Per salutare
il ritorno de “l’Unità” on line e per ringraziare quelle persone che faticano per
tenerla in vita propongo un brano del fondatore del quotidiano comunista,
Antonio Gramsci, pubblicato su “La Città futura”, numero unico pubblicato nel
febbraio del 1917 dalla Federazione Giovanile Socialista del Piemonte.
Il mio
augurio è che gli sforzi dei giornalisti e di tutti i lavoratori de “l’Unità”
riporti presto il giornale nelle edicole, passo essenziale per fare del
quotidiano comunista uno strumento politico d’informazione contro l’omogeneizzazione
delle idee che hanno sconfitto la sinistra. Troppo spesso ci siamo illusi di
andare alla guida del Paese e troppo spesso le istanze della sinistra, lungi
dall’essere superate, ne sono rimaste fuori, al di la delle tante forme di
aggregazioni politiche che si definivano di sinistra e votate da quel popolo di
sinistra tante volte tradito.
Naturalmente
non basta il giornale per rifondare un partito vero di sinistra ma un’informazione
libera sarebbe un primo passo almeno per una corretta valutazione degli
equilibri, oramai solo finanziari, che regolano le dinamiche su cui si basa il
governo dell’Italia, dell’Europa e del mondo.
30 agosto
2014. (e.m.)
Le
diserzioni dal socialismo di molti cosiddetti intellettuali (a proposito:
intellettuale vuol sempre dire intelligente?) sono diventate per gli sciocchi
la miglior prova della povertà morale della nostra idea. Il fatto è che
fenomeni simili sono avvenuti e avvengono per il positivismo, per il
nazionalismo, per il futurismo, e per tutti gli altri ismi. Ci sono i
crisaioli, le animucce sempre in cerca di un punto fermo, che si buttano sulla
prima idea che si presenti con l'apparenza di poter diventare un ideale e se ne
nutrono fino a quando dura lo sforzo per impossessarcene. Quando si è arrivati
alla fine dello sforzo e ci si accorge (ma questo è effetto della poca
profondità spirituale, del poco ingegno, in fondo) che essa non basta a tutto,
che ci sono problemi la cui soluzione (se pur esiste) è fuori di quella
ideologia (ma forse è ad essa coordinata in un piano superiore), ci si butta su
qualche altra cosa che sia una verità, che rappresenti ancora un incognito e
quindi presenti probabilità di soddisfazioni nuove. Gli uomini cercano sempre
fuori di sé la ragione dei propri fallimenti spirituali; non vogliono
convincersi che la causa ne è sempre e solo la loro animuccia, la loro mancanza
di carattere e di intelligenza. Ci sono i dilettanti della fede, così come i
dilettanti del sapere.
Ciò
nella migliore delle ipotesi. Per molti la crisi di coscienza non è che una
cambiale scaduta o il desiderio di aprire un conto corrente.
(Antonio Gramsci)
Nessun commento:
Posta un commento