Valsinni - Matera
Teodora. Le città invisibili - Italo Calvino
Invasioni
ricorrenti travagliarono la città di Teodora nei secoli della sua
storia; a ogni nemico sgominato un'altro prendeva forza e minacciava la
sopravvivenza degli abitanti. Sgombrato il cielo dai condor si dovette
fronteggiare la crescita dei serpenti; lo sterminio dei ragni lasciò le
mosche moltiplicarsi e nereggiare; la vittoria sulle termiti consegnò la
città in balia dei tarli. A una a una
le specie inconciliabili con la città dovettero soccombere e si
estinsero. A furia di sbranare scaglie e carapaci, di svellere elitre e
penne, gli uomini diedero a Teodora l'esclusiva immagine di città umana
che ancora la distingue. Ma prima, per lunghi anni, restò incerto se la
vittoria finale non sarebbe stata dell'ultima specie rimasta a
contendere agli uomini il possesso della città: i topi. D'ogni
generazione di roditori che gli uomini riuscivano a sterminare, i pochi
sopravvissuti davano luce a una progenie piú agguerrita, invulnerabile
dalle trappole e refrattaria a ogni veleno. Nel giro di poche settimane,
i sotterranei di Teodora si ripopolavano d'orde di ratti dilaganti.
Finalmente, con un'estrema ecatombe, l'ingegno micidiale e versatile
degli uomini l'ebbe vinta sulle soverchianti attitudini vitali dei
nemici. La città, grande cimitero del regno animale, si richiuse
asettica sulle ultime carogne seppellite con le ultime loro pulci e gli
ultimi microbi. L'uomo aveva finalmente ristabilito l'ordine del mondo
da lui stesso sconvolto: nessun'altra specie vivente esisteva per
rimetterlo in forse. Per ricordo di quella che era stata la fauna, la
biblioteca di Teodora avrebbe custodito nei suoi scaffali i tomi di
Buffon e di Linneo. Cosí almeno gli abitanti di Teodora credevano,
lontani dal supporre che una fauna dimenticata si stava risvegliando dal
letargo. Relegata per lunghe ere in nascondigli appartati, da quando
era stata spodestata dal sistema delle specie ora estinte, l'altra fauna
tornava alla luce dagli scantinati della biblioteca dove si conservano
gli incunaboli, spiccava salti dai capitelli e dai pluviali,
s'appollaiava al capezzale dei dormienti. Le sfingi, i grifi, le
chimere, i draghi, gli ircocervi, le arpie, le idre, i liocorni, i
basilischi riprendevano possesso della loro città.
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