Omar Ortiz - Paradoja del olivo
Ovidio - Eroidi. Didone a Enea
ere del
dio. Ma, avendo gettato via con disonore la mia buona reputazione dovuta ai
meriti e la purezza del corpo e dell'anima, è cosa da poco sprecare delle
parole. Ormai sei deciso, Enea, ad andartene e ad abbandonare l'infelice
Didone. I medesimi venti porteranno lontano le tue vele e le tue promesse. Sei
deciso, Enea, a sciogliere le navi e i tuoi patti e a raggiungere i regni
d'Italia, che non sai dove siano. Non ti interessano né Cartagine fondata di
recente, né le mura che stanno crescendo, né il potere supremo affidato al tuo
scettro. Fuggi ciò che è fatto e desideri ciò che è da farsi. Senti di dover
cercare un'altra terra nel mondo, dopo averne già cercata una. Anche se la
trovi questa terra, chi te ne darà possesso, chi consegnerà a degli sconosciuti
i propri terreni da occupare? Un altro amore... un'altra Didone e altre
promesse dovrai fare, per poter tradire di nuovo. Quando avverrà che tu fondi
una città simile a Cartagine e che tu possa guardare il tuo popolo dall'alto
della rocca? Anche se tutto ciò si avverasse e gli dèi non ritardassero il tuo
desiderio, dove troverai una moglie che ti ami così? Brucio come le fiaccole di
cera impregnate di zolfo, come l'incenso delle devozioni versato sui roghi
fumanti. Enea resta sempre impresso nei miei occhi insonni, Enea ho nella
mente, notte e giorno. Ma lui è ingrato e sordo alle mie offerte generose e, se
non fossi insensata, vorrei fare a meno di lui. Tuttavia non odio Enea, benché
mediti il mio male, ma lamento la sua slealtà e, pur lamentandomi, lo amo di
più. Venere, abbi pietà di tua nuora e tu, fratello Amore, abbraccia il tuo
crudele fratello; che egli militi nelle tue schiere;... l'uomo che per prima ho
cominciato ad amare - e non me ne vergogno - offra materia al mio tormento
d'amore. Mi inganno, e questa sua immagine che mi si agita dinanzi è illusoria:
la sua indole è diversa da quella di sua madre. La pietra e le montagne e le
querce che nascono spontanee sulle alte rupi e le belve feroci ti hanno
generato, oppure il mare, come lo vedi anche ora, sconvolto dai venti e che
tuttavia ti accingi ad attraversare, nonostante le onde avverse. Dove scappi?
Ti si oppone la tempesta: possa aiutarmi il favore della tempesta! Guarda come
Euro agita e sconvolge le acque. Ciò che avrei preferito dovere a te, lascia
che lo debba alle tempeste. Il vento e le onde sono più giusti del tuo cuore.
Io non sono così importante che tu, malvagio - ti valuto forse ingiustamente?
-, debba morire, mentre mi sfuggi sul vasto mare. Tu nutri a caro prezzo un
odio costoso e pervicace, se, pur di liberarti di me, poco ti importa di
morire. Ormai i venti caleranno e Tritone correrà sulla piana superficie delle
acque, con i suoi cavalli cerulei. Oh, se anche tu potessi cambiare con i
venti! E cambierai, se non superi le querce in durezza. Cosa faresti, se non
conoscessi il potere del mare infuriato? Così avventatamente ti affidi alle
acque che hai sperimentato tante volte? Anche se tu sciogliessi gli ormeggi con
un mare invitante, molte sono le sciagure che riserva la vasta distesa del
mare. E certo non giova, a chi si avventura nellle acque, aver violato
giuramenti: quel luogo esige che si paghi il fio del tradimento, soprattutto
quando si è offeso l'amore, poiché si dice che la madre degli Amori sia nata
nuda dalle acque di Citera. Rovinata, temo di mandare in rovina, o di fare del
male a chi me ne fa o che il mio nemico, naufragando, beva le acque del mare.
