
Guadagnava sì e no due-tre scellini al
giorno.
Che poteva cavare, il ragazzo, dalle carte e
dai dadi
nei caffè popolari al suo livello,
per abile che fosse al gioco, con avversari
sciocchi?
Dei prestiti meglio non parlare.
Di rado otteneva un tallero, il più delle
volte mezzo,
quando non s’abbassava a uno scellino.
Per una settimana, a volte più,
se scampava alle orrendi notti in bianco,
al mattino si rinfrescava con un bagno in
mare.
I vestiti conciati uno spavento.
Portava sempre un completo, sempre quello,
color cannella, stinto.
Ah, giorni dell’estate del
millenovecento otto,
dal vostro emblema, per un sortilegio,
l’abito color cannella stinto manca.
Ma l’immagine vostra lo conserva:
quando toglieva e gettava via da sé
abiti indegni, biancheria con toppe.
Restava nudo, impeccabilmente bello – un
portento.
I capelli spettinati e un po’ ritti;
le membra bruciacchiate dal sole
per la nudità di quei bagni al mattino sulla
spiaggia.
da Costantino
Kavafis, La memoria e la passione, a cura di Filippomaria Pontani
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a
cura di Nicola Crocetti
Nessun commento:
Posta un commento