Andrew Wyeth - Vento dal mare
Attesa serena – Enzo Montano
(Vento dal mare di andrew Wyeth)
La finestra dà sul mare e sulla spiaggia,
appena arrivata l’ha aperta.
Le piace vedere le tendine leggere
danzare col vento del mare,
sentirsi investita dal profumo del
mare, dei pini e dei limoni
dell’albero a lato della finestra,
sentire la salsedine pungere narici.
Le piace andare indietro nei ricordi,
rivivere ogni volta le stesse sensazioni
e aspettare.
Viene lì spesso, sempre in quella stanza,
per incontrare l’amico amante e complice.
Non è più una giovinetta, ma neanche
Il tempo l’ha appassita,
è una bella donna matura,
colma di passione, serena,
vive intensamente gli attimi;
teme lo scorrere del tempo
la fine dei loro incontri travolgenti,
o che li trasformi,
che non faccia vivere l’intensità de corpi.
Adesso è lì, ancora una volta,
ama assaporare i momenti dell’attesa,
il preludio al rapimento e all’estasi
attimi vissuti tante volte in quella stanza magica.
Ripete gesti consueti di un rito solo suo:
il profumo che piace a lui,
la bella biancheria, rossa questa volta,
le intriganti calze autoreggenti,
qualche volta il reggicalze.
I gesti hanno la leggerezza della
consuetudine piacevole,
sorride al pensiero delle prossime ore:
solo loro due, nel loro luogo
donarsi come sempre senza freni
false inibizioni e remore fasulle.
Il vento continuerà a danzare nel silenzio
con le tendine della finestra aperta.
Il profumo continuerà ad entrare
a portare nella stanza il profumo
del mare dei pini e dei limoni
dell’albero a sinistra della finestra.
La salsedine pungerà le narici e si poserà
sui corpi sudati ma mai paghi
del prendersi e donarsi.
Entrambi si affideranno all’oceano
infinito e dolce e continueranno
a naufragare, naufragare, naufragare.
Proprietà Letteraria riservata
© by apollo Edizioni di Antonietta Meringola
C/da Cretarossa, 32 - 87043 Bisignano (Cosenza)
info@apolloedizioni.it
www.apolloedizioni.it
(Vento dal mare di andrew Wyeth)
…e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi – L’infinito
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi – L’infinito
La finestra dà sul mare e sulla spiaggia,
appena arrivata l’ha aperta.
Le piace vedere le tendine leggere
danzare col vento del mare,
sentirsi investita dal profumo del
mare, dei pini e dei limoni
dell’albero a lato della finestra,
sentire la salsedine pungere narici.
Le piace andare indietro nei ricordi,
rivivere ogni volta le stesse sensazioni
e aspettare.
Viene lì spesso, sempre in quella stanza,
per incontrare l’amico amante e complice.
Non è più una giovinetta, ma neanche
Il tempo l’ha appassita,
è una bella donna matura,
colma di passione, serena,
vive intensamente gli attimi;
teme lo scorrere del tempo
la fine dei loro incontri travolgenti,
o che li trasformi,
che non faccia vivere l’intensità de corpi.
Adesso è lì, ancora una volta,
ama assaporare i momenti dell’attesa,
il preludio al rapimento e all’estasi
attimi vissuti tante volte in quella stanza magica.
Ripete gesti consueti di un rito solo suo:
il profumo che piace a lui,
la bella biancheria, rossa questa volta,
le intriganti calze autoreggenti,
qualche volta il reggicalze.
I gesti hanno la leggerezza della
consuetudine piacevole,
sorride al pensiero delle prossime ore:
solo loro due, nel loro luogo
donarsi come sempre senza freni
false inibizioni e remore fasulle.
Il vento continuerà a danzare nel silenzio
con le tendine della finestra aperta.
Il profumo continuerà ad entrare
a portare nella stanza il profumo
del mare dei pini e dei limoni
dell’albero a sinistra della finestra.
La salsedine pungerà le narici e si poserà
sui corpi sudati ma mai paghi
del prendersi e donarsi.
Entrambi si affideranno all’oceano
infinito e dolce e continueranno
a naufragare, naufragare, naufragare.
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