Calura - Gian Gabriele Benedetti
Sudano sopiti i tetti
prigionieri di luce opaca.
Una fontana
centellina gocce fiacche
per la piazza rovente.
Si affacciano alla via stupita
persiane serrate
per solitudini mute.
Dall'ansia
di fronde assetate
crepita la monotonia
di cicale petulanti.
Si velano tremule immagini all'occhio stanco
sulla tavolozza impallidita.
Spento è il cielo
in assenza di voli.
Mondo di specchi assurdi,
dissimulato, vuoto, lunare,
soffocato, ansimante...
Covo di fate morgane
divelte dal reale mi trovi assorto
nel respiro affannoso,
avvinghiato a poligoni di ombre,
chiuso nel guscio di pensieri solitari,
in pausa pesante,
senza il ritmo
di sintonie amiche
al di là
del muro
di spine
che sfida
la calura prepotente.
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