Vivi, ti prego! Preferisco perderti così, piuttosto che vederti morto - tu
piuttosto, sarai considerato responsabile della mia morte. Prova a immaginare
di essere preso da un turbine impetuoso - che il mio presagio sia vano! - cosa
penserai? Ti verranno subito in mente i falsi giuramenti della tua lingua
menzognera e Didone, costretta a morire per la perfidia di un frigio; ti starà
davanti agli occhi l'immagine di tua moglie, che hai ingannata, triste,
insanguinata, con i capelli scomposti. "Qualunque cosa sia", dirai,
"tanto ho meritato, perdono!", e tutti i fulmini che cadranno
penserai che siano scagliati contro di te! Concedi una piccola tregua alla tua
crudeltà e al mare; la grande ricompensa al tuo indugio sarà un viaggio sicuro.
E non mi preoccupo solo per te: abbi almeno riguardo per il piccolo Iulo! È
sufficiente per te avere la gloria della mia morte. Quale colpa può avere
Ascanio, che è un fanciullo, quale i Penati? Gli dèi sottratti all'incendio
dovranno essere sommersi dalle onde? Ma non li porti con te e tutte le cose di
cui, spergiuro, ti vanti con me, gli oggetti sacri e tuo padre, non gravarono
le tue spalle. Menti su tutto; e veramente non sono io la prima ad essere
ingannata dalla tua lingua, né io per prima ne pago le conseguenze: se chiedi
dove sia la madre del bel Iulo, ella è morta in solitudine, abbandonata da un
marito crudele. Questo mi hai raccontato... La punizione sarà sempre inferiore
alla tua colpa. E ho l'intima certezza che i tuoi dei ti condannino: sono sette
inverni che sei sballottato per mare e per terra; rigettato dai flutti ti ho
accolto in un luogo sicuro, e avevo ascoltato a malapena il tuo nome che ti ho
consegnato il mio regno. Se almeno mi fossi limitata a questi favori e il mio buon
nome non fosse stato sepolto dalla nostra unione! Ha segnato la mia rovina quel
giorno in cui un grigio temporale ci spinse, per un acquazzone improvviso,
nella cavità di una grotta. Avevo udito delle voci, credetti che fossero
ululati delle ninfe: erano invece le Eumenidi che davano il segnale del mio
destino. Esigi una punizione, o pudore offeso, e voi sacre leggi del matrimonio
profanate e tu, mio buon nome, che non ho conservato fino alla morte e anche
voi, miei Mani, e tu anima e cenere di Sicheo, cui sventurata vado incontro
piena di vergogna. In un tempio di marmo ho consacrato la sacra effige di
Sicheo: la ricoprono sul davanti fronde e bianchi velli. Di lì io mi sono
sentita chiamare per quattro volte dalla ben nota voce; proprio lui, con voce sommessa,
mi disse: "Elissa, vieni!". Non c'è da aspettare: vengo, vengo, io,
la tua sposa legittima. Giungo tardi, tuttavia, ora che ho perso il mio onore!
Perdona la mia colpa: chi mi ha ingannata dava tutte le garanzie; egli rende
meno riprovevole la mia colpa. Una dea per madre, l'anziano padre, pio fardello
del figlio, mi diedero ragionevole speranza di un marito che sarebbe rimasto.
Se era destino che sbagliassi, il mio errore ha cause oneste; aggiungigli la
fedeltà, non sarebbe spregevole sotto nessun aspetto. Il destino, che ho sempre
avuto in passato, persiste sino alla fine e accompagna gli ultimi momenti della
mia vita. Il mio sposo è morto, assassinato presso l'altare di Tiro e mio
fratello si gode la ricompensa di un delitto così grande. Vengo costretta
all'esilio e abbandono le ceneri di mio marito e la patria; sotto
l'inseguimento nemico, sono spinta in un pericoloso cammino. Sfuggita al
fratello e al mare, approdo tra gente sconosciuta e acquisto quella terra che
ti ho donato, traditore. Fondai una città ed eressi mura che si estendono per
lungo tratto e destano l'invidia delle regioni vicine. Ci sono guerre in
fermento: straniera e donna sono provocata a combattere e, inesperta,
allestisco con difficoltà le porte per la città e gli armamenti. Piacqui a
mille pretendenti che si allearono, scontenti che io avessi preferito ai loro
talami uno sconosciuto. Perché esiti a consegnarmi in catene al getulo Iarba?
Offrirei le mie braccia al tuo misfatto. Ho anche un fratello, la cui mano
sacrilega, bagnata del sangue di mio marito, chiede di essere macchiata del
mio. Deponi le statue degli dèi e i sacri oggetti che profani col tuo contatto!
