dipinto di Maria Grazia Montano
da La sonata al chiaro di luna – Ghiannis Ritsos
Felicità dubbia, dirai; ma probabilmente l’unica
senza più il timore della sproporzione o dell’usura. E solo qui
si incontrano gli amareggiati, i giusti, gli esiliati –
una comunità segreta e silenziosa che la sera o il mattino
straripa dall’inudibile scampanio dell’infinito, – come
quella casetta del sacrista nel peribolo della chiesa
che ogni mattina, quando sbattono dalle due finestre le lenzuola lise,
le stanze si inondano del suono robusto e dispotico della campana,
si inondano i letti, gli armadi, le sedie,
il tavolo di assi apparecchiato con un giornale,
perfino le tazzine del caffè mattutino rimaste non lavate in cucina,
tanto che gli uomini non hanno più posto per sedersi
né voce per parlare, né orecchie per udire,
distaccati, liberi, perduti.
Delfi, La sonata al chiaro di luna, Crocetti Editore, Milano 2012
Felicità dubbia, dirai; ma probabilmente l’unica
senza più il timore della sproporzione o dell’usura. E solo qui
si incontrano gli amareggiati, i giusti, gli esiliati –
una comunità segreta e silenziosa che la sera o il mattino
straripa dall’inudibile scampanio dell’infinito, – come
quella casetta del sacrista nel peribolo della chiesa
che ogni mattina, quando sbattono dalle due finestre le lenzuola lise,
le stanze si inondano del suono robusto e dispotico della campana,
si inondano i letti, gli armadi, le sedie,
il tavolo di assi apparecchiato con un giornale,
perfino le tazzine del caffè mattutino rimaste non lavate in cucina,
tanto che gli uomini non hanno più posto per sedersi
né voce per parlare, né orecchie per udire,
distaccati, liberi, perduti.
Delfi, La sonata al chiaro di luna, Crocetti Editore, Milano 2012
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