Venosa - Potenza
Eutropia. Le città invisibili - Italo Calvino
Entrato
nel territorio che ha Eutropia per capitale, il viaggiatore vede non
una città ma molte, di eguale grandezza e non dissimili tra loro, sparse
per un vasto e ondulato altopiano. Eutropia è non una ma tutte queste
città insieme; una sola è abitata, le altre vuote; e questo si fa a
turno. Vi dirò ora come. Il giorno in cui
gli abitanti di Eutropia si sentono assalire dalla stanchezza, e
nessuno sopporta piú il suo mestiere, i suoi parenti, la sua casa e la
sua via, i debiti, la gente da salutare o che saluta, allora tutta la
cittadinanza decide di spostarsi nella città vicina che è lí ad
aspettarli, vuota e come nuova, dove ognuno prenderà un altro mestiere,
un’altra moglie, vedrà un altro paesaggio aprendo la finestra, passerà
le sere in altri passatempi amicizie maldicenze. Cosí la loro vita si
rinnova di trasloco in trasloco, tra città che per l’esposizione o la
pendenza o i corsi d’acqua o i venti si presentano ognuna con qualche
differenza dalle altre. Essendo la loro società ordinata senza grandi
differenze di ricchezza o di autorità, i passaggi da una funzione
all’altra avvengono quasi senza scosse; la varietà è assicurata dalle
molteplici incombenze, tali che nello spazio d’una vita raramente uno
ritorna a un mestiere che già era stato il suo. Cosí la città ripete la
sua vita uguale spostandosi in su e in giù sulla sua scacchiera vuota.
Gli abitanti tornano a recitare le stesse scene con attori cambiati;
ridicono le stesse battute con accenti variamente combinati; spalancano
bocche alternate in uguali sbadigli. Sola tra tutte le città
dell’impero, Eutropia permane identica a se stessa. Mercurio, dio dei
volubili, al quale la città è sacra, fece questo ambiguo miracolo.
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