Non è bene che una mano impura renda onore agli dèi.
Se dovevi essere tu a
venerare gli dèi scampati all'incendio, quegli dèi rimpiangono di essere
sfuggiti alle fiamme. Forse, disgraziato, tu abbandoni Didone anche incinta e
una parte di te è racchiusa e nascosta nel mio corpo. La sventurata creatura
condividerà il destino della madre e tu sarai colpevole della morte di un
essere non ancora nato. E il fratello di Iulo morirà insieme a sua madre e un
unico destino ci porterà via uniti. "Ma un dio mi ordina di
partire!". Vorrei che ti avesse impedito di venire e che il territorio
cartaginese non fosse stato calpestato dai Troiani. È certamente con la guida
di questo dio che sei sbattuto da venti ostili e consumi lungo tempo trascinato
dalle onde! Così grande fatica da parte tua sarebbe valsa appena per cercare di
tornare a Pergamo, se fosse nelle condizioni di quando Ettore era ancora vivo.
Tu non cerchi il paterno Simoenta, ma le acque del Tevere; certo, anche se
giungi dove desideri, sarai uno straniero. E dal momento che la terra che tu
cerchi se ne sta ben nascosta, restando fuori dalla vista, ed evita le tue
navi, questa terra agognata la raggiungerai a malapena da vecchio. Lascia il
tuo peregrinare e accetta piuttosto in dote, questo popolo e le ricchezze di
Pigmalione che ho portato con me. Trasporta più opportunamente Ilio nella città
tiria e prendi infine il posto e lo scettro sacro di re! Se il tuo animo è
avido di guerra, se Iulo cerca da dove poter trarre trionfi con il suo impeto
guerriero, gli procureremo un nemico da battere, perché non gli manchi nulla:
questo luogo dà spazio a leggi di pace, ma anche alle armi. Solo ti prego, per
tua madre e per le armi di tuo fratello, le frecce, e per gli dèi che ti hanno
accompagnato nella fuga, sacre divinità troiane - così sopravvivano quanti
della tua gente porti con te e la crudele guerra troiana segni il termine delle
tue sventure e Ascanio porti felicemente a compimento i suoi anni e le ossa del
vecchio Anchise riposino in pace! -, abbi pietà della casa che si affida a te.
Di quale colpa mi accusi, se non di averti amato? Io non vengo da Ftia o dalla
potente Micene; mio marito e mio padre non furono mai contro di te. Se ti
vergogni di avermi in moglie, che non mi si chiami tua sposa, ma ospite; pur di
essere tua, Didone accetterà di essere qualunque cosa. Conosco bene i flutti
che squassano il litorale africano: in determinati periodi consentono o
impediscono la partenza. Quando il vento consentirà di partire, darai le vele
ai venti; ora le alghe filacciose trattengono la nave gettata qui. Affida a me
l'incarico di osservare il tempo: partirai più sicuro, e, anche se tu lo
volessi, non ti permetterò di restare. Anche i tuoi compagni chiedono riposo e
le navi squarciate, finora riparate a metà, esigono una breve sosta. Per i miei
meriti, e per quello che forse ancora ti dovrò, per la mia speranza di nozze,
ti chiedo un po' di tempo, finché si calmino il mare e il mio amore, finché con
il tempo e l'abitudine io sappia trovare la forza per sopportare i dispiaceri.
Se no, intendo abbandonare la vita: non puoi infierire su di me ancora a lungo.
Oh, se tu vedessi l'immagine di chi ti scrive! Scrivo e tengo in grembo la
spada troiana; lungo le guance le lacrime scivolano giù sulla spada sguainata,
che fra poco sarà bagnata di sangue, anziché di lacrime. Come si adattano bene
al mio destino i tuoi doni! Con poca spesa prepari il mio sepolcro. E non è ora
la prima volta che il mio petto è ferito da un'arma: vi è già la ferita di un
amore crudele. Anna sorella, sorella Anna, consapevole, purtroppo, della mia
colpa, fra poco porgerai gli ultimi onori alle mie ceneri. E, una volta divorata
dal fuoco, non sarò più indicata come Elissa, moglie di Sicheo, ci saranno
soltanto questi versi incisi nel marmo del sepolcro: "Enea fornì il motivo
della morte e la spada; Didone si tolse la vita con la sua stessa mano".
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